Reggio. Iv: tassa di soggiorno, manca la condivisione con gli operatori del settore

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Scrivono in una nota Maura Manghi e Vania Toni di Italia viva Reggio Emilia: “Reggio non è mai stata una città a forte vocazione turistica.

Chi veniva nella nostra città lo faceva soprattutto per partecipare a fiere, convegni, corsi, una categoria di viaggiatori più per lavoro ed affari che per turismo o comunque un turismo cosiddetto “mordi e fuggi”

La pandemia e le varie restrizioni dovute al contenimento del virus, hanno causato un azzeramento anche di queste modalità di spostamento verso la città

In oltre una anno di pandemia ci siamo abituati alle call, alle lezioni ed ai corsi via web, alla fruizione di spettacoli dallo schermo, agli acquisti on line di ogni genere di prodotto ed è estremamente probabile che queste abitudini rimangano in parte e per lungo tempo nella nostra vita quotidiana.

Crediamo che all’interno di un quadro così complesso debba essere affrontata e compresa la discussione iniziata in città sull’introduzione dell’imposta di soggiorno.

Era già stata introdotta per lo scorso anno, applicazione poi rinviata al 2021, ora se ne prevede l’entrata in vigore definitiva a luglio di quest’anno.

Da una parte è giusto che il Comune voglia finalmente iniziare a proporre una vera e concreta iniziativa di promozione turistica della città, con la necessità anche di nuove risorse per promuovere il turismo nel nostro territorio.

D’altra parte parliamo di un settore che, dopo quasi due anni di pressoché totale chiusura, versa in una situazione difficilissima.

Altre città confinanti con Reggio o nella nostra regione hanno risolto il fabbisogno di risorse con l’introduzione della imposta sulle presenze turistiche, ma erano altri tempi.

Qualche giorno fa lo stesso presidente del consiglio Draghi ha detto espressamente che è il momento di dare e non di chiedere.

Le aziende del comparto turistico sono in stato ben diverso da come lo erano anche solo pochi anni fa.

Quanti sono gli alberghi che hanno chiuso per pandemia?

Quanti gli operatori licenziati?

Quante le aziende di turismo diffuso come bed & breakfast ed agriturismo che non riapriranno mai più?

E’ giusto quindi oggi dare a queste aziende anziché un aiuto per affrontare la pandemia una nuova imposta?

E’ coerente ad esempio pensare di sospendere il pagamento degli spazi pubblici per i dehors e penalizzare turisti e viaggiatori con nuovi costi?

Si tratterebbe, come ha detto anche l’assessora competente, di un’imposta che nominalmente non graverebbe sulle aziende, ma che renderebbe certamente più costose e meno appetibili le proposte di soggiorno locali e costituirebbe un ulteriore aggravio di lavoro e di adempimenti burocratici per gli operatori del settore.

Parliamo inoltre di un’imposta che, anche nelle parole dell’amministrazione, dovrebbe essere un’imposta di scopo per finanziare il marketing turistico della nostra città.

Riteniamo positivo che l’amministrazione comunale stia finalmente progettando un piano ampio per la promozione turistica della nostra città.

Riteniamo anche che il progetto debba venire prima dell’imposta che servirà a finanziarlo, che vada studiato con il concorso di tutti gli attori locali che abbiamo visto e letto interessati, dagli albergatori ai sindacati, ma che protestano per lo scarso coinvolgimento.

Siamo convinte che sia indispensabile l’attivazione di politiche per la valorizzazione del territorio che siano espressione del potenziale imprenditoriale di un settore che deve necessariamente essere riconosciuto e coinvolto

Sarebbe interessante e importante anche capire il coinvolgimento e apporto, all’interno del progetto di promozione turistica della nostra città, della Destinazione Turistica Emilia.

Un piano che va quindi studiato insieme e non presentato, indiscutibile e preconfezionato a decisioni già prese, nel rispetto di una collettività ampia, ciascuna con le proprie esigenze, in grado di sviluppare un’azione di marketing territoriale con una visione proiettata sul medio e lungo periodo.

Solo successivamente all’adozione del progetto e alla quantificazione delle esigenze finanziarie, sarà possibile decidere sulla necessità effettiva dell’imposta e calibrarne la dimensione sulle effettive necessità.

Occorre essere coraggiosi, ambiziosi, aggregativi, credere e investire nelle politiche di ascolto di chi lavora nel settore perché, così facendo, si possono trarre enormi benefici in termini economici e di vitalità dei centri urbani come delle periferie.

Proponiamo quindi di sospendere la applicazione dell’imposta fino a quando non sarà definito il progetto che dovrà finanziare e, soprattutto, fino a quando le aziende del settore non si saranno riprese dalle conseguenze economiche della pandemia”.