Reggio. Contratto metalmeccanici, sindacati: Confindustria faccia meno politica e ascolti i lavoratori

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La più grande riunione sindacale a distanza che la nostra provincia abbia mai visto si è tenuta oggi, con oltre trecento delegati sindacali collegati in video conferenza per discutere con Fim Fiom Uilm dello sciopero proclamato per il prossimo 5 novembre.
Le Rsu di oltre cento aziende, in rappresentanza di circa ventimila lavoratrici e lavoratori metalmeccanici, si sono confrontati dagli schermi di pc, tablet e smartphone per organizzare lo sciopero generale indetto a seguito della rottura del negoziato con Federmeccanica, lo scorso 7 ottobre, per il rinnovo del contratto nazionale.
La riunione sindacale era stata inizialmente organizzata al Centro Sociale Pigal, dove erano previste tutte le misure necessarie per rendere sicuro l’incontro (igienizzazione, distanziamento, mascherine obbligatorie per tutti) ma considerato che si tratta di lavoratori provenienti da molte aziende e cluster differenti i sindacati hanno valutato la riorganizzazione in modalità digitale dell’intera iniziativa.

“Anche tra i metalmeccanici prevale la preoccupazione per l’attuale situazione epidemica – affermano infatti Simone Vecchi, Giorgio Uriti e Jacopo Scialla, segretari generali di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil – e c’è rabbia perché si teme che una parte degli industriali voglia utilizzare la contingente tragedia sanitaria per superare definitivamente il contratto nazionale, congelando i salari all’inflazione e riducendo le tutele normative”.
Nelle imprese metalmeccaniche sta crescendo inoltre il numero di persone che, per precauzione, viene invitata a effettuare tamponi molecolari ed è percepibile superficialmente anche una crescita dei contagi, per quanto non siano ad oggi esplosi focolai nelle aziende.
“La maggioranza delle imprese ha da subito messo in campo tutti i provvedimenti richiesti dalla Ausl: la tutela della salute è un obbligo, non un’opzione – continuano i tre segretari – e dal nostro osservatorio abbiamo riscontrato condizioni migliori nelle aziende che nella vita sociale extra-lavorativa. La sicurezza è una precondizione alla continuità aziendale, se scoppiassero focolai aziendali le attività dovrebbero fermarsi con conseguente danno economico per le imprese metalmeccaniche coinvolte, e per tutta la filiera”.
“I lavoratori vogliono serenità e vogliono il contratto – concludono Fim Fiom Uilm -. Crediamo che le aziende reggiane debbano dire chiaramente se ritengono opportuno aprire un conflitto con i propri dipendenti per ragioni politiche, vista la fase in cui siamo. Anche gli industriali dell’alimentazione hanno ritenuto concludere il contratto a condizioni adeguate. Questa Confindustria sta facendo politica, c’è troppo populismo nelle parole dei dirigenti nazionali, invece questo è il momento di pensare al benessere dei lavoratori e quindi delle aziende. E’ il momento della responsabilità.”
Nonostante la fisiologica attenzione per l’attuale epidemia gli interventi dei delegati di fabbrica si sono focalizzati sulle ragioni della mobilitazione, e la maggioranza ha sottolineato l’ottima riuscita degli scioperi spontanei già effettuati nelle proprie aziende.
In conclusione è emerso chiaramente come i metalmeccanici reggiani considerino fortemente che non si possono mettere in contrapposizione “la salute e il contratto”, auspicando che i propri datori di lavoro diano segnali in questa direzione, firmando un contratto nazionale come accaduto anche tra le imprese dell’agroindustria.

Per venerdì 30 ottobre infine è prevista un’altra piccola fermata in sciopero a livello regionale: due ore con le braccia incrociate che i lavoratori metalmeccanici sperano possano servire alle imprese per riflettere.