I numeri parlano chiaro: nel 2024, in Emilia-Romagna, i consumatori di crack in carico ai servizi che si occupano di dipendenze sono stati 2.288, in aumento sia rispetto ai 1.811 del 2023 che ai 1.741 del 2022. Un fenomeno in costante crescita negli ultimi anni: dal 2010 a oggi l’aumento registrato è stato del 95%, praticamente un raddoppio.
Degli oltre duemila consumatori di crack in questione, lo scorso anno 486 sono stati assistiti dai servizi bolognesi, 348 da quelli reggiani, 342 da quelli parmigiani, 269 da quelli modenesi, 142 da quelli piacentini, 119 da quelli ferraresi, 53 da quelli imolesi e 529 dai servizi delle tre province della Romagna.
La questione è tornata di stretta attualità dopo le polemiche degli ultimi mesi sulla decisione di alcune amministrazioni comunali di distribuire gratuitamente pipe sterili alle persone che fanno abitualmente uso di crack: per il centrosinistra si tratta di misure utili per la cosiddetta “riduzione del danno”, finalizzata a limitare i rischi sanitari derivanti dall’utilizzo – da parte dei consumatori abituali – di strumenti di fortuna; secondo il centrodestra, invece, così facendo si faciliterebbe (anziché disincentivare) il consumo di sostanze stupefacenti.
Il tema è arrivato in commissione Politiche per la salute e politiche sociali della Regione Emilia-Romagna, presieduta dal consigliere Gian Carlo Muzzarelli, che ha audito l’assessore regionale alla sanità Massimo Fabi e i rappresentanti di strutture e servizi che si occupano appunto di tossicodipendenze.
Per Fabi il dibattito sull’uso delle pipe per il crack “si è piegato alla sterile polemica politica”: la questione della distribuzione o meno di pipe sicure “non può e non deve diventare terreno di scontro ideologico, non deve essere perso di vista l’obiettivo, che è quello di aiutare persone che stanno vivendo condizioni di vulnerabilità. Il nostro obiettivo deve essere quello di ridurre i danni, contenere i rischi per la salute individuale e collettiva, favorire l’accesso ai servizi e, soprattutto, restituire dignità a chi è troppo spesso relegato ai margini della società”.
Secondo l’assessore “quando ci si concentra solo sullo slogan o sul posizionamento politico, si rinuncia alla responsabilità di dare risposte concrete a bisogni urgenti”.
Fabi ha poi illustrato gli obiettivi della Regione: “Ci sono evidenze scientifiche che dimostrano come la distribuzione di strumenti sicuri non aumenti in alcun modo il consumo di sostanze, che comunque sono assunte dai consumatori anche con mezzi non adeguati. La distribuzione di questi ausili diventa anche un modo, da parte dei servizi, per agganciare i consumatori. Ignorare tutto questo significa tradire il mandato che le istituzioni hanno nei confronti delle persone e della comunità”.
L’assessore ha quindi invitato le parti politiche a “spostare il dibattito: meno ideologia e più pragmatismo. Non si tratta di essere favorevoli o contrari alla droga, una semplificazione che tradisce e riduce la complessità del fenomeno, ma di decidere se vogliamo occuparci della salute e della vita delle persone o limitarci a fare propaganda”.







Già, più pragmatismo, proprio ciò che manca, egregio assessore! E cerchi di dare risposte meno banali/semplicistiche, grazie