Reggio. Mascherine importate dalla Cina e documenti falsi per evadere l’Iva

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Scoperte dalla Guardia di Finanza di Reggio Emilia importazioni illecite di mascherine (chirurgiche ed FFP2)
in completa evasione dei dazi doganali e dell’Iva.
Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Reggio Emilia, nel corso degli approfondimenti svolti in tema di legittima fruizione delle cosiddette franchigie doganali, previste per l’importazione di merci necessarie per contrastare gli effetti della pandemia da Covid-19, hanno accertato gravi ipotesi di irregolarità in occasione dell’importazione dalla Cina di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale.

In particolare, i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, hanno scoperto che un’azienda reggiana, operante nel settore del commercio all’ingrosso di componentistica industriale, ha reso dichiarazioni mendaci ai fini dell’ottenimento dell’esenzione dei dazi doganali e dell’Iva, attestando falsamente che i beni fossero destinati a organizzazioni o enti pubblici.
Il regime doganale agevolato in questione è stato introdotto lo scorso 3 aprile con apposita decisione della Commissione Europea, in piena emergenza sanitaria, per supportare gli Stati membri nella lotta contro
la diffusione del contagio. L’esenzione è tuttavia subordinata a una specifica condizione: le importazioni devono essere effettuate direttamente da enti pubblici oppure da terzi per conto di organizzazioni pubbliche o di beneficienza approvate dalle Autorità competenti.

Nel caso messo in luce dagli investigatori, l’importatore, avvalendosi di una fittizia autocertificazione, ha invece tentato di evadere i dazi e l’Iva, occultando il reale intento speculativo delle operazioni economiche in questione: le forniture, infatti, erano destinate ad altri operatori commerciali, per dotazione del proprio personale dipendente ovvero per la successiva rivendita a terzi.

Il rappresentante legale delle società è stato, quindi, segnalato alla Autorità Giudiziaria per ipotesi di contrabbando aggravato e falsità ideologica, mentre le merci ancora presenti nei locali aziendali sono state poste sotto il vincolo del sequestro.