Il completo dissequestro dell’area dello stabilimento Inalca di via Due Canali a Reggio, a sei mesi e mezzo dall’incendio scoppiato nella notte tra il 10 e l’11 febbraio scorsi che ha devastato una parte del polo industriale del Tondo, è una buona notizia solo a metà: da un lato, infatti, il Comune ha potuto intimare (anche se non è la prima volta…) all’azienda del gruppo Cremonini di completare definitivamente la bonifica dell’intero sito produttivo, sia per quanto riguarda i residui di amianto che i sottoprodotti di origine animale ancora presenti nell’area; dall’altro, però, le ombre sul futuro dei lavoratori e delle lavoratrici sono sempre più scure.
È ormai chiaro – e del resto lo ha confermato di fatto lo stesso sindaco Massari – che Inalca non solo non intende ripristinare la funzionalità del sito produttivo di via Due Canali, ma nemmeno valutare seriamente la possibilità di altre ipotesi alternative in città; insomma, nel futuro di Inalca non c’è Reggio.
Questo scenario si ripercuoterà a cascata sul personale che fino al 10 febbraio scorso ha lavorato in via Due Canali: circa 400 lavoratori e lavoratrici di Inalca, Gescar e Fabbrica del Lavoro che in questi mesi sono stati costretti a sobbarcarsi trasferte quotidiane verso gli altri stabilimenti emiliani del gruppo (in provincia di Modena e a Piacenza) o verso quello lombardo di Pegognaga (in provincia di Mantova); o che, in alternativa, sono stati messi in cassa integrazione. L’ammortizzatore sociale, però, scadrà a breve, rendendo quanto mai incerto il destino lavorativo di queste persone.
L’amministrazione comunale di Reggio, per quanto di sua competenza, sta proseguendo l’interlocuzione con i vertici dell’azienda del gruppo Cremonini, ma a questo punto è ormai chiaro che nel futuro di Inalca non ci sarà posto per tutti: lo stesso sindaco Massari ha ammesso che, nonostante gli sforzi di mediazione, la ricollocazione riguarderà solo una parte dei dipendenti attuali e comporterà inevitabilmente – in mancanza di un nuovo stabilimento reggiano – il trasferimento verso altre sedi produttive.







ma da Via Roma, sede del maggiore sindacato, un qualche commento a questa ennesima (incresciosa) vicenda che riguarda la nostra citta’ ed il futuro di centinaia di lavoratori e famiglie, è stato fatto ?