Reggio, viale Città di Cutro verso il cambio di denominazione. Massari: “Sarà una soluzione integrativa”

viale città di Cutro Reggio Emilia – GM

Con ogni probabilità, presto il nome della strada di Reggio che attualmente è nota come “viale Città di Cutro” – denominazione toponomastica assunta nel 2007 e applicata a partire dal 2009 con l’inaugurazione ufficiale – potrebbe cambiare.

Non si sa ancora quando e in che modo, ma nella giornata di sabato 19 luglio il sindaco Marco Massari ha incontrato i componenti del Comitato tecnico-scientifico della Consulta per la legalità di Reggio, ai quali in precedenza era stato chiesto un parere di merito sulla proposta avanzata dall’ex prefetta (e cittadina onoraria) di Reggio Antonella De Miro, la quale aveva suggerito di modificare il nome della bretella di collegamento situata poco dopo il (o, a seconda della direzione di marcia, poco prima del) casello autostradale di Reggio in “viale Città libera da tutte le mafie”.

Al termine della riunione, il sindaco Massari ha anticipato la sua intenzione di proporre alla giunta comunale e alla commissione toponomastica del Comune, nelle prossime settimane, una “soluzione integrativa” rispetto all’attuale denominazione.

Nel corso dell’incontro sindaco e comitato hanno espresso un “apprezzamento importante per le considerazioni della dott.ssa De Miro, figura chiave per rigore istituzionale e coraggio, che ha avviato la lotta alla ‘ndrangheta nella nostra provincia; si tratta di considerazioni che stimolano un rinnovato e forte impegno di tutta la comunità di Reggio, istituzioni, forze economiche, organizzazioni sociali, cittadini, nel contrasto a ogni forma di criminalità mafiosa, in particolare ‘ndranghetista. Molto significativa al riguardo è la sollecitazione a non abbassare la guardia dopo la stagione dei processi e a mantenere in atto tutte le forme di contrasto, a partire dalle interdittive antimafia”.

La proposta di De Miro, hanno aggiunto Massari e il comitato, “va considerata oggi, dopo Aemilia e i successivi processi alla ‘ndrangheta emiliana, un’indicazione orientata a rafforzare il messaggio pubblico di contrasto alla criminalità organizzata e un impegno coerente contro la ‘ndrangheta e le sue continue infiltrazioni nel tessuto economico e sociale reggiano – come riconosciuto anche dalla Corte di Cassazione nella sentenza Aemilia, che ha evidenziato l’evoluzione insidiosa e pervasiva delle mafie nelle aree del Nord Italia”.

In ogni caso, ha specificato il sindaco Massari mettendo le mani avanti, qualunque decisione dovesse assumere l’amministrazione comunale “non dovrà essere interpretata come ostile o offensiva nei confronti dei cittadini reggiani di origine calabrese o dei cittadini della città di Cutro”. L’iniziativa, ha spiegato il sindaco di Reggio, “non intende mettere in discussione il contributo dell’emigrazione calabrese, né tantomeno generalizzare giudizi negativi nei confronti delle persone di qualsiasi origine geografica che vivono, lavorano e partecipano da generazioni alla crescita sociale, economica e culturale di questa terra. Il confronto in atto rappresenta un’occasione per superare un’idea distorta e chiusa di ‘comunità’ che possa diventare uno schermo identitario dietro cui la criminalità può mimetizzarsi”.

A questo riguardo, il Comitato tecnico-scientifico della Consulta per la legalità di Reggio ha espresso “un invito a tutti i cittadini che vivono a Reggio, di qualunque origine territoriale essi siano, a essere impegnati e determinanti nel contrastare e isolare il fenomeno mafioso nelle diverse e camaleontiche forme assunte in tutti questi anni nella società reggiana”.

Massari ha evidenziato come la scelta del 2009 da parte dell’amministrazione comunale dell’epoca (erano i tempi della giunta Delrio) di intitolare il viale alla città di Cutro, con un iter procedurale comprensivo del parere favorevole della Prefettura di Reggio, rappresentasse “un gesto di amicizia culturale e istituzionale tra la città di Reggio e la cittadina calabrese da cui provenivano molti migranti”, “un gesto scevro da qualsiasi altro significato in chi lo ha compiuto”.

“È solo negli anni successivi, con le interdittive della Prefettura e con l’avvio dei processi alla ‘ndrangheta, che si è compreso – ha detto Massari – come anche un atto di fratellanza come quella intitolazione potesse essere strumentalizzato e utilizzato dall’organizzazione criminale calabrese per sbandierare la propria forza, inducendo presso l’opinione pubblica un’associazione tra la città di Cutro e la presenza di cosche mafiose a Reggio”.

Ma l’operato delle diverse amministrazioni comunali e provinciali che si sono succedute dal 2009 in avanti, ha sottolineato ancora Massari, “è stato sempre improntato al contrasto del fenomeno mafioso nella provincia di Reggio. A tal riguardo si intende ricordare il forte sostegno delle amministrazioni alle interdittive, ai protocolli antimafia, alla scelta di celebrare a Reggio il processo Aemilia, alla collaborazione che continua ogni giorno con la magistratura e con le forze dell’ordine per segnalare situazioni anomale o sospette di infiltrazioni mafiose. Non meno importanti due esperienze di particolare rilievo, sviluppate proprio nel contesto reggiano in stretta sinergia con la Prefettura: il Cruscotto di monitoraggio degli appalti pubblici, che consente un controllo puntuale delle imprese impegnate nei lavori pubblici, e il badge di cantiere, introdotto per garantire trasparenza, tracciabilità e sicurezza nei luoghi di lavoro. Entrambe riconosciute come buone prassi a livello nazionale, a conferma dell’impegno concreto e innovativo del territorio nel contrasto preventivo alla criminalità organizzata”.

Date queste premesse e considerazioni, il Comitato tecnico-scientifico della Consulta per la legalità di Reggio ha giudicato la riflessione sulla denominazione toponomastica richiesta da De Miro “utile e necessaria”: “Spetterà al sindaco e alla giunta comunale, sentita la commissione toponomastica comunale competente per gli aspetti tecnici, definire questo intervento correttivo che dovrà essere indirizzato, nello spirito e nella finalità, ad aumentare la consapevolezza collettiva del contrasto a ogni forma di criminalità mafiosa”.

Al termine dell’incontro, il Comitato che il sindaco Massari si sono detti infine d’accordo nel considerare la proposta di De Miro “un’occasione utile ad accelerare il confronto e l’azione di tutte le forze istituzionali e sociali sane del territorio, con un ruolo importante che potrà essere svolto dalla Consulta per la legalità, da riunire nuovamente in assemblea plenaria. Il libero scambio di opinioni che si è sviluppato deve e può ottenere il risultato di rafforzare il rispetto dei principi di legalità, la tutela dei diritti e l’adempimento dei doveri, nell’agire comune dei cittadini reggiani. Ciò rappresenterà senza alcun dubbio la più forte ed efficace barriera alla penetrazione mafiosa a Reggio”.



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