Aids, in Emilia: in 10 anni diagnosi in calo del 40%

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In Emilia-Romagna sono sempre meno le persone che contraggono l’infezione da Hiv: in dieci anni, dal 2008 al 2017, le nuove diagnosi tra i cittadini residenti sono diminuite quasi del 40%, passando da 426 a 262. Un calo che si è mantenuto costante negli ultimi anni: i nuovi casi sono stati 291 nel 2015, scesi a 285 nel 2016 e arrivati, appunto, a 262 (193 uomini e 69 donne) lo scorso anno, con un’incidenza del 5,9% ogni 100mila abitanti.

Una buona notizia, che potrebbe essere ancora migliore se le persone arrivassero in tempi più rapidi a scoprire di avere contratto l’infezione, poiché la diagnosi precoce consente di attivare tempestivamente cure efficaci; invece, 1 malato su 2 ancora oggi scopre di essere positivo nella fase avanzata dell’infezione o quando è già in Aids conclamato.

Per questo sabato 1 dicembre, in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids, anche in Emilia-Romagna si svolgeranno iniziative ed incontri, organizzati dalle Aziende sanitarie in collaborazione con le associazioni di volontariato, per informare e sensibilizzare i cittadini. In molte piazze medici e infermieri del Servizio sanitario regionale saranno a disposizione per eseguire gratuitamente il test attraverso un tampone salivare o con una semplice puntura sul dito, naturalmente in forma anonima. Sui siti delle Ausl e su quello regionale www.helpaids.it è possibile conoscere le iniziative in programma. Anche la Regione è in campo, con la campagna informativa “Proteggersi sempre, discriminare mai”: comunicazione social manifesti, video (scaricabili, con i dati, dal portale ER Salute http://salute.regione.emilia-romagna.it/aids), per coniugare l’attenzione alla prevenzione con l’impegno a contrastare il pregiudizio nei confronti delle persone sieropositive o malate di Aids.

I dati in Emilia-Romagna, al 31 dicembre 2017. I dati, elaborati dal Servizio prevenzione collettiva e sanità pubblica della Regione Emilia-Romagna, fotografano la situazione dello scorso anno e dell’arco temporale 2006-2017.
Esaminando l’intero periodo di sorveglianza sanitaria, tra le persone sieropositive il 74% è maschio, il 32% ha dai 30 ai 39 anni, il 69% è italiano. La classe di età più colpita è quella tra i 20 e i 49 anni (79%), i casi di sieropositività sono invece modesti tra i più giovani e negli ultracinquantenni. L’incidenza tra i maschi è 12,1 casi ogni centomila abitanti, tra le femmine è 4,1. Le persone straniere con Hiv sono poco meno di un terzo del totale (31%), sensibilmente più giovani rispetto agli italiani e prevalentemente di sesso femminile.
La modalità di trasmissione principale (91% nel 2017) è quella sessuale, nel 51% dei casi eterosessuale. Molto bassa la percezione del rischio tra gli eterosessuali: solo il 14% dei sieropositivi l’ha dichiarata come motivazione del test di diagnosi. Le persone giunte tardi alla diagnosi lo scorso anno sono state 150: il 57%dei nuovi casi; in particolare, al momento della diagnosi il 38% delle persone era già in Aids o in una fase molto avanzata dell’infezione.
I residenti in Emilia-Romagna che hanno sviluppato la malattia conclamata, quindi l’Aids, sono stati 57 nel 2017. L’incidenza media annua, calcolata sul biennio 2016-2017, è stabile, pari a 1,5 casi ogni 100.000 residenti.

I dati provinciali. Le nuove diagnosi di Hiv nel 2017 sono state: 62 a Bologna (incidenza 6,1 ogni centomila abitanti); 21 a Ferrara (incidenza 6,0); 15 a Forlì-Cesena (incidenza 3,8); 43 a Modena (incidenza 6,1); 35 a Parma (incidenza 7,8); 19 a Ravenna (incidenza 4,8); 23 a Rimini (incidenza 6,8); 29 a Reggio Emilia (incidenza 5,4); 15 a Piacenza (incidenza 5,2).