Il supermedico a cui si affida il Pd, ecco chi è

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In attesa che venerdì l’assemblea cittadina del Pd ufficializzi la sua candidatura a sindaco di Reggio Emilia e della conferenza-stampa di presentazione di sabato, vediamo di conoscere meglio Marco Massari, il “supermedico della lotta al Covid amico di Delrio” che Repubblica, già lo scorso novembre, indicava come eletto alla successione di Luca Vecchi.

 

Impresa non facile perché di Massari – al di là di un brillante curriculum medico e di un lontanissimo impegno politico nella FGCI – si sa davvero poco. Né, tantomeno, si conosce cosa pensi di Reggio, dei suoi mille problemi, del futuro che immagina per la città, il che – per un aspirante sindaco – è quantomeno singolare. Del resto lui il medico lo ha fatto davvero e lo ha fatto anche molto bene. Come Francesco Merli, “papà” insieme al Grade di Paolo Avanzini di quel gioiellino di buona sanità che è il Core, il primo nome sul quale Graziano Delrio pare avesse puntato, raccogliendo però un cordiale rifiuto.

Più giovane di un anno di Merli (Massari è nato il primo novembre 1960), si è laureato all’Università di Modena quasi un paio d’anni prima, nel 1985. Dedicando anche lui la sua intera vita professionale a quel bene comune che è la sanità pubblica: già nel 1989, mentre sta finendo la prima delle due specializzazioni (Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva cui seguirà, nel 1994, quella in Malattie infettive) Massari entra nell’azienda ospedaliera Santa Maria Nuova di Reggio come incaricato: tempo un anno e nel settembre 1990 diventa di ruolo a tempo indeterminato come dirigente medico presso la Divisione di Malattie infettive, di cui dall’agosto del 2020 è direttore di struttura complessa. Come facente funzioni lo era in realtà già dall’aprile 2019, per cui è stato lui a dover affrontare in prima linea la pandemia e a gestire la riorganizzazione del reparto in seguito al Covid.

Proprio questo ruolo ha dato un visibilità fino ad allora quasi inesistente – se non in campo medico e scientifico – a quest’uomo tutto famiglia e lavoro, casa e ospedale. Fatta eccezione per la nomina, nel 2015, a membro (ma supplente) nel Cda delle Farmacie comunali riunite, presidente Annalisa Rabitti, su nomina del sindaco Vecchi. Con la pandemia, Massari inizia essere intervistato da giornali e tv: da medico e vero uomo di scienza è ovviamente un convinto sostenitore dei vaccini e delle misure di protezione. Nel novembre 2021 – di fronte all’ennesima ondata di sottovalutazione del pericolo – lancia anche un appello a rispettare il distanziamento, igienizzarsi bene le mani e utilizzare la mascherina pure all’aperto. Lo fa attraverso la Gazzetta del suo amico di lunga data Andrea Mastrangelo (che, ora in pensione, potrebbe assisterlo nella campagna elettorale, anche se circola pure il nome di un addetto stampa di un Comune ceramico) e dopo poco il sindaco Vecchi accoglie l’invito e firma una ordinanza ad hoc.

 

 

Con la pandemia Massari torna anche nuovamente a utilizzare i social, che per il resto disdegna avendo giustamente cose più importanti da fare (non sa, il tapino, cosa lo aspetta…). Il 25 aprile 2020 – nella fase più dura della lotta alla pandemia – posta sul suo profilo Facebook una foto di schiena nel Reparto malattie infettive dell’aspedale Santa Maria in cui indossa il fazzoletto del padre Leo Massari, il partigiano “Bulin” della 77esima brigata SAP (Squadre di azione patriottica) che dal dicembre 1944 – sotto il comando di Guerrino Cavazzoni e con commissario Renato Bolondi (quello del delitto Mirotti) – combatte in particolare nella zona a nord della via Emilia fino al Po. Foto che merita la copertina della rivista dell’Anpi provinciale e un rilancio social da parte di Istoreco: “Solidarietà, responsabilità per gli altri, diritti, sanità pubblica, … sono valori nei quali si rispecchia la Resistenza!”.

