Aemilia. Il prefetto di Reggio: la ‘ndrangheta non è sconfitta

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Le condanne in primo grado del processo Aemilia, di cui si apre tra pochi giorni l’appello a Bologna, non hanno fermato la ‘ndrangheta. Che in provincia di Reggio Emilia continua ad operare secondo le vecchie logiche, soprattutto inquinando il ricco tessuto produttivo. Parola del prefetto Maria Forte ascoltata a Roma, a palazzo San Macuto, dalla stessa commissione parlamentare Antifamia che l’1 aprile del 2019 aveva scelto la citta’ del Tricolore come sede della sua prima riunione.

Forte comunica innanzitutto che le pratiche di interdittiva antimafia aperte sono ad oggi 15, per l’80% inerenti aziende del settore edile e riconducibili alla cosca Grande Aracri di Cutro, colpita dal maxi processo finito il 31 ottobre del 2018. “Le nostre verifiche in sede di interdittiva – spiega Forte – riguardano societa’ che sono sempre nel loro ambito quindi non c’e’ coinvolgimento del territorio. Sono le solite famiglie che cercano di salvare il proprio patrimonio”.

Rispondendo ad una domanda del presidente della commissione, il senatore Nicola Morra del M5s, il prefetto conferma poi che uno dei metodi di “conquista” delle aziende, l’imposizione da parte della cosca di lavoratori sottopagati coordinati da affiliati del clan, e’ ancora in voga sul territorio. “In sede di analisi di una interdittiva si e’ verificata l’imposizione e l’utilizzazione di manodopera all’interno del cantiere”. Anche se in modo “marginale”, si assiste inoltre ad una espansione della penetrazione anche in altri settori economici. Due interdittive su 15, infatti, hanno riguardato una erbosteria e una azienda di prodotti alimentari.

Il prefetto reggiano ritiene pero’ che dopo il processo “la percezione anche a livello inprenditoriale e’ elevata”. E mentre prima erano le aziende a cercare i favori della cosca, ora solo “qualche imprenditore in difficolta’ che ha bisogno di liquidita’ si rivolge direttamente” alle organizzazioni criminali, tra cui “il gruppo calabrese e’ dominante sul nostro territorio rispetto a una presenza siciliana o della Camorra”.

Anche per questo Forte annuncia: “Io sto preparando una conferenza dedicata agli imprenditori cosi’ come avevo fatto due anni fa perche’ penso che bisogna sensibilizzare gli operatori del settore per capire quali sono i rischi e le improvvide azioni che possono compiere, trovandosi poi coinvolti senza rendersene conto”.
Inoltre, “finito il periodo elettorale nella nostra regione avevo intenzione di procedere anche attraverso comitati per Unioni di Comuni per richiamare nuovamente l’attenzione degli amministratori locali. Il processo Aemilia ha costituito un grosso punto di riferimento come affermazione del principio di legalita’ e come alert del pericolo dell’infiltrazione e adesso partira’ l’appello, quindi ci vuole una sensibilita’ maggiore per i rischi, anche se proprio recentemente ho avuto un incontro con un sindaco che mi e’ venuto a rappresentare”.

Quindi, conclude Forte, “la sensibilita’ c’e’ ma il problema e’ che non basta solo la consapevolezza, bisogna anche capire qual’e’ il passaggio per cui uno si trova poi direttamente coinvolto” (fonte Dire).