Transfemministe contro la guerra

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Il primo maggio Non Una di Meno in diverse città italiane si è mobilitata al grido di “Strike the War”, in connessione con le femministe russe che continuano ad organizzare la loro opposizione a Putin e a collettivi e reti di donne, persone lgbtqia+ e migranti dentro e fuori i confini europei. A Bologna, dal presidio di piazza XX Settembre è partito un corteo che si è concluso a Piazza San Francesco.

Durante il corteo, un’azione performativa, in connessione con la chiamata di mobilitazione, ha messo in scena il velo nero della guerra squarciato dalla scritta “STRIKE THE WAR” per ribadire la necessità di continuare a esprimere una netta opposizione alla guerra attraverso percorsi di lotta.

Con le parole d’ordine “STRIKE THE WAR”, varie azioni si sono svolte in contemporanea in altre città italiane (Reggio Emilia, Torino, Pisa) ed europee (Liverpool, Londra, Sofia, Salonicco, Monaco e molte altre), che si sono coordinate attraverso un’Assemblea permanente contro la guerra

Vari sono stati gli interventi che hanno sottolineato l’esasperazione della violenza patriarcale negli scenari di guerra: dagli stupri come arma di guerra all’accesso negato all’interruzione di gravidanza in Polonia a danno delle donne Ucraine stuprate dai soldati russi, dalla violenza contro le donne trans alla criminalizzazione dell attivist che procurano la pillola abortiva a chi ne ha bisogno. Le femministe si sono schierate anche contro il razzismo istituzionale delle politiche di accoglienza europee che discriminano i e le migranti e chi fuggono dalle guerre sulla base del loro colore della pelle, contro il militarismo e le politiche di riarmo sia in Italia che a livello europeo.

La mobilitazione è stata anche l’occasione per denunciare l’aumento del costo della vita e lo sfruttamento del lavoro e per rompere il silenzio sugli altri scenari guerra in corso, tra cui i bombardamenti di Erdogan contro i Curdi e gli attacchi di Israele sui Palestinesi.