Anche la Reggio ‘politica’ inizia così ad accorgersi di lui. Nel 2023 Massari viene eletto nel Consiglio generale della Fondazione Manodori, su nomina dell’Ordine dei medici, e invitato a una iniziativa pubblica sui problemi della sanità promossa dalla Coalizione civica del collega Fabrizio Aguzzoli e dall’europarlamentare del Movimento 5 stelle Sabrina Pignedoli. Con lui anche lo stesso Merli,  il direttore della Medicina trasfusionale Roberto Baricchi, Cristian Rapicetta della Chirurgia toracica e l’ex direttore sanitario Gabriele Rinaldi.

La sua partecipazione entusiasma così tanto l’altro esponente di Colizione civica, Dario De Lucia, da spingerlo a postare che Massari, Merli e Aguzzoli sarebbero tutti ottimi sindaci di Reggio. Salvo poi, una settimana fa, puntualizzare che Massari è sì un bravo medico, ma di politica e amministrazione non ne capisce una cippa.

 

La sua nomina, scrive anche De Lucia, è una vittoria di Graziano Delrio e della corrente cattodem del Pd. In realtà Massari non è un cattodem. Ha sostenuto Elly Schlein (così come De Franco, mentre i cattodem erano per Bonaccini), alle manifestazioni di solidarietà al personale sanitario durante la pandemia saluta addirittura a pugno chiuso.

Ma è certamente amico di Delrio. Con l’ex sindaco ed ex sottosegretario del premier Renzi condivide la classe 1960 e, dunque, la frequentazione del liceo scientifico Moro e, subito dopo, della facoltà di Medicina all’Università di Modena. I maligni sospettano che, proprio perché a digiuno di politica e amministrazione, qualora dovesse conquistare il Municipio, Massari troverebbe nel direttore generale del Comune Maurizio Battini – da sempre nel cerchio magico di Delrio – ben più di un semplice suggeritore. Ma attenti alle sorprese: in fondo, questo Massari, lo si conosce davvero poco… E quelli che lo conoscono bene, assicurano che a fare l’utile idiota non ci pensa proprio.

 

 



Ci sono 5 commenti

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  1. Ivaldo Casali

    Pugno chiuso e fazzoletto rosso del candidato a sindaco, mancava questo memoriale.
    La 77esima brigata SAP era comandata dal partigiano comunista Ciro, al secolo Guerrino Cavazzoni che nel 1947 prendendo le distanze dalle atrocità alle quali aveva partecipato, scrisse un memoriale di denuncia, ricco di terribili e circostanziati episodi.
    Il memoriale di Cavazzoni
    A opera dei miei distaccamenti venivano compiuti prelevamenti di persone qua e là con molta frequenza, ma io lo venivo a sapere dai bollettini che ricevevo ogni giorno dai vari distaccamenti. Queste operazioni infatti erano dirette da un commissario che poteva cambiare di vota in volta e che appositamente veniva da Reggio a diramare disposizioni circa queste sommarie esecuzioni. So che le persone così prelevate sono state moltissime in tutta la Bassa reggiana. Furono proprio questi ordini di esecuzioni sommarie che mi misero in un primo contrasto con il Partito Comunista. Più d’una volta ebbi a discutere questi ordini e per questo lo stesso partito forse aveva già cominciato a tenermi d’occhio. Una volta – eravamo verso la fine della lotta di liberazione – mi trovavo in una casa di signori nei paraggi di San Martino in Rio e fui avvertito da un mio fidato partigiano del luogo di non uscire da quella casa perché fuori c’era appostata, nell’ombra, una mitragliatrice pronta a farmi fuori. Rimasi pertanto in quella casa tre giorni, poi profittai di una staffetta e mandai a chiamare tutto il mio distaccamento di Correggio che venne subito e mi fece da scorta per uscire dalla prigionia. Non seppi mai chi voleva farmi fuori, ma certo non erano né tedeschi, né fascisti della Brigata nera. Chi lo salvò fu Germano Nicolini. Chi lo voleva morto era il suo comandante, Renato Bolondi. Guerrino Cavazzoni, il comandante Ciro, lasciò il partito comunista nel ’47 e si trasferì a Sassuolo. (Tratto dal libro “Compagno Mitra”).

  2. Giacomo

    E poi parliamo di carenza di medici, ma per piacere, sarà sicuramente un buon medico, ma senza esperienza amministrativa e politica, che in una città come Reggio, ci vuole il pelo sul petto, poi vederlo fare il pugno chiuso davanti all’ospedale con il braccio destro è il massimo, Compagni cominciate a fargli scuola


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