Nel 2020 in Emilia-Romagna 420 milioni di ore di cassa integrazione per l’impatto della pandemia

cassa integrazione mascherina

L’Inps ha pubblicato i dati dell’Osservatorio sulle ore autorizzare di cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga) e sugli assegni dei fondi di solidarietà relativi all’intero 2020, consentendo così di delineare un primo bilancio dell’impatto che l’emergenza sanitaria Covid-19 ha avuto sul mercato del lavoro italiano e regionale.

Per quanto riguarda l’Emilia-Romagna, l’osservatorio dell’Inps ha quantificato il ricorso complessivo in quasi 295 milioni di ore di cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga nel periodo compreso tra gennaio e dicembre dello scorso anno, a fronte di un dato a livello nazionale di quasi 3 miliardi di ore.

A questa cifra si aggiungono i 123 milioni di ore di assegni dei fondi di solidarietà, per un totale di circa 420 milioni di ore autorizzate in Emilia-Romagna. Un totale che risulta superiore alla somma dei sei anni precedenti (dal 2014 al 2019), quando le ore autorizzate furono complessivamente 252,8 milioni, e anche alla somma dei primi tre anni della grande crisi (dal 2009 al 2011), quando invece furono 263,3 milioni.

Le ore autorizzate sono state così suddivise: 216.876.424 ore di cassa integrazione guadagni ordinaria, in fortissimo aumento rispetto alle 8.980.082 ore del 2019 (+2.315,1%); 11.776.894 ore di cassa integrazione guadagni straordinaria, in aumento rispetto alle 10.378.827 ore del 2019 (+13,5%); 66.054.819 ore di cassa integrazione guadagni in deroga, non confrontabili rispetto alle sole 88.567 ore del 2019. A queste cifre si sono aggiunte le 118.815.159 ore del fondo di solidarietà e le 4.258.677 ore degli altri fondi.

Il ricorso all’ammortizzatore sociale è stato richiesto per 174.414.770 ore per gli operai e per 120.293.367 ore per gli impiegati.

A livello territoriale, sempre in riferimento ai soli dati della cassa integrazione guadagni, sono stati registrati aumenti in tutto il territorio rispetto al 2019: in provincia di Bologna +75.046.383 ore, in quella di Ferrara +13.373.060 ore, in quella di Forlì-Cesena +21.495.570 ore, in provincia di Modena +57.633.681 ore, in quella di Parma +21.957.502 ore, in quella di Piacenza +14.140.718 ore, in provincia di Ravenna +18.516.398 ore, in quella di Reggio Emilia +34.555.196 ore e in quella di Rimini +18.542.153 ore.

A questi dati vanno sommati quelli del settore dell’artigianato e dei lavoratori somministrati (non erogati dall’Inps ma dai fondi di solidarietà bilaterali): si parla per l’Emilia-Romagna di 91.704 lavoratori nel settore dell’artigianato (22.481 accordi conclusi) e oltre 22.000 lavoratori somministrati coinvolti nei 5.003 accordi finora sottoscritti per accedere agli ammortizzatori sociali.

“Sono dati impressionanti”, ha commentato la Cgil dell’Emilia-Romagna, secondo la quale il bilancio del 2020 “è quello di un anno drammatico. Se non si è trasformato in una vera e propria catastrofe sociale generalizzata è solamente perché le organizzazioni sindacali hanno richiesto con forza e ottenuto dal governo la copertura della cassa integrazione, il blocco dei licenziamenti, le indennità per gli esclusi (stagionali, intermittenti, ecc)”.

Nonostante questo, però, sono stati tanti i lavoratori rimasti esclusi da ogni sostegno, a partire da quelli più precari: “Parliamo di mezzo milione di persone in Italia, oltre 40mila in Emilia-Romagna, che hanno perso il lavoro; prevalentemente giovani e donne, lavoratori autonomi e parasubordinati, a tempo determinato, con contratti di part-time involontario”.

Secondo la Cgil emiliano-romagnola per evitare che il 2021 diventi l’anno della grande crisi delle imprese e dei licenziamenti “il governo deve assumere decisioni forti per tamponare l’emergenza”. Come? “Con la proroga generalizzata degli ammortizzatori sociali Covid-19 e la proroga del blocco dei licenziamenti fino alla fine dell’emergenza sanitaria, la riforma dei contratti di solidarietà difensiva, la riduzione dell’orario di lavoro anche attraverso la formazione del Fondo nuove competenze, la proroga di Naspi e Dis-Coll rivedendo il dècalage”.

Contemporaneamente, secondo il sindacato, “bisogna mettere in campo una strategia di rilancio complessivo del Paese: riforma degli ammortizzatori sociali in senso universalistico dando risposte a tutti i settori e le forme di lavoro anche autonome e parasubordinate, riforma del mercato del lavoro per superare il dramma della precarietà, un progetto credibile di sviluppo del Paese attraverso le risorse del Next Generation EU. Questa deve essere l’agenda del governo per le prossime settimane. Per fare queste cose si chiuda in fretta una crisi di governo incomprensibile e si apra il confronto con le organizzazioni sindacali”.

Per salvaguardare l’occupazione, inoltre, la Cgil dell’Emilia-Romagna ha chiesto alla Regione e a tutti i soggetti firmatari del Patto per il lavoro e per il clima di “rispettare gli impegni condivisi per coniugare la qualità del lavoro con la giusta transizione ambientale, escludendo procedure unilaterali di licenziamento collettivo”.