L’ultima riunione di febbraio della cabina di regia tra Ministero della salute, Istituto superiore di sanità e Regioni/Province autonome, convocata come di consueto per fare il punto della situazione sullo stato dell’epidemia di nuovo coronavirus in Italia, ormai stabilmente caratterizzata dagli effetti della variante omicron (che ha una prevalenza superiore al 99%, secondo l’ultima indagine rapida condotta dall’Iss e dal ministero), ha confermato una serie di buone notizie già emerse nelle rilevazioni precedenti.
La principale riguarda senza dubbio il trend discendente dell’incidenza settimanale dei contagi, diminuita da 672 a 552 nuovi casi di positività ogni centomila abitanti. Un valore che rimane comunque per la diciassettesima settimana consecutiva molto al di sopra della soglia di attenzione di cinquanta nuovi casi ogni centomila abitanti, quella che secondo il Comitato tecnico-scientifico consentirebbe – se non fosse oltrepassata – il miglior controllo possibile della circolazione del virus grazie a un efficiente contenimento (identificazione dei casi + tracciamento dei relativi contatti). L’Italia, in questa fase, è ancora lontanissima dal rientrare sotto quella soglia, nonostante i numeri in costante miglioramento.
La seconda buona notizia, invece, riguarda l’RT: secondo i numeri del ministero e della Protezione civile, il valore dell’indice di trasmissibilità medio dell’infezione da virus Sars-Cov-2 – calcolato sui casi sintomatici – è sceso a quota 0,73 (range: 0,68 – 0,72), in diminuzione rispetto alla rilevazione precedente; un dato che si mantiene al di sotto della soglia epidemica (Rt = 1), il valore che separa convenzionalmente una situazione di epidemia in avanzamento (quando Rt è maggiore di 1) da una situazione di epidemia in regressione (quando Rt è inferiore a 1).
In leggero calo anche il cosiddetto “Rt ospedaliero”, ovvero l’indice di trasmissibilità calcolato sui casi di Covid-19 che necessitano di ricovero ospedaliero: un valore sceso a quota 0,76 (range: 0,74 – 0,78) rispetto allo 0,79 della rilevazione precedente, dunque anch’esso al di sotto della soglia epidemica.
Dati incoraggianti, infine, arrivano anche dagli indicatori relativi alla pressione sulle strutture ospedaliere: il tasso di occupazione nei reparti di terapia intensiva a livello nazionale è sceso per la sesta settimana consecutiva, passando dal 10,4% del 17 febbraio all’8,4% del 24 febbraio; nello stesso intervallo di tempo, inoltre, il tasso di occupazione in aree mediche ha fatto registrare un decremento di quasi quattro punti percentuali, passando dal precedente 22,2% all’attuale 18,5%.
Per quanto riguarda la classificazione del rischio epidemico, secondo l’ultima rilevazione disponibile una sola regione è classificata a rischio alto, due regioni sono considerate a rischio moderato, mentre le restanti diciotto tra regioni e province autonome sono ritenute a rischio basso – nessuna delle quali, al momento, è sotto osservazione perché ad alta probabilità di progressione verso uno scenario peggiore. Quindici tra regioni e province autonome hanno riportato almeno un’allerta di resilienza, mentre tre hanno riportato molteplici allerte di resilienza.
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