“Il fratello di Saman teme di essere ucciso”

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“Il fratello di Saman è certo che, per aver parlato, subirà la stessa sorte della sorella”. E’ quanto ha dichiarato questa mattina in aula  l’avvocato Valeria Miari, che assiste come parte civile il fratello di Saman Abbas al processo per omicidio contro i cinque familiari della 18enne di Novellara di origini pachistane.

Proprio il fartello di Saman, che è minorenne, è testimone chiave nel processo e i difensori degli imputati hanno chiesto di risentirlo in aula, ipotesi a cui si è opposta l’avvocato Miari parlando delle “forti pressioni che il ragazzo ha subìto da persone vicine al nucleo familiare” e “al trauma subito”.

Anche il legale del fidanzato di Saman, l’avvocato Claudio Falleti, si è opposto alla richiesta di una nuova testimonianza parlando di “forte stress, anche per le minacce subite, oggetto di altro procedimento penale, che arrivavano ad ogni sua uscita pubblica”.

La Corte d’Assise si è  riservata la decisione sulle richieste delle difese degli imputati di risentire il fratello e il fidanzato prima del 17 marzo, quando il processo riprenderà al Palazzo di giustizia di Reggio Emilia con l’audizione dei primi testimoni indicati dalla Procura di Reggio Emilia, ovvero il personale di polizia giudiziaria che ha svolto le indagini sull’omicidio. Sempre il 17 marzo si capirà se sarà possibile processare in videoconferenza il padre della giovane, Shabbar Abbas che è attualmente in carcare in Pakistan e di cui si spera di ottenere l’estradizione nonostante il temporeggiare delle autorità giudiziarie pachistane.

Sempre nel corso dell’udienza di oggi la Corte d’assise presieduta da Cristina Beretti ha ammesso la costituzione di parte civile del Comune di Novellara e delle associazioni contro la violenza Differenza Donna e Unione donne in Italia, nonché delle associazioni islamiche Confederazione islamica italiana, Unione comunità Islamiche Italiane e Centro Islamico Culturale d’Italia, Grande Moschea di Roma. Accogliendo le eccezioni dei difensori degli imputati sono state invece escluse dal processo altri 13 enti ed associazioni tra cui l’associazione Penelope (che rappresenta i familiari delle persone scomparse), la Caramella Buona e il Comune di Berceto.

L’avvocato Liborio Cataliotti, difensore di Danish Hasnain, lo zio di Saman accusato insieme ad altri quattro parenti dell’omicidio della nipote, ha invece preannunciato alla Corte che chiederà per il proprio assistito di poter beneficiare dello sconto di pena previsto dal giudizio abbreviato se, all’esito del processo e della sentenza, verrà per lui modificata l’impostazione d’accusa e se il reato contestato non dovesse più essere ostativo alla concessione del rito alternativo. Hasnain a novembre ha consentito il ritrovamento del cadavere della 18enne, interrato in un casolare a Novellara non distante dalla casa di famiglia. E ha fornito una ricostruzione dei fatti secondo cui avrebbe solo accompagnato i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, coimputati, a seppellire il corpo. Per l’accusa è invece ritenuto l’esecutore materiale. Attualmente a lui, come agli altri imputati, sono contestati omicidio aggravato da premeditazione, motivi abietti e legame di parentela, oltre a occultamento di cadavere e sequestro di persona. Cataliotti, parlando coi giornalisti a margine dell’udienza a Reggio Emilia, ha spiegato che a suo avviso le aggravanti possono essere messe in discussione.