Silk-Faw Gavassa, M5S: “Chi finanzia davvero?”

Silk Faw Automotive red

A inizio maggio Silk-Faw, la joint venture tra Silk EV (società internazionale di ingegneria e design automotive) e Faw (uno dei maggiori produttori automobilistici cinesi), ha annunciato che il nuovo sito produttivo di automobili elettriche di alta gamma sarà realizzato a Gavassa, nel territorio comunale di Reggio, grazie a un investimento di un miliardo di euro.

Una notizia accolta da più parti con soddisfazione, ma che ha fatto alzare anche voci critiche, come quelle dei parlamentari emiliani del Movimento 5 Stelle Sabrina Pignedoli, Davide Zanichelli e Maria Edera Spadoni: “L’operazione ha suscitato unanimi entusiasmi, perché porterà certamente posti di lavoro e nuove possibilità di sviluppo al nostro territorio, ma la modalità con cui sta prendendo forma suscita perplessità, soprattutto di ordine finanziario e ambientale”.

Secondo gli eletti Cinque Stelle “il nome Silk-Faw Automotive Group Ltd compare in pochissimi documenti pubblicati su internet. In uno di questi si legge che una società delle isole Cayman, la Silk Ev Cayman LP, avrebbe emesso un’obbligazione convertibile sottoscritta per il valore di 15 milioni di dollari da Ideanomics Inc. Questi 15 milioni sono esplicitamente destinati a finanziare l’operazione Silk-Faw: perché fino ad ora questo non era stato reso pubblico? Qual è il ruolo di Ideanomics in questa vicenda?”.

Recentemente, hanno sottolineato i parlamentari M5s, “Ideanomics è stata protagonista del fallimento del progetto di una nuova borsa valori nel Delaware, finanziata anche con soldi pubblici. Tempo prima in Connecticut il suo maggior azionista, Bruno Wu, aveva lanciato con Ideanomics un immaginifico business high tech sostenuto da 10 milioni di dollari pubblici, poi finito nel nulla. Il nome di Bruno Wu e di almeno una sua impresa si ritrova anche nei Panama Papers. Le origini dei capitali che si investiranno a Reggio si perdono quindi nei meandri di trust insondabili e paradisi offshore. È solo una piccola parte dell’investimento, ma è l’unica finora rintracciabile”.

Per Sabrina Pignedoli, Davide Zanichelli e Maria Edera Spadoni “le aziende cinesi porteranno investimenti importanti, ma vengono anche a imparare in un distretto come la Motor Valley che il mondo ci invidia. È stato valutato l’impatto di una simile presenza sul futuro dell’automotive d’eccellenza italiano? Si sono considerate le conseguenze in prospettiva sui marchi europei e italiani? Si ha un’idea dell’impatto ambientale di questa nuova industria, che avrà un’estensione enorme, circa 320 mila metri quadrati? Le dichiarazione del presidente dell’Emilia-Romagna Bonaccini e del sindaco di Reggio Vecchi non sono state finora molto chiare riguardo allo sviluppo del progetto”.