In Emilia-Romagna è stata anticipata di un mese, rispetto a quanto previsto in precedenza, l’apertura della caccia al cinghiale, con l’obiettivo di contenere la diffusione della peste suina africana in alcune zone del territorio: dal primo settembre è dunque possibile cacciare in 23 distretti delle province di Piacenza, Parma, Reggio e Modena, nelle aree attorno a quelle soggette a restrizione.
La misura dà attuazione all’ordinanza del 4 agosto scorso firmata dal commissario straordinario nazionale Giovanni Filippini, che punta a rafforzare il contenimento della specie nelle zone ancora indenni ma limitrofe ai focolai di virus.
La peste suina africana è una patologia di tipo virale che colpisce suini domestici e cinghiali e che si trasmette tramite il contatto con altri animali infetti: non è trasmissibile all’uomo ma è altamente letale per gli animali colpiti, anche perché ad oggi non esiste alcun trattamento.
“Abbiamo dato attuazione immediata all’ordinanza commissariale, organizzando in poche settimane tutte le attività necessarie”, ha spiegato l’assessore regionale all’agricoltura Alessio Mammi: “La rapidità testimonia la serietà con cui affrontiamo un’emergenza che riguarda direttamente la sicurezza sanitaria del settore suinicolo e la tutela di produzioni che rappresentano un asset strategico”.
In Emilia-Romagna la filiera suinicola vale circa 1,3 miliardi di euro alla produzione (di cui oltre 900 milioni riferiti al solo prosciutto di Parma), con un valore al consumo di quasi 5 miliardi e un export che supera i 600 milioni. Negli ultimi tre anni i prelievi nelle azioni di controllo sono aumentati del 45% e i danni alle coltivazioni sono stati ridotti a un quarto.







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