Edilizia, Reggio dopo lo stop Superbonus. Pratissoli: servono detrazioni permanenti

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E’ stato un 2023 altalenante per quanto riguarda i dati delle ristrutturazioni edilizie: una prima fase dell’anno segnata da una forte frenata e, infine, una nuova ripresa spinta, soprattutto, dalla coda del Superbonus di dicembre.

Dopo un biennio caratterizzato da risultati record sulla riqualificazione degli edifici, con oltre 4.000 interventi all’anno, il 2023 ha fatto segnare nel complesso, a Reggio Emilia, un deciso rallentamento, con valori simili al periodo precedente l’introduzione dello stesso Superbonus.

Gli interventi edilizi autorizzati lo scorso anno dal Comune sono stati quasi 3.100, con una diminuzione del 27% rispetto all’anno precedente, che aveva fatto segnare il record di autorizzazioni.

Il dato relativo al biennio 2021-2022 è ancora più eclatante se confrontato con la media del periodo 2014-2020 pari a 2.800 interventi all’anno, con un aumento di quasi il 50%. Si chiude, così, un triennio straordinario caratterizzato dal Superbonus con oltre 11.200 interventi di ristrutturazione in attesa del 2024, che sarà caratterizzato, molto probabilmente, dall’effetto della chiusura del Superbonus e quindi da un mercato della ristrutturazione in netta contrazione.

TASSO ANNUO DI RISTRUTTURAZIONE – Il tasso annuo di ristrutturazione del parco immobiliare nel 2023 è stato pari all’1,60%, di poco superiore alla media del periodo 2014-2020 che era dell’1,45% e, soprattutto, inferiore all’obiettivo stabilito dall’Agenda 2030 che è del 2%, raggiunto per la prima volta nel 2021 e confermato l’anno successivo proprio grazie all’impulso del Superbonus.

NUOVA COSTRUZIONE – La nuova costruzione ha fatto registrare il dato più basso degli ultimi dieci anni ed ha riguardato solo l’1,3% degli interventi edilizi, con una significativa riduzione di quasi il 57% rispetto all’anno precedente, probabilmente anche a causa dell’entrata in vigore del nuovo Piano urbanistico generale (Pug) incentrato sul recupero dell’esistente. In tal senso si conferma un trend ormai consolidato nell’ultimo decennio con valori relativi alla nuova costruzione marginali rispetto agli interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente superiori al 98% del totale delle pratiche edilizie.

GEOGRAFIA DEGLI INTERVENTI EDILIZI – Negli ultimi anni, gli ambiti di Reggio Emilia più dinamici in termini di recupero del patrimonio edilizio esistente sono stati il centro storico, dove sono stati realizzati, dal 2015 ad oggi, oltre 2.100 interventi di manutenzione e riqualificazione, e l’Area nord della città, in particolare il Parco Industriale di Mancasale dove si sono contati dal 2017 ad oggi oltre 380 interventi. Il Parco Industriale di Mancasale è anche l’unico ambito cittadino che ha raggiunto e superato nel 2023 l’obiettivo del 2% del tasso annuo di ristrutturazione.

HANNO DETTO – “Il Superbonus è stato fondamentale per raggiungere l’obiettivo dell’Agenda 2030 relativo alla riqualificazione del patrimonio edilizio – spiega il vicesindaco con delega alla Rigenerazione urbana, Alex Pratissoli – e ha dato concretezza alla sfida della transizione energetica che ci impone, come priorità, quella di ridurre gli sprechi.

“Il settore edilizio – prosegue – è, infatti, responsabile per oltre un terzo delle emissioni di CO2: abbiamo edifici vecchi, energivori e dunque costosi per le famiglie, nonché insicuri visto che l’80% appartiene ad una classe sismica critica.

“Investire nella riqualificazione degli edifici significa ridurne il fabbisogno energetico, migliorare comfort e sicurezza ed indirettamente preservare il valore patrimoniale e sociale del tessuto edilizio esistente. Tutti obiettivi irraggiungibili senza una politica di agevolazioni adeguata e di lungo periodo.

“In questo contesto non è chiaro quale strategia nazionale si vorrà adottare dopo il Superbonus che, da solo, ha contribuito a quasi la metà dei risparmi energetici conseguiti nel 2022 dall’Italia e ha generato un impatto determinante sull’aumento dell’occupazione e del Pil nazionale – aggiunge il vicesindaco Pratissoli – Del Superbonus si è parlato soprattutto in ragione di quanto sia costato al bilancio statale, considerazione, tuttavia, a mio parere mal posta. Questi bonus, infatti, sono una parte delle risorse che l’Italia, come altri Paesi dell’Unione Europea, ma anche gli Usa con l’Inflation Reduction Act, hanno dedicato alla transizione ecologica. Pochi o troppi è una scelta politica che dipende dalle strategie individuate e dalla velocità alla quale si vuole attuare la transizione verso un’economia più verde.

“L’errore non è stato nello spendere queste risorse, ma nel modo in cui sono state spese: troppi soldi per bonus irrilevanti ai fini della transizione come quello delle facciate, che hanno generato anche la maggior parte delle truffe, piuttosto che a favore di villette anziché condomini. Inoltre, l’eccessiva concentrazione del Superbonus in un breve lasso di tempo, ha avuto un impatto sconsiderato sui prezzi di mercato e ha limitato le opportunità di intervento, specialmente per i condomini che richiedono un periodo più lungo per la pianificazione dei lavori.

“La decarbonizzazione del patrimonio immobiliare necessita, invece, di detrazioni fiscali permanenti – conclude il vicesindaco – con regole chiare e stabili, in grado di aumentare i controlli e favorire la programmazione di investimenti sulla riqualificazione energetica di lungo periodo. Questo, per evitare speculazioni sul valore delle forniture e dei lavori e programmare l’impatto sui conti pubblici, ad esempio, attraverso meccanismi già sperimentati come quelli delle aste per gli incentivi delle fonti rinnovabili che limitano annualmente la capienza dei contributi statali”.



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