Primo Tricolore speciale per la sanità reggiana

Primo Tricolore laboratorio RT Albinea

Lo scorso 15 giugno il consiglio comunale di Reggio ha approvato all’unanimità una mozione unitaria (firmata da tutti i 32 consiglieri di maggioranza e opposizione) per consegnare il Primo Tricolore al personale medico e sanitario reggiano come segno di riconoscenza della città per l’impegno straordinario in prima linea durante i difficili mesi dell’emergenza Coronavirus.

A partire da questa premessa, le artigiane del laboratorio di fama nazionale RT – Restauro tessile di Albinea hanno deciso di dare il loro contributo offrendosi di realizzare volontariamente e a titolo gratuito una speciale copia – tessuta e ricamata a mano – della prima bandiera italiana, che sarà consegnata all’Ausl di Reggio ed esposta in uno spazio pubblico all’interno dell’Arcispedale Santa Maria Nuova.

“Nella fase più drammatica e impegnativa per la vita della nostra città e dei nostri concittadini ci siamo spesso interrogate su come poter portare il nostro personale contributo a supporto dell’emergenza”, hanno spiegato le artigiane: “Come tante altre realtà, sentiamo un forte radicamento con gli spazi e la storia di Reggio e guardiamo al nostro lavoro con crescente responsabilità civica. Venendo a conoscenza della volontà dell’amministrazione di donare il Primo Tricolore all’arcispedale S. Maria Nuova, come segno di unità e vicinanza tra gli enti della città ci siamo proposte per realizzarlo con le nostre capacità e competenze artigiane”.

Proprio in questi giorni il presidente del consiglio comunale Matteo Iori, insieme con alcuni consiglieri, ha effettuato una visita istituzionale al laboratorio RT per ammirare la splendida opera, ormai quasi compiuta: “Voglio esprimere, a nome di tutto il consiglio comunale, un ringraziamento speciale a queste artigiane” ha detto Iori. “Il loro prezioso lavoro contribuirà a rendere ancora più importante e denso di significato questo Primo Tricolore, dedicato al personale sanitario reggiano e all’altrettanto prezioso lavoro svolto in questi mesi di pandemia”.

Grazie alla visita, ha aggiunto, “abbiamo conosciuto una realtà importante e affascinante del nostro territorio, incontrando persone di grande competenza, che in un certo senso rappresentano tutti i cittadini: mettendo cioè a disposizione la loro professionalità, esse ringraziano le istituzioni e la sanità per aver fronteggiato l’emergenza Covid-19, all’altezza di una situazione inimmaginabile. Esse sono simbolo di quella disponibilità e capacità di fare insieme che da sempre caratterizza i reggiani e il loro modo di affrontare anche le criticità più drammatiche”.

Ad accogliere il presidente Iori e la delegazione di consiglieri – formata da Gianni Bertucci, Matteo Melato, Cristian Panarari, Palmina Perri e Cinzia Ruozzi – sono state le restauratrici Ivana Micheletti, Stellina Cherubini, Cristina Lusvarghi e Annalisa Biselli, che operano nel laboratorio insieme con la collega Angela Lusvarghi, occupandosi dal 1993 di restauro e conservazione di tessili antichi, arazzi, costumi, paramenti ecclesiastici e tappezzerie. La loro formazione è legata allo studio e alla conservazione dei beni culturali, artistici e archeologici.

“Prendendoci cura del patrimonio tessile del nostro territorio conosciamo profondamente il valore di questi oggetti come testimonianza e simbolo di ciò che è stato e di ciò che sarà nel tempo”, hanno spiegano le restauratrici: “Per questi motivi abbiamo realizzato la Bandiera Tricolore per l’arcispedale di Reggio, mettendo in campo l’esperienza nella ricerca di materiali e nelle modalità di confezione per rispettarne gli aspetti storici”.

Le tele di seta appositamente tinte, ad esempio, sono frutto di una ricerca sui colori del Risorgimento, che si è avvalsa dell’archivio di tonalità già impiegate per il restauro dei cimeli del Museo del Tricolore: “Si è cercato un tono di verde, bianco e rosso che avesse un aspetto naturale e non artificioso”. Il ricamo, eseguito manualmente, è stato riprodotto rispettando il disegno originale della Bandiera Cisalpina. La finitura su tre lati con una frangia d’epoca in metallo dorato, infine, dona al manufatto “un aspetto di preziosità che ben si addice al valore intrinseco di questo oggetto”.