Reggio e le Br, Rec: “Metà dei frequentatori dell’appartamento sono diventati dirigenti politici e sindacali”

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Daniele Codeluppi Co-presidente di Rec (Reggio Emilia in Comune), formazione di sinistra che si è presentata alle scorse elezioni amministrative, scrive in una nota stampa: “Aldilà dei gruppi trap, del circolo Arci Tunnel e del suo presidente su cui si concentra l’attenzione cittadina degli ultimi giorni ed a cui hanno preso parola gli stessi interessati, abbiamo secondo me un problema. In una città come Reggio in cui metà dei frequentatori dell’ “appartamento” sono diventati dirigenti politici e sindacali nel territorio (l’altra metà è storia arcinota) risulta incomprensibile come dopo 50 anni rimanga tabù parlare di quegli anni lasciando che tutto venga gestito attraverso schemi distorti e disinformativi.

Gli anni ’70 sono ridotti alla sola lotta armata, e la lotta armata ridotta al solo caso Moro/Br. Senza nemmeno un riferimento ai desideri di rivoluzione che un intera generazione cercava di concretizzare dopo il ’68 alla luce di esempi come Che Guevara.
Una certa memoria storica banalizzante ed inesatta, la strumentalizzazione politica per criminalizzare i comunisti e la sinistra in generale, i conti mai fatti col passato, l’isteria con cui la classe dirigente attuale affronta l’argomento ogni qualvolta se ne presenti l’occasione serve per scaricare sul presente beghe irrisolte di altre generazioni.
Magari basterebbe solo ricordare che in quegli anni di lotte e proteste non ci furono solamente eventi tragici ma si raddoppiarono gli stipendi, venne approvato lo statuto dei lavoratori, fu legalizzato l’ aborto ed il divorzio, l’accesso all’università fu garantito anche ai figli degli operai, fu un decennio di produzione culturale esplosiva che segno’ la punta piu alta della partecipazione dei cittadini alle maggiori vicende politiche di quei tempi.

La trap fa il suo mestiere e ci ributta in faccia la realtà ed un passato rimasticato male, ma piuttosto che prendercela con questo gruppo musicale forse avremmo bisogno di parlare in maniera seria della storia per quello che è stata”.