Impianti e piste chiusi sino al 5 di marzo

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Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato domenica sera un provvedimento che vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino al 5 marzo 2021, data di scadenza del DPCM del 14 gennaio. Il provvedimento, spiega il ministero della Salute, tiene conto dei più recenti dati epidemiologici comunicati venerdì 12 febbraio dall’Istituto Superiore di Sanità. In particolare, il Cts ritiene che “non ci sono più le condizioni per riaprire gli impianti di sci” e ha demandato la decisione “alla politica”. “Il Governo si impegna a compensare al più presto gli operatori del settore con adeguati ristori” comunica il ministero.

“Dopo il 3 dicembre, il 7 gennaio, il 18 gennaio e il 15 febbraio, adesso la proroga al 5 marzo. Ormai la stagione è saltata, ci sentiamo presi in giro di fronte a tutto quello che abbiamo speso per l’apertura di domani, in vista della quale abbiamo assunto altro personale. I ristori siano immediati, altrimenti il comparto va in fallimento. Siamo il settore più penalizzato: da 12 mesi senza un euro di incasso, ma con spese e stipendi da pagare. La cassa integrazione è arrivata a dicembre, da luglio lavoravamo per preparare l’inverno”. Così l’Anef, l’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari. Una grana per il governo Draghi, non tanto e non solo per l’entità delle somme chieste, ma per i risvolti politici che ne derivano. Tutte le regioni del nord sono governate dalla Lega e i ministri leghisti, insieme ai governatori, si sono intestati la battaglia per avere ‘subito’ i fondi. “Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta. Quando si reca un danno, il danno va indennizzato, già subito nel prossimo decreto” affermano i ministri dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, e del Turismo, Massimo Garavaglia. “Non è solo questione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti, quando la stagione non era ancora compromessa. Probabilmente ne serviranno di più, a maggior ragione se ci sono altri stop”, rilevano ancora i due ministri della Lega e i capigruppo della Lega, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari ricarano la dose: “al di là di Speranza, appena riconfermato ministro, è necessario un cambio di squadra a livello tecnico”.