Martedì 28 e mercoledì 29 gennaio il consiglio di presidenza di Confcooperative si è recato a Bruxelles in occasione dell’Anno internazionale delle cooperative proclamato dall’Onu per il 2025. Della delegazione hanno fatto parte anche il presidente di Confcooperative Emilia-Romagna, Francesco Milza, e il reggiano Matteo Caramaschi, presidente di Confcooperative Terre d’Emilia, insieme ai cooperatori emiliano-romagnoli membri del consiglio di presidenza nazionale.
I rappresentanti della centrale cooperativa hanno incontrato – in appuntamenti specifici dedicati a sviluppo e investimenti – il vicepresidente della Commissione Europea Raffaele Fitto e il neo-ministro ad affari europei, sud, politiche di coesione e Pnrr Tommaso Foti.
E poi ancora: il nuovo capo della Direzione generale per la salute e la sicurezza alimentare Sandra Gallina; Francesco Corti, membro del gabinetto di Roxana Mînzatu, vicepresidente esecutiva della Commissione Europea e commissaria europea per le competenze, l’istruzione, la cultura, il lavoro e i diritti sociali; l’ex presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta, che ha parlato del suo rapporto “Molto più di un mercato”; 35 europarlamentari europei, tra i quali la vicepresidente del Parlamento europeo Antonella Sberna, la copresidente dell’intergruppo Irene Tinagli e l’ex presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.
Al centro del confronto le sfide e le opportunità legate alla transizione ecologica, all’inclusione e alla sostenibilità, con approfondimenti specifici su agroalimentare, credito, welfare, casa e appalti. Temi e ambiti di lavoro, ha osservato Caramaschi, “che vedono la cooperazione particolarmente attiva, avendo a riferimento gli interessi delle comunità e quei principi di sostenibilità che riguardano l’ambiente, la giustizia sociale, la qualità del lavoro, l’inclusione e le pari opportunità”.

“Sono stati due giorni intensi e molto proficui”, ha sottolineato Milza, “durante i quali abbiamo potuto toccare con mano la dimensione europea del modello di impresa cooperativa in un contesto storico mondiale reso sempre più complesso dagli attuali sviluppi geopolitici, che comportano scelte di indirizzo forti e significative da parte dell’Unione Europea. Abbiamo apprezzato molto l’assegnazione di una delega specifica per l’economia sociale alla commissaria europea Roxana Mînzatu, a sottolineare l’importanza di un ambito in cui ci riconosciamo pienamente: non a caso la Regione Emilia-Romagna è stata la prima e unica istituzione nel panorama nazionale ad assegnare, su nostro impulso, una delega all’economia sociale all’interno della sua giunta, in particolare al vicepresidente Vincenzo Colla”.

I numeri dell’economia sociale, evidenziati dal presidente nazionale di Confcooperative Maurizio Gardini durante la visita in Belgio, confermano l’importante peso che il mondo cooperativo italiano riveste all’interno di questo sistema. Da quanto emerso, infatti, l’economia sociale rappresenta una componente fondamentale dell’economia europea, con 4,3 milioni di imprese e oltre 11,5 milioni di occupati – e le cooperative ne sono parte integrante con 4,5 milioni di occupati. Di questi, 1,3 milioni sono occupati dalla cooperazione italiana e circa la metà di loro lavora nelle 16.500 imprese associate a Confcooperative, che rappresentano il 4% del Pil nazionale.
Nel sottolineare l’importanza di una gestione sostenibile delle risorse pubbliche, Gardini ha anche ricordato che gli appalti pubblici comunitari rappresentano il 14% del Pil dell’Unione europea e costituiscono “un’opportunità di crescita per le imprese locali”.
Proprio per questo, ha aggiunto il presidente di Confcooperative Terre d’Emilia Caramaschi, “è fondamentale che nelle gare vengano adottati criteri di selezione che privilegino la qualità e il radicamento delle imprese nei territori anche come elemento che agevola i controlli”. Da Confcooperative, inoltre, sono giunte a Bruxelles sollecitazioni anche per un aumento delle risorse destinate al welfare da parte degli Stati membri dell’Unione Europea.







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