Fai: Luoghi del Cuore più votati in Emilia

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Ecco la classifica provvisoria dei luoghi più votati in Emilia-Romagna.

Via Vandelli: la madre di tutte le strade moderne, Emilia-Romagna e Toscana
Via Vandelli è la leggendaria strada “illuminista” del Ducato Estense, progettata attraverso l’Appennino Tosco-Emiliano e le Alpi Apuane, tra Emilia-Romagna e Toscana. Fu voluta dal duca Francesco III d’Este per collegare la sua capitale, Modena, al mar Tirreno, per lo sviluppo del commercio dalla Pianura Padana al porto di Massa Carrara. I 172 chilometri dell’ardita infrastruttura carrozzabile furono realizzati nel 1739 dall’ingegnere, cartografo e professore Domenico Vandelli. Lungo il percorso si conservano tratti lastricati originari e sono ancora individuabili gli edifici, voluti dal Vandelli, con la funzione di osterie, stazioni di poste e rifugi per i viaggiatori. La Via, oggi, sparisce assorbita dalla vegetazione e dalle infrastrutture stradali moderne. I tratti lastricati hanno bisogno di un intervento di ripristino ed è necessaria un’adeguata cartellonistica. A supportare questi obiettivi, il comitato “Amici della Via Vandelli” promuove la raccolta voti al censimento “I Luoghi del Cuore” 2022 attivando Comuni e sezioni CAI, riunendo amici e viandanti, tra cui il pilota di rally Paolo Andreucci, che ne fa da testimonial.

Antica Salina Camillone, Cervia (RA)
Parte integrante del Museo del Sale di Cervia (MUSA), l’antica Salina Camillone è l’ultima salina su 149 a essere rimasta attiva dopo la trasformazione funzionale del 1959, anno in cui le “salinette”, lavorate fino ad allora artigianalmente, vennero accorpate in grandi vasche di evaporazione e raccolta del sale. Qui i salinari volontari producono il sale ancora con il metodo antico, con gli attrezzi in legno e le antiche procedure. Il sale della Salina Camillone è presidio Slow Food dal 2004. La raccolta voti per questo luogo in occasione del censimento “I Luoghi del Cuore” 2022 è sostenuta dal comitato “Per la tutela della cultura salinara”, il cui obiettivo è quello di tutelare e valorizzare la civiltà salinara.

Camera della Badessa affrescata dal Correggio, Parma
Ritenuta uno dei capolavori del maturo Rinascimento italiano, la stanza fa parte del Complesso monumentale di San Paolo, un monastero benedettino fondato verso l’anno Mille dal vescovo di Parma, Sigefredo II, presso la chiesa, oggi sconsacrata, eretta nel 985 per accogliere le reliquie di Santa Felicola. Il complesso ebbe il suo periodo di maggior splendore a cavallo dei secoli XV e XVI, quando furono badesse Cecilia Bergonzi e Giovanna da Piacenza, per la quale Correggio affrescò la Camera nel 1519. Il pittore realizzò un’innovativa decorazione illusionistica, con un pergolato dal quale si affacciano putti, tra nicchie simulanti bassorilievi a monocromo. Adiacente a questa si trova una seconda camera, sempre appartenuta alla Badessa Giovanna, decorata secondo i canoni della pittura romana dell’epoca da Alessandro Araldi, che vi lavorò nel 1514. Nel 2021 il Comune di Parma ha stilato un accordo con il Ministero della Cultura per la valorizzazione della Camera; sempre il Comune ha commissionato una verifica dello stato di conservazione delle superfici affrescate e degli arredi lignei, rilevando l’urgente necessità di un consolidamento delle superfici affrescate dal Correggio e dall’Araldi, a significativo rischio di distacco. La raccolta voti per questo “Luogo del Cuore” è oggi sostenuta dal comitato “Amici della Camera di San Paolo”, di cui il Comune stesso è parte attiva che desidera estendere il coinvolgimento a tutte le scuole e alle diverse associazioni culturali del territorio.

Viale dei tigli e la Chiesa di Rigosa, Bologna
La Chiesa di Santa Maria del Carmine si trova in un angolo appartato, tra il torrente Lavino e terreni coltivati a seminativo e frutteto – tipico paesaggio della pianura, non ancora contaminato dall’espansione urbanistica della periferia bolognese – ed è raggiungibile percorrendo uno scenografico viale di imponenti tigli. I 26 esemplari di Tilia tomentosa hanno un valore monumentale e sono stati sottoposti a tutela della Regione Emilia-Romagna (decreto n. 1194 del 1994). Fu Matilde di Canossa a far edificare il primo nucleo della chiesa che successivamente venne modificata e ampliata per essere infine completamente ricostruita intorno al 1885 e orientata verso la nuova strada di Rigosa. Tra il 1912 e il 1924 venne inaugurata la nuova facciata in stile tardo neoclassico, caratteristico delle chiese di campagna della pianura bolognese; fu risistemata internamente e furono costruite la sagrestia, la casa del campanaro, la sala parrocchiale, l’asilo e le scuole (attualmente non in uso). Il campanile, contenente cinque campane ancora funzionanti, la copertura e le facciate hanno visto recentemente importanti interventi di manutenzione sostenuti attivamente dai cittadini del borgo. L’obiettivo del comitato “Amici di Rigosa”, che sta ora promuovendo la raccolta voti al censimento del FAI, è di conservare in sicurezza il viale dei tigli, la Chiesa e gli edifici adiacenti che fanno parte del paesaggio e della memoria storica di Rigosa di Bologna.

Complesso termale: mescita delle acque e le vecchie terme, Sant’Andrea Bagni, frazione di Medesano (PR)
Sant’Andrea Bagni è una frazione del comune di Medesano e sorge tra boschi di querce e castagni, a pochi passi da Parma. È divenuto famoso per il suo bacino idrotermale forse già all’epoca degli Etruschi, che furono i primi a scoprire le proprietà delle acque curative del Rio Fabbro. La stazione delle acque data la sua origine al 1887, quando Giacomo Ponci e soprattutto il figlio Carlo, proprietari dei terreni lungo le fonti del Rio Fabbro, decisero di promuovere la fase industriale della raccolta delle acque minerali ai fini dell’erogazione delle cure. Su concessione dello Stato, aprirono intorno al 1912 il primo stabilimento per le cure termali e una mescita per la distribuzione dell’acqua alcalina a uso bibita. Il Complesso delle Terme di Sant’Andrea Bagni è l’unica stazione idrotermale dell’Italia centro-settentrionale a raccogliere in uno stesso bacino acque per cure termali e acque minerali per cure idropiniche. La mescita è l’edificio dedicato a quest’ultima tipologia di cure e conta ben otto tipi diversi di acque medicinali da bere: è il solo dei due edifici ancora aperto al pubblico (da maggio a ottobre), anche se necessita di alcuni interventi di manutenzione. Le vecchie terme sono invece chiuse da 20 anni e sono in totale stato di abbandono e degrado. Il comitato “Noi, i ragazzi del Rio Fabbro”, costituito in occasione del censimento del FAI in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Medesano e le associazioni presenti sul territorio, sta promuovendo la raccolta voti per questo “Luogo del Cuore” con l’obiettivo di contribuire a tutelare e conservare questo complesso termale bisognoso di ingenti recuperi.