Perché muoiono tv e giornali

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Si conversava nei giorni scorsi dell’agonia dei quotidiani cartacei, nazionali e locali. La mia opinione risale a venticinque anni fa, quando lasciai la sicurezza del lavoro dipendente di un allora grande gruppo editoriale per creare uno dei primi siti di news italiani (ai tempi, per dire, Beppe Grillo distruggeva i pc nei suoi spettacoli e non era nato nemmeno Facebook). La tecnologia domina i nostri tempi e incide profondamente sul nostro stile di vita. C’è chi si lamenta e chi cerca di stare al passo. Dal mio punto di vista, chi si ferma è perduto. Ma perdersi può anche essere una scelta consapevole, e non è detto che sia un male.
Quando fondai Emilianet, progenitrice di 24Emilia, auspicai in più occasioni la comprensione del cambiamento in atto anche nelle paludate stanze della pubblica amministrazione.
Che senso ha convocare una conferenza stampa, costringendo giornalisti e fotografi a rincorrere cento appuntamenti al giorno, quando attraverso il web le informazioni viaggiano con enorme risparmio di tempo, spazio, energia, consumo e ovviamente inquinamento ambientale? Il mio perdurante ottimismo venne deluso: anziché cogliere il balzo tecnologico e aggiornare i veicoli tradizionali di comunicazione, politica e amministrazione pubblica si sedettero sulle proprie certezze conservatrici, e piuttosto che innovare rimasero fermi a un mondo vecchio e invariabilmente destinato alla consunzione.
Ancora oggi, è bene che il lettore lo sappia, i media ricevono sulle proprie email decine di richieste di presenza a eventi i quali, nel 99% dei casi, potrebbero essere comunicati in pochi istanti via web. La partecipazione nei social come soggetti degni di interesse ha moltiplicato il tratto narcisistico dei singoli attori, alla disperata ricerca di follower e di like, ma non ha sostituito la forma di comunicazione tradizionale. Ne ha creato un ibrido mostro. Da cui deriva un magma di informazioni per lo più inutili, privo di qualsiasi interesse per cittadini e utenti, destinato a finire continuamente nel cestino. Per questo i giornali vengono ancora acquistati in edicola solo da pochi anziani, e le tv locali, vecchie da decenni, non le guarda più nessuno.



C'è 1 Commento

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  1. paolo

    Il dialogo sui social non ha niente a che vedere con il dialogo fra persone, è solo un surrogato di qualità infinitamente inferiore , purtroppo prevalente nell’attualità, la qualità e la formazione morale e culturale delle persone di qualsiasi estrazione sociale
    è il risultato evidente del degrado etico della nostra società.


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