Incendio Inalca Reggio, spunta verbale del 2015. Comitato AZ: “Si sapeva dell’amianto, ma la bonifica non fu mai completata”

incendio Inalca polo di via Due Canali Reggio alto – CAZ

A fine estate, la ditta Inalca ha informato il Comune di Reggio di aver avviato una “ricognizione puntuale” nell’area dello stabilimento industriale di via Due Canali interessata dall’incendio scoppiato nella notte tra il 10 e l’11 febbraio scorsi, per “verificare se effettivamente esistano all’interno dell’area cause di possibili rischi per la salute pubblica”.

In attesa che i risultati vengano resi pubblici, è emerso che si sapeva della presenza di amianto nella copertura dello stabilimento da molto tempo, almeno già dal 2013, tanto che era stata avviata una prima (parzialissima) operazione di bonifica, che tuttavia non è mai stata portata a termine; fino a quando l’incendio dello scorso febbraio ha distrutto una parte del polo produttivo, spargendo fibre di cemento-amianto in tutto il quartiere circostante.

La circostanza è corroborata da un documento, il “Verbale del Riesame della Direzione Unipeg Sca – Quanta Stock & Go – AssoFood Spa” del 20 aprile 2015, che presenta una sezione “Amianto” nella quale si parla di una “Valutazione della sostenibilità economica relativa alla sostituzione delle coperture in cemento/amianto”, che rimanda alla necessità di smaltimento di ben 4.178 metri quadrati di copertura contenente il pericoloso materiale. Secondo la stima presente nel verbale, lo smaltimento dell’amianto avrebbe comportato una spesa complessiva di 29.246 euro, a cui si sarebbero dovuti aggiungere 91.916 euro per la sostituzione della copertura precedente con una nuova copertura senza amianto (“entro il 2015”, si precisava).

Le cose, però, sono andate diversamente: stando al documento, nel 2013 sono stati smaltiti (e quindi sostituiti) solamente 125 metri quadrati di coperture in amianto, corrispondenti all’area del nuovo magazzino; nel 2014, invece, come riporta il verbale, il totale dei metri quadrati di coperture in amianto smaltiti ammonta a zero. Per il 2015, infine, risulta la presentazione di una richiesta di smaltimento per ulteriori 400 metri quadrati di coperture, comunque ancora pochi rispetto all’obiettivo preventivato.

Nel verbale, in ogni caso, si legge anche che il programma di smaltimento dell’amianto è stato poi “procrastinato in funzione delle scelte che verranno prese sulla destinazione d’uso e nuovi investimenti per le aree attualmente dedicate all’attività di macellazione, che verrà a cessare dal secondo semestre 2015”.


Alla luce dei contenuti del verbale, per il Comitato Amianto Zero e per Reggio Emilia Ripuliamoci “è difficile non concludere che la dispersione di amianto provocata dal rogo dell’11 febbraio scorso non solo era prevedibile, ma soprattutto evitabile. Un disastro che poteva e doveva essere impedito, ma che è stato lasciato accadere nell’indifferenza e nell’irresponsabilità di chi aveva il dovere di vigilare. Il documento evidenzia che la presenza di amianto nelle coperture e nelle strutture dello stabilimento era ben nota da tempo ai responsabili. Nonostante tale consapevolezza, la rimozione del materiale pericoloso è stata procrastinata”.

A ulteriore conferma della necessità di intervenire tempestivamente per la rimozione dell’amianto ci sono anche le relazioni del 2021 e del 2023 dello Studio Alfa di Reggio, che avevano definito la copertura principale dello stabilimento “in stato scadente, con presenza di materiale friabile, polverulento, sfaldamenti e un punteggio associato che indica necessità di bonifica non in tempi lunghi”. Nel complesso, concludeva lo Studio Alfa, “la situazione certificata è critica: lo stato conservativo delle coperture esterne è scadente, il rischio di rilascio di fibre e polveri è elevato e si consiglia esplicitamente la bonifica”.

L’incendio dello scorso febbraio, ha sottolineato ancora il Comitato Amianto Zero, “ha reso drammaticamente evidente quanto queste mancanze abbiano messo in pericolo la salute della cittadinanza. La dispersione di fibre di amianto nell’ambiente, ancora oggi massiccia, costituisce un rischio sanitario enorme la cui responsabilità ricade
interamente sulla dirigenza aziendale e sugli enti di controllo che, anziché tutelare l’interesse pubblico, hanno permesso che la situazione degenerasse”.

Di fronte a questa vicenda, per il comitato “emerge con forza un dato innegabile: ancora una volta il ‘dio denaro’ ha dettato le regole, oscurando ogni principio di tutela collettiva e di giustizia sociale. Le logiche economiche, spinte dalla ricerca di guadagni immediati, hanno avuto la meglio su ciò che dovrebbe essere intoccabile: la salute pubblica, il bene comune, la sicurezza delle persone. In questa situazione, ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità, a partire da chi, a livello politico e istituzionale, ha scelto di chiudere gli occhi, di non vedere o di non intervenire. Nella città delle persone, l’omissione, il silenzio e l’indifferenza sono anch’essi forme di complicità: la salute dei cittadini non è negoziabile”.



C'è 1 Commento

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  1. Lucio- liberazione

    Nel tratto ” le rotte- Bagnolo…Mancasale” non c’è una pensilina, una tettoia in caso di pioggia a sorpresa….e nei tratti di ciclabile paralleli al canale grande ,prima della ciclabile quando il canale era pieno d’acqua per l’irrigazione, in quelle zone c’era un metro d’acqua…speriamo che la ciclabile regga…ciao


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