Tra i numerosi ospiti dell’edizione 2022 del Festival Aperto di Reggio c’è anche l’orchestra Rivers of Sound di Amir Elsaffar, di scena al teatro Ariosto sabato 12 novembre. Un esperimento musicale, culturale e sociale nato nel 2015 dall’idea del compositore e trombettista iracheno-americano, che ha riunito 17 musicisti e musiciste provenienti da una grande varietà di nazionalità e tradizioni: oltre a quelle occidentali jazz e classica ci sono il Medio Oriente, l’India e i relativi strumenti – dall’oud al santur, dal mrundangam al vibrafono.
Durante prove e performance le culture individuali sfumano per lasciar emergere un sentimento di condivisione: attraverso l’improvvisazione il gruppo forma un microcosmo sociale non-gerarchico, fondato sulla connessione e il comune sentire, in una ricerca collettiva di bellezza.
Il nome dell’orchestra riflette il fluire magmatico e policentrico di una musica ricca di energia e in costante trasformazione. Sulla base della risonanza armonica come principio regolatore, Rivers of Sound incorpora elementi del maqam modale microtonale del Medio Oriente, il jazz e altre prassi musicali, per creare un ambiente musicale che si sposta verso modi di comunicazione musicale disinibiti.
Il più alto ideale nella musica maqam è il raggiungimento di uno stato di tarab, ossia di estasi musicale, che risulta dal dissolversi dei confini tra il sé e l’altro-da-sé, mentre musicisti e pubblico godono insieme della musica. Come le altezze e i ritmi si fanno fluidi, altrettanto accade ai confini culturali: gli elementi che tradizionalmente dividono le persone sono ricontestualizzati in un fresco paesaggio transculturale.
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che forza i reggiani! inarrestabili e inamovibili, brontolano per 5 anni e poi via testa bassa e pedalare! certo che il primo che dice qualcosa
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