Reggio. Moriva 25 anni fa don Wilson Pignanoli: diresse la Libertà e fustigò i ‘delitti rossi’ nel dopoguerra

pignagnoli

Venticinque anno or sono, il 23 febbraio 1997, si spegneva monsignor Wilson Pignagnoli, il sacerdote-giornalista che per quasi cinque lustri ha diretto con estrema competenza, grande professionalità e piglio deciso il settimanale diocesano “la Libertà”.
E’ stato infatti “un giornalista al servizio della fede e della Chiesa, che si fece presto conoscere per la forza e la chiarezza con cui scriveva i suoi articoli”, come sottolineava il necrologio pubblicato sul Bollettino Diocesano.

Don Wilson, nato a San Prospero di Correggio il 24 settembre 1921, è stato indubbiamente una figura rilevante del clero diocesano.

Ordinato sacerdote dal vescovo Eduardo Brettoni il 3 giugno 1945 – la guerra era finita da poche settimane -, iniziò il suo ministero pastorale come vicario cooperatore a Castelnovo Sotto, dove rimase sino al 1949, per assumere poi l’incarico di assistente di Azione Cattolica e di segretario dell’Ufficio catechistico diocesano, incarichi ricoperti sino al 1954. Nel 1955 venne nominato canonico effettivo della basilica di San Prospero.
Iscritto all’ordine dei giornalisti dal 1951, seppe dimostrare peculiari doti giornalistiche: grande coraggio – erano quelli certamente tempi non facili contraddistinti da durezza nel confronto -, chiarezza espositiva, nessun timore di annunciare la verità.


Con “la Libertà”, da lui fondata nel 1952 per volere del Vescovo Beniamino Socche e a cui diede queste emblematico sottotitolo programmatico “settimanale sociale reggiano”, si inserì attivamente in maniera propositiva nella vita ecclesiale, civile e sociale della diocesi. Ben presto sotto la sua direzione, il periodico raggiunse le cinquemila copie.
Mons. Pignagnoli fece de “la Libertà” una voce assai ascoltata, coraggiosa, forte, chiara, aperta, spesso contraddistinta da una forte e necessaria “vis polemica” – che gli costò querele, da cui uscì vittorioso, come ebbe a ricordare Camillo Rossi nel fascicolo 114 di “Reggio Storia”.

Non va dimenticato, infatti, che scrisse e diresse il settimanale diocesano nell’incandescente temperie degli anni ‘50, tempi in cui si vivevano ancora i postumi del clima infuocato del dopoguerra, e poi negli anni ’60 e ’70: un arco temporale segnato dalla guerra fredda, dal muro di Berlino, da importanti mutamenti politici, dalla contestazione e dall’esordio del terrorismo. Mons. Pignagnoli ha avuto anche il grande merito di accompagnare e far conoscere, attraverso “la Libertà” le trasformazioni che avvenivano negli anni ’50 – ‘70 in campo ecclesiale: infatti la sua direzione non solo ha coinciso con quasi tutto l’episcopato Socche e il primo decennio di quello del vescovo Gilberto Baroni, ma anche con la stagione del Concilio Ecumenico Vaticano II.

Mons. Wilson ha svolto anche il ruolo di capo-servizio della pagina reggiana dell’“Avvenire d’Italia” e ha collaborato con l’“Osservatore Romano. E’ stato parroco di Regnano e poi di San Nicolò in città, dove ospitava l’annuale Festa dell’Associazione Provinciale Stampa Reggiana.


Certamente don Wilson è stato vero “maestro di giornalismo” per tanti. Soprattutto ha avuto la singolare capacità e l’indubbio merito di saper avvicinare al giornalismo e di coinvolgere nella collaborazione al settimanale diocesano tanti giovani, tra cui chi scrive sul finire degli anni ’60. Ha saputo creare attorno al settimanale – vera palestra di giornalismo – una fitta rete di collaboratori entusiasti e motivati; soprattutto si è contraddistinto per l’estremo rispetto nei confronti degli articoli dei collaboratori, anche di un “neofita”, evitando modificazioni o tagli arbitrari. Qualità veramente rara e quindi tanto più apprezzabile.

Questo era lo stile del direttore: competente professionalmente e culturalmente, signorile nei modi, affabile, conscio della sua dignità di prevosto della antica e prestigiosa collegiata di San Nicolò.

Assai illuminante per comprendere la figura e l’opera di mons. Pignagnoli risulta quanto affermò di lui nell’omelia delle esequie funebri il vescovo Gibertini in Cattedrale, dove volle si svolgessero in segno di riconoscenza e stima per “la sua forte personalità di uomo, di sacerdote, per le sue qualità di scrittore e giornalista, in difesa dei principi della Chiesa”. Guerriero e combattente: questa lapidaria quanto efficacissima definizione usata dal vescovo Paolo ben si attaglia a don Wilson, battagliero per indole.

Il ministero sacerdotale di don Wilson non si limitò al giornalismo, ma si estrinsecò anche nella guida di due parrocchie: dapprima Regnano dal 1971, quindi dal 1977 San Nicolò di Reggio che resse sino alla morte e a cui dedicò una preziosa monografia. Per le sue benemerenze in campo ecclesiale e civile fu insignito dell’onorificenza di commendatore dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro e al merito della Repubblica Italiana.

Don Wilson è autore di importanti volumi: “Ho ucciso don Pessina”, ”L’ultimo Vescovo-Principe di Reggio Emilia” sull’episcopato reggiano di mons. Socche, “La sfida di don Giovanni Reverberi”, “Reggio: bandiera rossa”, “Cattolici made in USA”, “Dicono male del Po”, “Quando Napoleone era vescovo di Reggio”. Ha inoltre pubblicato contributi sui seguenti periodici: “Strenna del Pio Istituto Artigianelli”, “Il Pescatore Reggiano”, “Bollettino Storico Reggiano”, “Reggio Storia”.

(Giuseppe Adriano Rossi)