Reggio. Addio a Gian Paolo: storico barista del chiosco, con l’amore per i Giardini pubblici e amico dei clienti

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E’ morto all’improvviso il giorno di Natale all’età di 62 anni Jean Paul Tonelli, per gli amici Gian Paolo, storico proprietario e gestore del chiosco dei Giardini pubblici a fianco del teatro Valli.
Chi l’ha conosciuto, per quasi 40 anni presenza fissa e storico cultore del Parco pubblico, sa che Gian Paolo Tonelli non era un semplice barista o distributore di patatine. Per tutti i bambini e in particolare quelli che frequentavano l’asilo Diana e poi i giochi nel parchetto, era un viso noto, un amico, ma anche un educatore: conosceva i più piccoli tutti con il loro nome, e quando si presentavano davanti al suo bancone li metteva in riga, esigeva dai suoi mini clienti educazione e un corretto comportamento, altrimenti: niente caramelle o gelato.

Gian Paolo, da uomo calato a tutto tondo nel polmone verde al centro della città, era poi attento a tutte le strutture dei Giardini: si lamentava e chiedeva aiuto agli uffici competenti del Comune quando le panchine o i giochi dei bimbi erano rotti, puntava il dito contro quell’asfalto mitragliato di buche che rendeva pericoloso percorrere la strada verso il suo baretto in sella alla bicicletta, o anche per la sporcizia nei cestini e la mancanza d’igiene dei servizi pubblici. Insomma, era uno di quei cittadini che non si arrendevano a subire il degrado.

Ma ricordiamo anche che il suo chiosco non era un riferimento solo per i più piccoli e i loro genitori, ma anche un punto di ritrovo per un gruppo di amici che faceva ogni giorno capolino davanti alle sue vetrine. C’erano sempre, tra gli altri, Attilio Marchesini, Attila per gli amici, storico custode dei Musei civici, oggi scomparso, oppure Mario Monducci, ex parlamentare e politico reggiano, anche lui deceduto. Si parlava un po’ di tutto. Di ciclismo, passione di Gian Paolo. O di filosofia. Ma anche di storia di Reggio, di come era cambiata la città, a partire proprio dai suoi cittadini, i reggiani, che non volevano più frequentare il loro Parco. Anzi, lo snobbavano e avevano ceduto il campo agli immigrati, che erano da ringraziare, perché solo grazie alla presenza di questi ultimi, i nostri amati Giardini pubblici restano uno spazio ancora vivo.

(I funerali sono già stati celebrati in forma privata).