Anche Reggio dice addio alle cabine telefoniche: ne resteranno solo 9

«Questa cabina sarà dismessa dal…» è il cartello di avviso esposto in molte cabine telefoniche pubbliche. A Reggio Emilia città c’erano sessantanove impianti stradali di telefonia pubblica. Ne rimarranno nove. In diversi comuni della provincia, molte di esse rimarranno attive, come a Castelnovo ne’ Monti, e in quasi tutti i Comuni montani e della Pedecollina. Spostandoci nella Bassa ne troveremo ancora a Guastalla, Gualtieri e in altri. Mentre a Rubiera, ad esempio, saranno tutte rimosse.

A decretare la loro rimozione è stata l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcom). Con la delibera dello scorso 23 maggio, l’Autorità della concorrenza consentiva alla società telefonica Tim di rimuovere le cabine e le cupole stradali. In Italia resteranno attive circa un migliaio di impianti pubblici: quelli collocati in punti sensibili come ospedali e strutture sanitarie equivalenti; carceri e caserme, nei rifugi alpini e nelle zone dove non arriva la copertura della rete mobile. Prima della delibera Agcom nelle vie e nelle strade italiane era attivi 16.073 telefoni pubblici, a cui si aggiungono le 1.801 postazioni collocate in ospedali, carceri e caserme e le 470 presenti nei rifugi di montagna.

La decisione dell’Agcom è stata presa in seguito ad un’indagine conoscitiva, da cui è emerso che solo lo 0,5% della popolazione aveva utilizzato il servizio di telefonia pubblica nei novanta giorni precedenti, mentre il 12% non ne aveva mai usufruito. Secondo lo studio, inoltre, più dell’80% degli intervistati non avvertiva più l’esigenza di utilizzare il servizio di telefonia pubblica e oltre il 70% riteneva che la presenza di cabine telefoniche non fosse più indispensabile. Oggi la copertura radiomobile nelle zone servite dal servizio di telefonia pubblica arriva a una percentuale del 99,2 per cento.

Si chiude così un’epoca.

«Non sei mai solo quando sei vicino a un telefono», era lo slogan pubblicitario usato dalla Sip (come si chiamava allora Telecom che poi è divenuta Tim) negli anni Settanta, decennio in cui gli impianti stradali passarono dalle 2500 unità del 1971, raddoppiate l’anno successivo, per arrivare a un numero di 33.000 unità. Nei prossimi anni quei box fatti in materiale metallico con ante e pareti in vetro trasparente saranno oggetti rari.

Con la diffusione della cabina pubblica negli anni Settanta, si diffuse pure la produzione di gettoni, introdotti in Italia nel 1927. «A partire dalla seconda metà degli anni Settanta – si legge nella scheda storica fornitaci da Tim – ai gettoni e alla moneta si affiancò progressivamente l’uso di carte telefoniche prepagate. Le prime schede, in via sperimentale, furono utilizzate nel 1976.
Inizialmente erano schede magnetiche di tipo verticale, di colore giallo-blu, che non venivano restituite dagli apparecchi all’esaurimento del credito. Nell’arco di un decennio si diffonde la carta ‘orizzontale’, sempre a banda magnetica, che veniva restituita anche dopo l’esaurimento del credito. La prima cabina telefonica stradale in Italia fu installata in piazza San Babila a Milano il 10 febbraio 1952. La struttura in metallo e vetro è una caratteristica che restò pressoché invariata nel corso dei decenni successivi. In precedenza i telefoni pubblici erano quasi esclusivamente installati nei Posti telefonici pubblici (PTP), oppure venivano ospitati presso esercizi commerciali come bar, edicole, ristoranti».

Comunque per chi volesse sapere dove sono rimaste le «cabine, un luogo sicuro» – per citare uno sketch del gruppo comico Broncoviz trasmesso in «Avanzi» (RaiTre, 1993), uno sfottò verso l’uso dei telefoni cellulari che, in quegli anni, stava prendendo piede – nel sito web di Tim può trovare ciò cerca.