Falsi d’autore, su ordine di Parigi torna in carcere Lino Frongia

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Il pittore montecchiese Lino Frongia, 65 anni, è stato nuovamente arrestato alle prime ore di oggi dai carabinieri del nucleo investigativo del comando Provinciale di Reggio insieme ai colleghi della stazione di Montecchio Emilia in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dal Tribunale giudiziario di Parigi.  L’autorità fiudiziaria francese lo accusa di truffa e riciclaggio perché avrebbe realizzato dipinti per conto di un critico e collezionista d’arte anche lui emiliano – Giuliano Ruffini, 77 enne originario del Parmense e residente a Vetto di Reggio Emilia,  estradato nei mesi scorsi in Francia – che li avrebbe venduti in Europa attribuendoli a grandi pittori.

Frongia già nel 2019 era stato destinatario di un mandato di arresto europeo che i carabinieri avevano eseguito, ma in quella circostanza la Corte d’appello di Bologna lao aveva liberato non ravvisando per lui le esigenze cautelari. Al termine delle formalità di rito, il pittore montecchiese è stato portato in carcere a disposizione della autorità giudiziaria.

Pasquale Frongia, ma da tutti conosciuto come Lino, è nato nel 1958 a Montecchio di Reggio Emilia e dopo aver frequentato l’istituto d’arte di Parma e si è diplomato all’Accademia di Belle arti di Bologna, seguendo i corsi di Concetto Pozzati. Già nel 1979 aveva dimostrato grandi doti nel riprodurre capolavori dell’arte, presentando la copia del celebre dipinto di Rembrandt Dopo la deposizione (riprodotto fedelmente non solo nella tecnica pittorica ma anche nella cornice e nella didascalia in ottone).

E proprio a Frongia si deve il bellissimo affresco Assunzione al cielo della Vergine Maria – dipinto su una tela di oltre 110 metri quadrati ispirandosi a Tiepolo – che abbellisce la volta della navata centrale della Cattedrale di Noto, ricostruita dopo il crollo del 13 marzo del 1996. A chiamare Frongia a Noto, insieme ad altri artisti come il pittore russo Oleg Supereko, era stato il critico d’arte ferrarese Vittorio Sgarbi

 


Per quanto riguarda invece l’inchiesta su Giuliano Ruffini che oggi ha riaperto le porte del carcere a Frongia, la magistratura francese, in base a indagini avviate nel 2015, accusa il collezionista vettese di essersi arricchito in Francia piazzando a musei o vendendo per milioni a facoltosi privati riproduzioni di grandi maestri del passato copiate con grande maestria eppoi invecchiate in un forno che le forze dell’ordine non sono però mai riuscite ad individuare. Una tesi accusatoria che è sempra stata respinta dall’avvocato difensore di Ruffini, ma che oggi ha portato in carcere anche Frongia, sospettato di essere il presunto (e bravissimo) esecutore dei falsi d’autore.