Il Po è una distesa di sabbia, siccità grave. Bonaccini: martedì la Cabina di regia

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La prima data utile per fare il punto della situazione tra tutti i governatori e far sentire la propria voce al governo è mercoledì. Scrive il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini su Facebook: “Come Regione Emilia-Romagna siamo pronti a chiedere lo stato d’emergenza nazionale, di fronte all’ondata di siccità di queste settimane.
Le conseguenze sulle produzioni agricole e sull’intero habitat ambientale sono già molto pesanti e servono risposte immediate, con procedure rapide. I nostri uffici sono già al lavoro per istruire la richiesta stessa.
Lunedì avremo il quadro definito della situazione con i dati dell’Osservatorio sul Po e martedì abbiamo convocato una Cabina di regia con i nostri esperti, la Protezione Civile, i gestori del settore idropotabile e l’Autorità di distretto del Po per mettere comunque in campo i primi interventi.
Ringrazio intanto Fabrizio Curcio, capo della Protezione Civile nazionale, per l’impegno che ci ha espresso a portare la questione all’attenzione dei ministri competenti“.

La secca del “Grande fiume” è infatti un problema serio, visto che sulle sue acque poggia l’intera spina dorsale del patrimonio agricolo e agroalimentare della “food valley” italiana. Bonaccini ha inoltre annunciato che anche l’Emilia-Romagna sta preparando la richiesta di stato di emergenza, come hanno già fatto le altre regioni.

Il tema, confermano fonti vicine al presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, è effettivamente sul tavolo e mercoledì si cercherà una posizione comune. Lo stesso Fedriga, tra l’altro, sta preparando la dichiarazione di stato di emergenza locale e un decreto specifico sulla criticità idrica che coinvolgerà i settori dell’agricoltura e poi gli usi civili e domestici per contenere il consumo di acqua.

In attesa di capire la proposta delle Regioni, il Piemonte fa un passo avanti. L’assessore regionale all’Ambiente, Matteo Marnati, annuncia che la Regione “chiederà il livello massimo di allerta, quello rosso”, in modo da “permettere al Governo di intervenire con i mezzi della protezione civile o per decidere gli utilizzi delle acque”.