«Volevo scrivere una storia dell’orrore». E c’è riuscito molto bene Andrea Morstabilini, scegliendo l’ambiente giusto. «A questo scopo, quell’estate, avevo affittato una casa non lontano da dove ero nato e cresciuto … Avevo scelto Villa Malnati … È una casa brutta e severa, tutta angoli e bitorzoli, che siede corrucciata in cima a una collina su un’ansa dell’Adda, nel territorio di Lodi, dove il fiume canta una canzone monotona e uggiosa, a cui rispondono i ronzii altrettanto ripetitivi dei moscerini e delle zanzare».
Ma anziché scriverlo, il protagonista si trova immerso in una storia dell’orrore. A questo punto il lettore si troverà un po’ confuso. E io non l’aiuterò a far chiarezza. Anzi, gli do volentieri una spintarella verso l’abisso che si apre sotto la pianura dove il fiume Adda scorre monotono e misterioso e la nebbia nasconde l’orrore. Però, siamo nella calura del mese d’agosto, le foglie sono immobili e gli insetti ronzano quando il nostro scrittore sale il vialetto che lo conduce nella straniante Villa Malnati, grondante di storia arcana. Incrocia il misterioso custode, intento a scavare una buca, non c’è traccia invece della governante, che spunterà prima o poi.
Si sistema in una camera, tira fuori dalla valigia i libri che lo dovranno ispirare Poe, Lovecraft e altri; fa spazio su un tavolino per la Antares, che gliela consegneranno il giorno dopo. Ed esplora le stanze, compresa l’unica stanza che, secondo il contratto di affitto, deve rimanere a disposizione dell’Istituto locatore, IPA. Una scala porta alla torre, vi si inerpica, ma un’inferriata gli impedisce di entrare nella soffitta. Sente un rumore. È forse frutto della sua immaginazione?
Tutto il romanzo gioca sull’ambiguità. Incontri e oggetti reali sembrano confermare il mistero che circonda quella villa ottocentesca, forse testimone di un orribile delitto, ma altrettante controprove potrebbero confermare il contrario. Apparizioni o prodotti della sua fantasia sovreccitata? Neppure l’arrivo di Emiliano, suo vecchio amico dalla mente scientifica scioglie l’ambiguità. Il signor M-, suo vicino di casa, gli racconta storie della pianura che incombe e che potrebbe nascondere misteri di sabba, di streghe e di gente persa nella profondità nebbiosa dei secoli, travolta dall’irrefrenabile volontà demoniaca di ballare fino all’esaurimento se non alla morte.
Vi è un’oscura divinità che espande le sue radici in ogni angolo della pianura fino alle pendici dei monti? I suoi altari sono quei blocchi neri di roccia che spuntano qua e là nella piattezza della terra padana? Che legami ci sono fra l’enigmatica sigla IPA, la Villa e tutto il mistero che avvolge le profondità della terra da cui escono voci e suoni piuttosto che la superficie abbagliata dal sole e dal riflesso delle acque del fiume?
Senza aver risolto il mistero affido a voi lettori il piacere dello svelamento. Buona lettura.
(Andrea Morstabilini, Aldilà, Il Saggiatore, Milano 2020, pp. 304, 20,00 euro; e. book 9,99 recensione di Glauco Bertani)
Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia
COLONNA SONORA
MOONFACE, Headed For The Door”
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