Autonomia, l’Emilia-Romagna chiede 15 competenze su 23

Lunedì 11 febbraio il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini ha chiuso così a Bologna il seminario dedicato alla proposta sul regionalismo differenziato in vista della possibile intesa con il governo: “L’Emilia-Romagna ha avanzato una sua proposta per ottenere maggiore autonomia, nel pieno rispetto della Costituzione, dell’unità nazionale (principio per noi sacro e inviolabile) e della solidarietà tra territori”.

Una proposta che, secondo Bonaccini, “è stata condivisa fin dall’inizio con le forze sociali, sindacati e imprese, i territori, le università e le associazioni del terzo settore, tutti soggetti riuniti nel Patto per il Lavoro, e discussa a ogni passo in assemblea legislativa, dove mai c’è stato un voto contrario da parte delle forze politiche, con anzi correzioni accolte e presentate dalle opposizioni. Una proposta che premia una Regione virtuosa e con i conti in ordine, che vuole continuare a crescere facendo crescere il paese, non certo spaccarlo”.

L’incontro, organizzato dalla stessa Regione, è stato occasione di confronto con la società emiliano-romagnola: istituzioni e amministratori locali, rappresentanti dei lavoratori e delle categorie economiche, mondo accademico: “Chi nelle ultime settimane si è lanciato in una campagna che, quella sì, punta a dividere le cosiddette Regioni ricche da quelle povere, ho l’impressione che la proposta dell’Emilia-Romagna non l’abbia nemmeno mai letta”, ha attaccato Bonaccini.

“Se lo facesse scoprirebbe che noi chiediamo 15 delle 23 competenze possibili, che mai abbiamo aperto il capitolo del residuo fiscale e che non chiediamo un euro in più allo Stato, sottraendo fondi al bilancio nazionale, magari a danno di altri territori. Chiediamo, invece, risorse certe per fare una programmazione seria. Come? Potendo gestire direttamente qui le risorse già ora spese dallo Stato per le competenze che proponiamo ci vengano trasferite, convinti di poterlo fare meglio, per rendere più efficienti i nostri servizi e più rapide le risposte della pubblica amministrazione ai cittadini e alle imprese, potenziando il welfare e la sanità regionali e per poter aiutare chiunque abbia davvero bisogno”.

“Mi piacerebbe vedere – ha aggiunto il presidente dell’Emilia-Romagna – tutti impegnati in questo sforzo, che è anche lo sforzo per tagliare sprechi e inefficienze, e siamo convinti che il nostro sia un percorso che altre Regioni, del sud, del centro e del nord, possano avviare. Non a caso tante hanno iniziato a farlo. Chi banalizza la proposta di un intero territorio dovrebbe, appunto, approfondirne prima i contenuti”.

Stefano Bonaccini ER

La prossima mossa è la possibile intesa con il governo: “Rivendico il percorso comune fatto con Lombardia e Veneto, che, ribadisco, sono convinto debba essere portato fino in fondo insieme, ma a un percorso comune corrispondono progetti che ognuno ha pensato per sé. L’Emilia-Romagna ha presentato il suo: spetta ora all’esecutivo formulare una proposta di intesa che, a giorni, il presidente del consiglio Conte dovrebbe illustrarci. Ci aspettiamo risposte chiare rispetto al confronto in sede tecnica e ministeriale avviato a luglio, risposte che non saranno tanto al sottoscritto, bensì agli emiliano-romagnoli”.

L’articolo 116 della Costituzione, al terzo comma, prevede l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori “forme e condizioni particolari di autonomia” attraverso una legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta, sulla base di un’intesa tra il governo e la Regione interessata.

Nell’ottobre del 2017 la Regione Emilia-Romagna, dopo aver definito il proprio progetto di maggiore autonomia insieme a tutte le parti sociali riunite nel Patto per il Lavoro e averlo sottoposto all’assemblea legislativa regionale, che votò il mandato al presidente Bonaccini, fu la prima Regione italiana a firmare con l’esecutivo nazionale la dichiarazione d’intenti per l’avvio del confronto, cui seguì dopo poche settimane l’avvio del tavolo paritetico col governo insieme anche alle Regioni Lombardia e Veneto. Il percorso, infine, il 28 febbraio del 2018 portò le tre Regioni a siglare un accordo preliminare con l’allora governo in carica, e poi ad avviare il negoziato con l’attuale esecutivo.

Lo scorso 18 settembre, l’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna ha approvato di fatto il progetto definitivo (con il sì della maggioranza e l’astensione delle opposizioni) votando una risoluzione per la maggiore autonomia – con la richiesta della Regione di poter acquisire la gestione diretta di 15 competenze in aree strategiche come politiche per il lavoro; internazionalizzazione delle imprese, ricerca e innovazione; istruzione; sanità; tutela dell’ambiente e dell’ecosistema; relazioni internazionali e rapporti con la Ue – impegnando il presidente Bonaccini a proseguire il confronto con il governo, aggiornando il parlamento regionale trasmettendogli lo schema d’intesa prima della sua formale sottoscrizione.