Lo scorso 6 aprile ad Ankara, in Turchia, si è verificato un vero e proprio incidente diplomatico durante un incontro ufficiale tra l’Unione Europea e il governo turco. All’inizio della riunione la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen è rimasta senza un posto a sedere, dal momento che l’unica altra poltrona disponibile – oltre a quella occupata dal presidente turco Recep Tayyip Erdoğan – era stata riservata al presidente del Consiglio Europeo Charles Michel.
Un episodio che ha attirato critiche da tutta Europa. “Quello che è accaduto ad Ankara è una mancanza di rispetto inaccettabile, non solo verso la presidente Von Der Leyen e l’Unione Europea ma nei confronti di tutte le donne, che richiede dunque scelte politiche conseguenti”, ha tuonato la coordinatrice nazionale delle Commissioni per le pari opportunità di Regioni e Province autonome Roberta Mori.
Come coordinamento, ha spiegato quest’ultima, “esprimiamo solidarietà alla presidente della Commissione Europea e il convincimento che la questione non sia diplomatica, ma politica, in quanto conferma la protervia di un sistema di potere patriarcale che ha influenza sull’Europa e sta minacciando il nostro sistema di tutele, diritti e valori democratici”.
Già all’indomani del passo indietro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul per il contrasto alla violenza di genere e domestica le presidenti delle Commissioni per le pari opportunità si erano rivolte alle autorità europee e italiane per chiedere di attivarsi per sostenere concretamente i diritti delle donne turche, accelerare la ratifica della Convenzione da parte di tutti gli Stati europei e contrastare nei fatti il regime di Erdogan.
“Ciò che riteniamo pericoloso – ha spiegato Roberta Mori – è non reagire istituzionalmente e politicamente a un’evidente escalation oscurantista della Turchia e a un arretramento culturale che ci riguarda da vicino, per eventuali altre convenienze che nulla hanno a che fare con il rispetto delle donne e la protezione dei diritti umani”.
Lo “schiaffo di Ankara”, come è stato già ribattezzato l’episodio, secondo Mori “non va perciò ridotto a incidente di protocollo o risolto con la pur doverosa richiesta di censura del presidente del Consiglio Europeo Jean Michel. Chiediamo con forza ai governi e ai rappresentanti italiani ed europei di scegliere da che parte stare in ogni occasione di confronto economico e politico con il governo turco, dando prova della volontà di evitare la deriva dei valori di uguaglianza che fondano l’Europa e la nostra Repubblica”.
Ultimi commenti
Tempismo a scoppio ritardato, si può dire, in attesa delle opportune considerazioni l' anno prossimo. Sic transit gloria mundi politicantis
Mi dispiace ma non avete capito come funzionano queste attività, basterebbe copiare quello di Bologna sicuramente funzionerebbe alla grande
Evviva, l' amministrazione parla delle foibe...in corner, riproponendosi di trattare l' argomento l' anno prossimo! Un bel tacer non fu mai scritto, si diceva una