Agricoltura, presentate le linee generali del Piano sviluppo rurale 2021-2022 dell’Emilia-Romagna

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Le politiche agricole europee dei prossimi anni dovranno tenere in equilibrio produttività, competitività e sostenibilità e dovranno quindi creare lavoro e ricchezza per le filiere dell’Emilia-Romagna, puntando allo stesso tempo su biologico, qualità, innovazione e mitigazione dei cambiamenti climatici: è questa l’idea che sta alla base delle linee generali del Piano di sviluppo rurale 2021-2022 illustrate in Commissione politiche economiche dall’assessore regionale all’agricoltura Alessio Mammi, che si è confrontato su una prima ipotesi di lavoro con la Consulta agricola e con le rappresentanze del mondo agricolo.

Si tratta di un piano biennale di transizione che permette di esaurire le risorse del precedente programma pluriennale e che prepara ai prossimi sette anni di programmazione, prevedendo in questo caso risorse aggiuntive da Recovery Fund e Next generation Eu (Ngeu) stanziate per la ripresa dall’emergenza Covid-19.

“Le risorse previste per agricoltura e settore agroalimentare non sono assolutamente sufficienti”, ha rimarcato l’assessore Mammi: “Auspico che possano crescere con la programmazione che farà il nuovo governo; noi abbiamo mandato le nostre proposte al nuovo ministro Patuanelli e pensiamo che le risorse vadano concentrate nelle nelle filiere strategiche per il Paese. Inutile dire che l’agricoltura è un settore cruciale e che occorrono risorse adeguate per fare gli investimenti che servono”.

Stando alla giunta Bonaccini, infatti, quello in arrivo sarà un settennato con il segno più, con un leggero aumento delle risorse a disposizione, “ma comunque – ha ammesso Mammi – non sufficiente per sostenere quella che secondo noi deve essere una vera politica agricola comune”.

Ancora non è chiaro quali saranno le risorse effettivamente a disposizione, che vengono assegnate a livello nazionale ma che devono ancora essere ripartite: si stima possano essere intorno ai 380 milioni di euro (330 milioni circa da fondi ordinari e quasi 50 milioni da Ngeu), che serviranno a completare i lavori già avviati – e in alcuni casi ad aprire nuovi bandi – su temi come l’ammodernamento e la diversificazione, l’insediamento dei giovani, l’approccio di filiera, la gestione dei rischi, la prevenzione dei danni da gelate e cimice asiatica, la biodiversità, la qualità delle acque e del suolo, la riduzione delle emissioni di ammoniaca, la forestazione ambientale, i servizi alla popolazione, la digitalizzazione e l’agricoltura di precisione.

“L’agricoltura è cibo, ambiente, cultura e identità”, ha ricordato l’assessore Mammi in commissione: “La sfida dell’Emilia-Romagna per i prossimi anni sarà impegnativa perché dovremo affrontare il fatto che la competizione per la produzione e la distribuzione di cibo continuerà a crescere, mentre cambieranno le diete e il tipo di alimentazione e dovremo affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici. Crescerà anche l’attenzione per la qualità e la sicurezza alimentare e questa per noi è un’opportunità, dal momento che siamo la regione italiana con più prodotti certificati e tracciati”.