Cisl: Reggio, pronto soccorso così non va

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“Nelle ultime settimane il pronto soccorso è in fortissima difficoltà. Abbiamo chiesto alla direzione Ausl il potenziamento del triage infermieristico e dell’infermiere di supporto psichiatrico perché il personale non ce la fa più. A ogni inizio turno gli infermieri si trovano centinaia di persone in coda, con una tensione alle stelle. Ciò conferma che il sistema dell’Emergenza Urgenza non sta funzionando e che non è un optional investire su una comunicazione potente e incisiva sui benefici dei Centri Assistenza Urgenza (Cau) appena aperti”.
Così Gennaro Ferrara, segretario generale Cisl Funzione Pubblica, responsabile della Sanità – la categoria che segue i dipendenti pubblici tra cui anche quelli dell’Ausl – commenta l’ingresso sulla scena dei Cau, proponendo all’Azienda asl reggiana un forte cambio di passo.

I CAU VANNO SPIEGATI ALLE PERSONE
Scenario confermato da Andrea Sirianni, segretario Cisl Emilia Centrale, il quale ricorda che “per agire occorre riconoscere che oggi i Cau sono stati compresi solo dagli addetti ai lavori. Non basta: occorre fare in modo che la popolazione abbia chiaro come attivare e trovare percorsi chiari e snelli senza finire nell’imbuto del pronto soccorso, sorbendosi ore e ore di attesa. Noi ci siamo e faremo la nostra parte ma l’iniziativa è nelle mani dell’Ausl, alla quale chiediamo di non dimenticare chi non sa muoversi in internet e può essere raggiunto solo con la comunicazione tradizionale: pubblicità sulla stampa, spot tv e radiofonici, affissioni. Occorrono un piano e un budget e occorrono subito”.

DURANTE I PONTI SISTEMA IN TILT. MEDICI DI FAMIGLIA E PEDIATRI DEVONO FARE LA LORO PARTE
I numeri sono sempre importanti: per quel che riguarda la continuità assistenziale – il servizio che sostituisce l’ex guardia medica, fondamentale per sgravare il pronto soccorso – dal 23 novembre all’11 dicembre si è registrato un picco record di 1.971 chiamate il 7 dicembre, a ridosso della festività dell’Immacolata, a fronte di una media infrasettimanale di 300 chiamate e di circa 1.000 nei fine settimana.
Siamo in una fase sperimentale, vero, Ma si sperimenta per correggere il tiro: durante i ponti (31 ottobre-1° novembre, 8 dicembre) i pazienti sono stati dirottati dai medici di medicina generale (i medici di famiglia) e dai pediatri sull’ex guardia medica, ciò ha prodotto attese telefoniche anche di 40 minuti, l’overbooking nel pronto soccorso “e un aumento esponenziale di casi di aggressioni nei confronti del personale. “Ecco un’altra dimostrazione che oltre alla comunicazione incisiva serve un maggior coinvolgimento dei medici di famiglia e pediatri per contribuire a far funzionare il sistema. Tutti gli attori sanitari devono essere ingaggiati, altrimenti la riforma dei Cau non raggiungerà i suoi obiettivi e sarà il collasso”, prosegue il segretario Ferrara.

INVESTIRE SUL PERSONALE: ASSOLUTAMENTE PRIORITARIO
Per quanto riguarda gli aspetti organizzativi interni l’accelerazione sull’apertura dei Cau voluta dalla Regione ha lasciato diversi punti in sospeso: “Oggi i Cau aprono ma non abbiamo ancora risposte certe sulle indennità economiche che saranno assegnate al personale. Il problema lo abbiamo già posto ad Ausl insieme all’altro tema prioritario – chiosa Ferrara –: avviare e soprattutto mantenere un percorso formativo che dia agli infermieri in turno gli strumenti per rispondere in modo adeguato al cittadino”.



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