Reggio. Alla Panizzi Alberto Franchetti (figlio del barone Raimondo) e La Fotografia

franchetti

A Reggio Emilia, nella Biblioteca Panizzi – Sala degli Artisti (primo piano), è possibile visitare fino al 9 settembre la mostra Alberto Franchetti e La Fotografia curata da Laura Gasparini in collaborazione con Monica Leoni, Elisabeth Sciarretta e con l’Associazione per il musicista Alberto Franchetti. La rassegna svela la passione inedita per la fotografia di Alberto Franchetti (Torino, 1860 – Viareggio, 1942), famoso musicista e compositore vissuto a cavallo dei due secoli e appartenuto alla Giovane Scuola insieme a Giacomo Puccini, Umberto Giordano e Pietro Mascagni, reggiano di adozione, in quanto le vicende della sua famiglia e la sua carriera artistica si intrecciano fortemente con la storia di Reggio Emilia.

La recente donazione da parte della famiglia Ponsi, figli di Elena Franchetti, avvenuta nel 2022 all’ Associazione per il musicista Alberto Franchetti di Reggio Emilia, che a sua volta le ha depositate alla Biblioteca Panizzi, consta di 74 stereoscopie a colori alloggiate negli stereoscopi a colonna in legno, due album contenenti fotografie in bianco e nero e una decina di altre fotografie e documenti sciolti.

Questo fondo ha permesso di mettere in luce l’interesse per la fotografia da parte del musicista e compositore Alberto Franchetti, intesa come linguaggio della modernità tout court. Interessante è il suo sguardo, le inquadrature, i giochi di luce che testimoniano non solo la sua attenzione ma anche la sua sensibilità sul mondo che lo circondava fatto di momenti intimi di paesaggi struggenti.

La documentazione di alcuni viaggi intrapresi con l’automobile, le fotografie scattate in Toscana richiamano alla pittura di paesaggio. I riferimenti visivi sono evidenti, con particolare attenzione alla pittura dei Macchiaioli. Interessanti sono inoltre i numerosi ritratti ambientati della giovane moglie Clara Marini e dell’amico Giulio Piccini, in arte Jarro, scrittore, giornalista, ma soprattutto artista nell’arte culinaria. Franchetti realizzò alcune immagini che divennero in seguito la copertina di alcuni numeri del periodico Almanacco gastronomico fondata e diretta dallo stesso Jarro. L’automobile, la velocità (Franchetti raccontava di sé che amava comporre le sue musiche a 90 km/h.) così come la fotografia erano per il compositore strumenti che gli permettevano di allargare la propria percezione, di sperimentare altri nuovi linguaggi lontano dagli schemi accademici o di moda. Ingresso libero. Per informazioni: www.bibliotecapanizzi.it

ORARIO DI APERTURA DELLA BIBLIOTECA PANIZZI ⇒ dal 26 giugno al 26 agosto lunedì, mercoledì, venerdì e sabato ore 9.00 – 13.00// martedì e giovedì ore 9.00 – 19.00 – nei pomeriggi di martedì e giovedì

la SEZIONE DI CONSERVAZIONE E STORIA LOCALE chiude alle 18.00

Alberto Franchetti, nato a Torino il 18 settembre 1860 dal barone Raimondo Franchetti sr. e da Sara Luisa Rothschild (1834-1924), può essere considerato reggiano di adozione, in quanto le vicende della sua famiglia e la sua carriera artistica si intrecciano fortemente con la storia di Reggio Emilia.

Avviato alla musica dalla madre e sostenuto dalle facoltose condizioni economiche della famiglia, studiò a Venezia, Monaco di Baviera e Dresda – dove si diplomò in composizione con il massimo dei voti nel 1885, dotandosi di una solida e aggiornata tecnica compositiva.

La sua prima prova operistica, Asrael, fu rappresentata a Reggio Emilia nel 1888, così come nella stessa città nacquero, su libretto di Luigi Illica, le sue opere più importanti: Cristoforo Colombo, composta in occasione del quarto centenario della scoperta dell’America e rappresentato a Genova nel 1892 con la direzione di Luigi Mancinelli, cui dalla terza recita subentrò Arturo Toscanini, e Germania, rappresentata al Teatro alla Scala di Milano nel 1902, con Enrico Caruso come protagonista e diretta sempre da Toscanini. Il Cristoforo Colombo fu commissionato a Franchetti dalla città di Genova, dopo che l’anziano Verdi aveva declinato l’incarico e designato come degno di ricoprirlo proprio il Nostro.

La produzione musicale di Franchetti fu ampia e variegata, comprendendo anche La figlia di Iorio (1906), su libretto di Gabriele D’Annunzio, altre opere teatrali dovute alla collaborazione con Giovacchino Forzano e Umberto Giordano, e una serie meno nutrita di composizioni sinfoniche e cameristiche. Franchetti riscosse – mentre era in vita – un rilevante seppure discontinuo successo, dovuto alla solida formazione musicale e alla forza evocativa e sentimentale di molte sue composizioni, nelle quali attingeva anche al mondo musicale tedesco, al cui interno si era formato e che aveva assimilato con spirito critico. Con Il Signor di Pourceaugnac (1897), il musicista si misurò anche con il teatro comico, ma il filone drammatico gli era più congeniale.

Nel 1888, anno dell’esordio nell’opera lirica, Alberto Franchetti si unisce in matrimonio a Reggio Emilia con Margherita Levi. Dal matrimonio nasceranno, oltre al già citato esploratore Raimondo Franchetti jr., anche Guido Franchetti (1895-1917), morto in missione militare durante la Prima Guerra Mondiale, e Maria.
I coniugi Franchetti divorzieranno nel 1897 a Monaco di Baviera.

A partire dal 1903, il musicista si legherà alla giovane lucchese Erminia Bellati, da D’Annunzio soprannominata ‘la Selvaggia’, celebre attrice nel primo dopoguerra con il nome di Mina d’Orvella, da cui nascerà Arnoldo Franchetti (1906 ca.-1993), anch’egli diventato musicista e compositore come il padre.

Infine, Alberto sposerà nel 1920 Clara Marini, sua allieva di pianoforte; da Alberto e Clara nascerà Elena Franchetti (1922-2009), una delle più importanti traduttrici italiane dal tedesco del secondo Dopoguerra italiano. Pioniere dell’automobilismo, Alberto Franchetti partecipò anche, nel 1897, alla fondazione dell’Automobile club di Milano, di cui nel 1899 divenne presidente, fu membro della Regia Accademia di Santa Cecilia dal 1914 e direttore del Conservatorio di Firenze dal 1926 al 1928. Morì il 4 agosto 1942 a Viareggio, dove aveva vissuto lontano dalla ribalta della notorietà.

Sebbene non sempre compreso dalla critica musicale del secondo dopoguerra, Franchetti può essere considerato, insieme ai nomi universalmente noti di Puccini e Mascagni, a lui legati da amicizia, un importante esponente di quella giovane scuola di musicisti che si impegnarono a rinnovare la musica italiana negli anni di passaggio fra Ottocento e Novecento.