Sono oltre 1.000 le donne e i bambini accolti dalla cooperativa sociale Madre Teresa, che avvia la celebrazione di vent’anni di attività a fianco di donne in difficoltà e con figli a carico.
“Il nostro – sottolinea la presidente Lisa Vezzani, che è anche componente il Consiglio di presidenza di Confcooperative – è un bilancio in cui spiccano il lavoro di tanti soci e volontari, il valore degli investimenti su progetti e strutture, l’intensa collaborazione con i servizi pubblici, ma, soprattutto, il valore di una restituzione alla vita che ha riguardato centinaia di bambini giovani donne e madri che sono così uscite da situazioni di difficoltà e sofferenza”.
Nata nel 2001 a fianco del Centro Aiuto alla Vita, la cooperativa sociale reggiana conta 52 dipendenti (50 donne), 54 soci, gestisce 2 comunità per gestanti e madri con i loro figli in difficoltà e 15 appartamenti per l’autonomia che coinvolgono 30 nuclei mamma-bambino.
Casa Sara e Casa San Leonardo – le due strutture d’accoglienza – si collocano in ampie case coloniche ristrutturate e possono accogliere sino a 8 madri e 12 bambini: “sono realtà – spiega Lisa Vezzani – che, innanzitutto, sottraggono e proteggono i nuclei rispetto a vissuti di grande sofferenza e solitudine, ma soprattutto creano opportunità, ricostruiscono percorsi e relazioni familiari avendo sempre a riferimento l’acquisizione o la riconquista di un’autonomia che è fatta di consapevolezza di sé, competenze genitoriali, affettive e di accudimento dei bambini, di inserimento sociale e lavorativo”.
“Questi – prosegue la presidente della cooperativa Madre Teresa – sono anche gli obiettivi degli appartamenti per l’autonomia, che ospitano fino a 30 nuclei mamma-bambino che provengono dalle nostre case d’accoglienza o sono segnalati dai Servizi sociali perché in temporanee condizioni di difficoltà (per sfratti, separazioni o percorsi sanitari da accompagnare, ad esempio), e tutto questo è integrato da un intenso lavoro per l’inclusione lavorativa, che è essenziale proprio ai fini dell’autonomia dei nuclei familiari”.
Proprio sul versante del lavoro, negli ultimi otto anni – con un servizio decollato nel 2013 – la cooperativa sociale Madre Teresa ha coinvolto 350 donne in percorsi formativi e di inserimento lavorativo, cui si aggiungono le oltre 60 persone che in 11 anni hanno lavorato o si sono formate nel laboratorio “Mani in Pasta”, che gestisce una caffetteria e la produzione artigianale di pasta fresca e prodotti (anche gluten free) della tradizione emiliana (tortelli, cappelletti, lasagne, erbazzone, ecc.).
“Nato essenzialmente come strumento per la formazione al lavoro – osserva Lisa Vezzani – il laboratorio è attivo dal 2010, occupa ora 16 donne ed è stato premiato da diverse fondazioni nazionali e locali (la Manodori, tra queste) per una costante tensione all’inclusività che consente di mettere fianco a fianco persone di grande esperienza e con alte competenze artigianali ad altre che possono acquisire l’esperienza necessaria a collocarsi in altre strutture di produzione alimentare”.
“La celebrazione del ventennale – spiega la presidente della cooperativa – sarà per noi occasione non solo per riaffermare i principi di servizio alla vita che hanno dato origine alla nostra esperienza e per ringraziare i quasi 100 volontari che ci accompagnano, ma per lanciare nuovi progetti e importanti percorsi di formazione per educatori e psicologi rispetto alla drammatica questione della violenza maschile sulle donne nelle relazioni di intimità e della violenza cui assistono e di cui sono vittime i bambini; lo faremo insieme ai terapeuti della cooperativa sociale Progetto Crescere, con la quale da anni sviluppiamo progetti a sostegno della famiglia e che cura la supervisione e la formazione alle nostre equipe educative, all’Associazione Nondasola e ai Servizi sociali del comune di Reggio Emilia, perché c’è innanzitutto bisogno di rafforzare collaborazioni e reti all’interno di un sistema di tutela che investe una rete ampia di soggetti e molti contesti (sociale, giudiziario, psicologico, economico)”.
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Il talebano de noantri si sarebbe pronunciato nello stesso modo di fronte ad una maglietta con falce e martello o qualsiasi altro simbolo di quell'altra