Gaetano Chierici: il pittore e il sindaco

Gaetano-Chierici

Nell’accingersi a governare per la prima volta il comune, i socialisti reggiani, consapevoli delle promesse fatte in campagna elettorale e, di conseguenza, delle aspettative suscitate nel popolo, profusero un enorme sforzo organizzativo e realizzativo. Compresero che la posta in gioco era alta e che non avrebbero potuto sbagliare. Sorsero e si moltiplicarono così, anche a supporto dell’attività amministrativa, le Leghe di resistenza, le Mutue, le cooperative di produzione e lavoro, i sindacati e la Camera provinciale del Lavoro.
Oltre a tutto questo, i socialisti volsero la loro attenzione ai problemi sociali e dell’istruzione, tutti temi tipici della vocazione educatrice del socialismo prampoliniano.

Così fecero il primo sindaco socialista di Reggio Emilia, il brillante e determinato avvocato Alberto Borciani, e il suo successore, il pittore Gaetano Chierici. Se la scelta di Borciani, considerata la necessità di porre mano alla datata e inefficiente macchina amministrativa comunale, appare del tutto logica e opportuna, quella del suo successore, il pittore Chierici, sembra più difficilmente comprensibile.

Quando dunque, alla fine del 1900, Borciani venne eletto deputato nel collegio di Montecchio e si dimise da sindaco, il partito si interrogò su chi potesse essere il suo degno sostituto.
Poiché l’opera di svecchiamento dell’apparato amministrativo avviata da Borciani stava dando i suoi frutti e molti progetti di opere pubbliche e di politica educativa erano in cantiere o attendevano solo d’essere realizzate, la scelta ricadde sul pittore Gaetano Chierici, socialista della prima ora, già membro nel 1884 della Lega della libertà, sorta a seguito delle leggi liberticide di Crispi. Chierici, oltre a essere considerato un valente pittore e un grande insegnante alla Scuola di disegno, si fece stimare anche per diversi progetti sociali innovativi, volti a fare di Reggio un importante punto di riferimento culturale in campo nazionale. Fu dunque la sua innovativa visione di sviluppo della città e la sua capacità di fare e di saper realizzare a guidare la scelta dei socialisti.

Gaetano Chierici nacque a Reggio Emilia nel 1838 da Luigi e Anna Catini in un contesto familiare molto stimolante dal punto di vista culturale e artistico. Era infatti nipote di don Gaetano, archeologo e insegnante di filosofia di Camillo Prampolini, a sua volta fratello di Alfonso, pittore e autore del sipario del teatro Municipale, ancora oggi perfettamente conservato.

Don Gaetano Chierici, archeologo

Dal 1853 al 1857 frequentò la locale scuola di disegno, per poi passare all’accademia di Bologna. La pittura di Gaetano ebbe prevalentemente carattere popolare, ritraendo soprattutto aspetti della vita contadina con preferenza per scenette di vita quotidiana e di intimismo domestico. Frequentò l’Accademia di Modena, Firenze e Bologna, per poi partecipare a numerose esposizioni in Italia e all’estero. Le sue opere sono oggi conservate ed esposte nei più importanti musei italiani ed europei.

Dal 1882 al 1907 ricoprì la direzione della Scuola di disegno per gli operai di Reggio. Chierici individuò nella nuova scuola la guida e un “rinascimento” delle officine il cui personale sarebbe stato fornito dalla scuola d’arte.
Tra i suoi migliori allievi ricordiamo Cirillo Manicardi, Ottorino Davoli e Augusto Mussini, che rimasero sempre a lui riconoscenti. L’attuale liceo artistico rappresenta l’evoluzione di quella Scuola di disegno, tanto da essere a lui intestato.
Sempre attento ai problemi sociali, nel 1889 partì con altri quattro concittadini per un esperimento di colonizzazione agricola in Eritrea.

Il pittore Alfonso Chierici, il sipario del teatro Valli

L’iniziativa però fallì a causa di gravi problemi economici e burocratici intervenuti, nonché alla frattura di una gamba che gli impose il ritorno.
Nel 1891 resse per breve tempo la presidenza della Congregazione di carità, facendosi promotore di due progetti interessanti: la creazione di una colonia agricola presso il podere in località Quinzio a Reggio e di un asilo per l’infanzia abbandonata presso il Ricovero cittadino. Purtroppo la stampa e le opposizioni si scatenarono contro tali progetti, tanto da provocare, nel novembre 1891, le dimissioni dell’intero Consiglio della Congregazione.
Gli indirizzi di politica assistenziale dei socialisti improntati alla laicizzazione delle Istituzioni pubbliche (estromissione delle suore dall’ospedale e del cappellano dal cimitero), alla loro democratizzazione (comitati quartierali di controllo e d’indirizzo) e umanizzazione del trattamento degli ospiti, si scontrò in effetti con la concezione clericale e conservatrice dell’assistenza fino ad allora dominante.

Nel 1899 fu eletto per il Psi in Consiglio comunale di Reggio e il 7 dicembre 1900, dopo le dimissioni del sindaco Borciani, venne chiamato a ricoprire la carica di sindaco della città. Nel luglio 1901, tuttavia, entrando in contrasto con la giunta provinciale si dimise dalla carica. Il prestigio di cui godeva in città però era tale che venne rieletto sindaco due mesi dopo per durare fino al novembre 1902. A Chierici subentrò il 6-12-1902 Luigi Roversi, che rimase in carica fino al 1917, con la sola interruzione dal 1905 al 1907, quando le elezioni furono vinte dalla coalizione moderata detta della “Grande armata”.
L’operato di Chierici si distinse per dinamismo, una maggiore attenzione alle giovani generazioni, per l’apertura della vita comunale alla popolazione e per una intensa attività di relazione. Lui stesso ebbe a riconoscere di possedere “molta attitudine fisica al lavoro e all’insegnamento”.
Alla fine del 1902 fu costretto a rassegnare le dimissioni da sindaco e da direttore della scuola d’arte per motivi di salute.

Ma mentre la scuola d’arte lo rinominò direttore, anche se coadiuvato da Cirillo Manicardi, nonostante l’insistenza della Giunta comunale di farlo recedere dalle dimissioni, Chierici decise di rimanere solo in Consiglio comunale per dare il suo contributo di cittadino e di socialista.
Nel 1907, purtroppo, venne colpito da una paralisi progressiva, che l’avrebbe portato alla morte il 16 gennaio 1920 nella sua casa di piazza Fontanesi.
Fino al 1911 rimase perfettamente in sintonia nel partito socialista, sia come consigliere comunale o semplicemente come attivista. Le sue condizioni di salute tuttavia limitarono molto il suo contributo allo sviluppo del Psi in terra reggiana.

Avvicinatosi alle tesi sostenute da Bissolati, quando quest’ultimo fu espulso al Congresso nazionale del Psi nel 1912, anche Chierici lasciò il Psi avvicinandosi al Psri. Anche nel 1914 si dimostrò un convinto interventista, tanto da invitare i suoi allievi ad arruolarsi per il bene della patria.

La morte lo colse nel 1920, risparmiandogli l’avvento del fascismo.