Due Vite, cocktail di stile e sofferenza

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7.8

Il nuovo libro di Emanuele Trevi, vincitore del Premio Strega 2021, è senza dubbio un libro scritto con stile, e, certamente, molto sofferto.

Le Due Vite raccontate sono quello dello scrittore Rocco Carbone, morto in un incidente stradale nel 2008, e di Pia Pera, critica letteraria, traduttrice e scrittrice scomparsa nel 2016. Due amici dello scrittore romano che hanno occupato spazi importanti della sua vita, ciascuno con il proprio carattere e sensibilità.

A evocare i morti la scrittura, sostiene Trevi, «è un mezzo singolarmente buono» e scriverne ci si accorge «ben presto che il morto è attirato dalla scrittura, trova sempre un suo modo inaspettato per affiorare nelle parole che scriviamo di lui, e si manifesta di sua propria volontà, non siamo noi che pensiamo a lui, proprio lui una buona volta». La presenza di Rocco era di un tipo, quella di Pia di un altro. E vite sostanzialmente diverse, seppure vissute nello stesso ambiente culturale.

A Milano, Pia Pera, prima di trasferirsi in terra Toscana e praticare l’ortocoltura (pubblicò “L’orto di un perdigiorno”), in una tenuta di famiglia, abitava in via Archimede. «Davvero voleva lasciare quella casa così bella a (sic) via Archimede? – si chiede Trevi – Quando la stazione fu abbattuta … verso la fine del secolo [l’800] nacque un quartiere operaio di villette unifamiliari, tutte dotate di qualche metro quadro di terreno destinato a orti e giardini. Dalla finestra di casa di Pia si godeva, ancora un secolo dopo, la vista di questo paesaggio urbano inconsuetamente ricco di spazi verdi ingegnosamente coltivati». E, forse, si sarebbero potute sentite ancora le voci di tanti antifascisti, fra cui quelle di diversi reggiani, che nei primi anni Venti del Novecento, in quel quartiere operaio, avevano trovato temporaneo rifugio dalle persecuzioni squadristiche.
Il libro vola alto con citazioni colte e rimandi a grandi autori del passato tra i quali Nabokov, Čechov, Puskin e altri tutti scrittori russi amati da Pia, e dei quali è stata attenta traduttrice. Ma com’era Pia?

La «“signorina inglese”: una specie di Mary Poppins all’incontrario, per nulla pedagogica, dotata di pericolose riserve di incoerenza e suscettibilità stranamente amalgamate a una dolcezza del carattere che a volte erompeva in maniera commovente dai modi ironici e maliziosi. Ci eravamo conosciuti a Frosinone, un gelido giorno di dicembre del 1987».
Rocco Carbone era totalmente diverso, «era una di quelle persone destinate ad assomigliare sempre più al proprio nome. Fenomeno inspiegabile, ma non così tanto. “Rocco Carbone” suona, in effetti, come una perizia geologica. E molti lati del suo carattere per niente facile suggerivano un’ostinazione, una rigidità da regno minerale».

Pia morta di SLA e Rocco di morte violenta, che gli induce nei mesi successivi una strana insonnia «generata dalla paura del sonno», convinto che Rocco fosse stato ucciso perché avrebbe scoperto ipotetici traffici illeciti di rifiuti nel suo paese natale dell’Aspromonte, Cosoleto.
In quel periodo Trevi e la moglie, Chiara Gamberale, avevano affittato una casa isolata in Grecia, sulla costa meridionale di Samo. Tormentato dalla morte dell’autore di “Apparizione”, decide di godersi il fresco «aspettando l’aurora». «La luce della luna – scrive – faceva letteralmente brillare le migliaia di ciottoli bianchi della spiaggia, e tracciava una pista argentata sulla superficie del mare, fino all’orizzonte». Abbandonato sul «relitto di sedia a sdraio» che aveva trovato sulla spiaggia, godendosi «un torpore parziale», cerca «di non richiudere gli occhi per non cadere nella solita trappola». In quella condizione di torpore, e illuminato dalla luce lunare, gli «è venuto in testa un pensiero» già vero ancor prima di essere riconosciuto come tale.

«Quel malessere, quel sintomo così fastidioso legato al sopraggiungere del sonno, non era “conseguenza” dello shock dovuto alla morte improvvisa di Rocco, come avevo pensato fin dall’inizio. No, non si trattava di un semplice riflesso psicologico: era Rocco stesso».
Solo per chi ha tempo e sta oziando su un lettino da spiaggia, va bene anche se è quella romagnola.

(Emanuele Trevi, Due vite, Neri Pozza, Venezia 2020, pp. 128, 15,00 euro, recensione di Glauco Bertani).

Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia.

I nostri voti


Stile narrativo
7.5
Tematica
7
Potenzialità di mercato
9