Mario Mirri, “La guerra di Mario”

La guerra di Mario
6.8

Prima di essere un libro di memorie, di storia autobiografica, “La guerra di Mario” è un libro di formazione. E prima ancora di scriverne la recensione vi invito a leggerlo. E se siete adulti “avanzati”, come chi scrive, consigliatelo o regalatelo a un ragazzo. Lo so, forse sono ingenuo, ma le parole che chiudono il libro sono illuminanti, scritte da un vecchio di novantatré anni animato, però, da uno spirito rivoluzionario da far invidia.

Mirri, premetto, scriveva a scuola con pennino e inchiostro, poi con la stilografica e, bypassando tutti gli altri strumenti di scrittura, è passato – ormai avanti negli anni – alla serie Pilot, una penna con scrittura molto fine e non grezza come quella della biro.

Ma torniamo al punto. «Vorrei in conclusione, che tu riflettessi – Mirri si rivolge a Davide, lo studente che con le sue domande lo ha sollecitato a scrivere il libro – su una delle conseguenze dell’importanza che ha assunto Internet. Oggi, con questo mezzo… basta toccare una superficie liscia e hai subito tutte le risposte di cui senti bisogno. I ragazzi degli anni Trenta, invece, ogni tanto nel corso delle giornate non sapevano cosa fare e si annoiavano. Annoiandosi cominciavano a pensare. Oggi un ragazzo ha tutto a disposizione. Insomma le società di oggi, via Internet, si sono messe in una situazione in cui la probabilità che i giovani divengano “teste calde” sono estremamente diminuite».

E Mirri “testa calda” lo è stata, secondo fascisti e nazisti, quando a diciotto anni a Vicenza – dove era andato ad abitare seguendo il padre direttore dello stabilimento Montecatini – diventò partigiano nella formazione di Giustizia e Libertà. Sì, proprio quella raccontata da Luigi Meneghello nei “Piccoli maestri”, dove Mirri, Marietto, ha combattuto.

Digressione: giacché siete in argomento, procuratevi il romanzo dell’autore di “Malo”, che ha avuto anche una riduzione cinematografica (Daniele Lucchetti, 1998).

Il padre antifascista, seppur silente, ascoltava, alla fine degli anni Trenta del Novecento, Radio Barcellona e Radio Londra, mentre Marietto onorava il sabato fascista prima in divisa da balilla e, cresciuto, da avanguardista. Poi nella sua testa si è accesa una lampadina: ha cominciato a pensare autonomamente e la sua educazione fascista è svaporata. Prima compiendo al liceo alcuni atti di disubbidienza, poi entrando in contatto con esponenti antifascisti di Vicenza e, infine, aderendo alla lotta di Liberazione.

Le domande che Davide gli ha rivolto non riguardano solamente la scelta resistente, ma abbracciano un arco temporale molto più ampio, che comprende sia il periodo anteguerra sia quello immediatamente successivo la Liberazione.

Così veniamo a sapere, ad esempio, che acqua corrente in casa, termosifoni, telefoni e altre comodità moderne non sono sempre esistiti; in Italia, infatti, cominciarono a diffondersi nelle abitazioni dagli anni Trenta; che a scuola si scriveva con pennino e calamaio e che gli scolari indossavano alle elementari un grembiule, nero per i maschi e bianco per le femmine.

Che, dopo la Liberazione, Mirri ha svolto con entusiasmo, per alcuni anni, attività politica nel Partito d’azione, per scegliere la strada dello storico alla Normale di Pisa, una volta che le ambizioni del partito di Lussu, Valiani, Parri, Calamandrei, Bobbio, Codrignola, La Malfa e altri erano andate incontro all’insuccesso elettorale nelle elezioni alla Costituente del 1946. Dopo varie vicende contrastate, il Partito d’azione venne sciolto nell’ottobre del 1947.

Da storico di vaglia qual era – Mirri è morto nel maggio del 2018, poco dopo aver terminato di scrivere il libro – con abili pennellate ci dipinge, cammin facendo, il quadro storico in cui la sua vita, e quella collettiva, si svolgeva.

E quando nella primavera del 1944 lo Stato fantoccio di Mussolini, la Repubblica sociale italiana, costituta su ordine di Hitler alla fine dell’anno precedente, emanò l’ordine ai giovani di presentarsi nelle caserme, con la minaccia di morte per renitenti e disertori, Mirri annota: «È stata, questa, fra ragazzi rimasti nascosti e ragazzi saliti in montagna, la più grande disobbedienza di massa della storia del nostro paese».

 

Mario Mirri, La guerra di Mario, Laterza, 2018, pp. 130, 12,00 euro

Recensione di Glauco Bertani

Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia

 

Colonna sonora:

Pink Floyd, In The Flesh

Killing Joke, Follow the leaders

Los Lobos, Will the Wolf Survive

The Specials, Ghost Town

Ennio Morricone, Dopo l’esplosione

I nostri voti


Stile narrativo
7.5
Tematica
7
Potenzialità di mercato
6