‘Little boy’, un libro crudele

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6.5

Ferlinghetti scrive un libro crudele Un libro sulla senilità Sulla morte di ciò che farebbe girare il mondo

Un libro che rimbalza dai classici greci all’induismo dal buddhismo al nichilismo passando dall’esistenzialismo di Beckett e di Sartre Senza dimenticare la Generazione Beat Keroauc Cassady Alan Ginsberg che del poeta pubblicò nel 1956 per la sua City Lights “Urlo” Un cammeo è riservato a “Fiesta (Il sole sorgerà ancora), a Henry Miller e al suo pene che vorrebbe sempre giovane “Little Boy” (sì lo stesso nome della bomba atomica sganciata su Hiroshima) è la sua autobiografia necrologica “Little Boy” è una poesia scritta in forma di prosa se si può dire Nulla ti salva qui sta tutta la metafisica del pittore poeta editore di origini italo-francesi Ferlinghetti che ha attraversato il Novecento è approdato in Normandia il 6 giugno 1944 e si è trasferito a San Francisco nel 1953 Corrono senza punteggiatura i sui riferimenti culturali il suo spirito anarchico la sua sessualità centenaria la sua dolce crudeltà la Francia degli anni Venti la Costa Est dei Trenta e quella Ovest dagli anni Cinquanta … In questa cavalcata psichedelica (che non sarebbe dispiaciuta a Timothy Leary) in groppa agli anni ai giorni alle ore ai minuti che fuggono anche se reciti il mantra “Om Mani Padme Hum” ti scorrono davanti le immagini dell’Altra America che inizia con Walt Whitman ma è come l’America tutta e l’umanità intera destinata all’«eco-catastrofe» perché «l’intera storia non è forse un’unica parata con buffoni mascherati da statisti e persone senza cervello…

Dirigiamoci decisi verso il futuro con piffero e tamburo…» indossando un paio di Levi’s e leggendo urlando il manifesto della casa di jeans del 2009 «Sono il nuovo pioniere americano che guarda avanti e mai indietro… Non sono più disposto ad aspettare tempi migliori… Lavorerò per i tempi migliori perché nessuno ha costruito questo paese [l’America] in giacca e cravatta…» perché solo Whitman o un comune americano potrebbe viaggiare sull’«eterna promessa dell’America» con buona pace degli europei e delle loro «Euro-teste» che hanno riempito secoli di storia del pensiero Un’assenza di bagaglio culturale che ha fatto dire «a Pasolini quando è venuto a New York negli anni Sessanta e ha incontrato i radicali della Nuova Sinistra e ha scritto che invidiava quegli americani che potevano agire senza doversi prima districare attraverso trenta secoli di bagaglio culturale…» Ferlinghetti lo scrive forse con amarezza io lo prenderei invece come un koan Zen E se siete arrivati fin qui allora siete pronti per Mettervi in Viaggio con Little Boy seduti davanti alle vetrine quantistiche della Libreria del Teatro, «quarta persona singolare»

(Lawrence Ferlinghetti, Little Boy, Edizioni Clichy, Firenze 2019, pp. 237, 17,00 euro recensione di Glauco Bertani)

Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia

ROCKETS, On the Road Again

MILES DAVIS, Blue in Green

THE DREAM SYNDICATE, Apropos Of Nothin’

VAN DER GRAAF GENERATOR, Theme One (Live 1972)

PHILIP GLASS, Koyaanisqatsi

BELLE & SEBASTION, Boy With The Arab Strap (Glastonbury 2015)

 

I nostri voti


Stile narrativo
7
Tematica
6.5
Potenzialità di mercato
6