Mescolini: agito ora per non turbare il voto

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Il procuratore capo di Reggio Emilia Marco Mescolini rompe il silenzio sull’inchiesta che ha travolto la pubblica amministrazione, con 15 persone indagate tra ex assessori, dirigenti (o ex) e consulenti del Comune o delle societa’ partecipate. Un procedimento, quello sulle presunte irregolarita’ nell’assegnazione di incarichi e appalti, che non avra’ tempi brevi, spiega Mescolini. E di cui, se emergessero conferme alle ipotesi di reato contestate (tra cui anche corruzione e turbativa d’asta), il procuratore preannuncia che assumera’ in prima persona il cooordinamento.

Gli avvisi di garanzia, che hanno raggiunto, tra gli altri, gli ex assessori Matteo Sassi e Mirko Tutino, oltre al dirigente del servizio legale del Comune Santo Gnoni, l’ex dirigente alla Mobilita’ Alessandro Meggiato (oggi in Regione), il presidente dell’Asp Raffaele Leoni e l’avvocato consulente del municipio Paolo Coli, sono emersi a quattro giorni dal ballottaggio concluso con la rielezione di Luca Vecchi. Una scelta ponderata della Procura, che non li ha resi noti prima, che Mescolini difende.

“Ovviamente – dice – abbiamo riflettuto. Io penso che per alcuni aspetti la campagna elettorale ha avuto un momento in cui il silenzio assoluto e l’inesistenza di questo ufficio hanno dato un contributo all’equilibrio della competizione. Questo per me e’ un valore”. Infatti, “fuori dall’esecuzione di misure assolutamente urgenti come quelle cautelari, tutto il resto deve tenere conto delle circostanze ambientali. Poi non c’e’ mai un momento giusto, ma anche i procedimenti hanno un termine massimo. Abbiamo cercato di rispettare al massimo quello che stava avvenendo sia prima, (con l’indagine di febbraio con altri 18 dirigenti indagati, ndr), sia dopo le elezioni, agendo non subito ma non troppo dopo”.

Mescolini mette poi subito in chiaro che i tempi per la conclusione della vicenda non sono dietro l’angolo, ma ci si arrivera’ in fondo. “Indagini come queste non cercano mai la pistola fumante ma elementi assai complessi che devono essere messi insieme con la pazienza, l’umilta’ e la tecnica di chi lo sa fare”. E ancora “le imputazioni che noi abbiamo ipotizzato possono essere elementi emersi da talune modalita’ di indagine ma che ieri abbiamo dovuto ricercare nell’elemento fondante, che e’ quello cartolare. Solo dopo un esame di questa documentazione – definita assai ingente – si potra’ avere una risposta”.

Il magistrato pero’ assicura: “Occorre dare una risposta chiara e definitiva in relazione a quanto emerso dalle indagini della Guardia di finanza e bisogna assolutamente, e su questo mi impegno personalmente finche’ staro’ qui, a non avere delle richieste assai poco dignitose per un ufficio del tipo: ‘come sono finite quelle cose del 2000′. Si inizia e si finisce con i tempi oggettivamente necessari per coltivare in maniera seria e garantita un procedimento come in questo caso molto delicato”. Insomma, “direi che vi dovete abituare al fatto che se facciamo delle richieste di rinvio a giudizio (qualcosa c’e’, ndr). Non e’ una cosa nuova, ma soprattuto su questi temi non si puo’ continuare a parlare sempre delle stesse cose senza arrivare ad una risposta giudiziaria”. In proposito Mescolini conclude: “Se mai emergesse qualcosa io mi faro’ parte dirigente”.

Precisando alcuni dettagli dell’inchiesta, il procuratore specifica che l’indagine non e’ nata da un esposto “ma da una valutazione della Polizia giudiziaria”, su fatti risalenti nel tempo a oltre gli ultimi tre anni. Nelle perquisizioni di ieri sono stati impegnati quattro pubblici ministeri perche’ “il giudice ha autorizzato con un provvedimento assai motivato la perquisizione di quattro legali presso il loro ufficio, che deve essere eseguita personalmente dall’autorita’ giudiziaria”.

Dal “punto di vista dimensionale – prosegue Mescolini – e’ stata sequestrata un’ingente quantita’ di documenti di cui da subito e’ iniziato il lavoro di catalogazione e fotocopiatura in modo tale da restituire in un tempo immediato i beni che abbiano un valore cartolare e poi tutto il resto per consentire agli uffici del Comune di continuare la loro attivita’”. Sui consulenti tecnici ingaggiati, il procuratore afferma: “Ci sono esperienze recenti anche di altri processi svolti in questo territorio che hanno fatto comprendere come l’attivazione di professionalita’ tecniche, sia nel campo informatico che in quello strettamente dell’esecuzione degli appalti, e’ l’elemento che unicamente puo’ consentire di dare una risposta definitiva”.

Infine, quanto all’ipotesi di corruzione, il procuratore reggiano non entra nei dettagli ma dice: “Su questo penso che non tardera’ una risposta deifinitiva perche’ tra i reati non e’ da un punto di vista probatorio tra i piu’ difficili”.

(Fonte Dire)