Spezia-Verona, sfida a rischio: si gioca a Reggio

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O sono degli scriteriati o sono dei geni. Perché la – per altro a lungo ponderata – decisione della Lega serie A di fissare al Mapei stadium di Reggio Emilia lo spareggio salvezza tra Spezia e Verona (domenica 11, ore 20.45) suscita più di una perplessità. A maggior ragione se, dall’iniziale Dacia Arena di Udine, si è passati al Città del Tricolore per motivi di sicurezza.

Se è vero – come in tanti avevano obiettato, a partire dal sindaco di La Spezia Pierluigi Peracchini (“è un’offesa ai tifosi spezzini e una mancanza di rispetto per la città e la nostra provincia: queste partite valgono la storia di un club e di un territorio e la scelta del campo deve essere presa con attenzione e risultare un territorio neutro per tutti”) – che Udine era una scelta infelice per disparità di distanza, ma soprattutto per ragioni di sicurezza (le due tifoserie avrebbero percorso lo stesso tragitto), è altrettanto innegabile che Reggio Emilia sia altrettanto rischiosa.

A meno che alla Lega serie A non sappiano (ma ci rifiutiamo di crederlo) due cose.

La prima: che il Mapei stadium è lo stadio del Sassuolo, ma non di Sassuolo: i sassolesi vivono a 25 chilometri di distanza e in un’altra provincia e, quando non ci giocano i neroverdi, si guardano bene dall’andarci. Poi c’è lo stadio Città del tricolore (che però è lo stesso) che è lo stadio di Reggio Emilia frequentato per l’appunto dai reggiani.

La seconda. Se “due cose sole vengono vengono dall’Oklahoma: i tori e le checche”, come sbraitava il leggendario sergente Foley alle sue reclute in “Ufficiale e gentiluomo”, probabilmente solo due tifoserie (Parma e Modena a parte) sono più invise (eufemismo) ai tifosi reggiani: quella di Spezia e quella di Verona.

La rivalità con i liguri ha già celebrato le nozze d’oro e per chi avesse la memoria corta può rinfrescarsela qui. Altrettanto accesa quella con i veronesi, anche per questioni politiche (da quando, nel 1971, nacquero le Brigate gialloblù i gruppi ultras scaligeri sono sempre stati spiccatemente di estrema destra). Gli ultimi Verona-Reggiana, in Lega Pro, hanno consegnato alle cronache 26 ultras granata denunciati per travisamento in occasione di pubbliche manifestazioni, superamento indebito di recinzione allo stadio, possesso di oggetti contundenti o comunque atti ad offendere in occasione di manifestazioni sportive, danneggiamento aggravato e pure per essersi scazzottati tra di loro (2009); scontri tra tifosi e perfino un’aggressione al difensore brasiliano granata Robert Cavalheiro Anderson circondato, minacciato e colpito da alcuni tifosi dell’Hellas Verona al termine della partita (2010).

Portare Spezia e Verona a giocarsi una partita di per sè delicatissima a Reggio Emilia, quindi, è come mettere due topi davanti a un gatto. Il che può essere, per l’appunto, o geniale o scellerato. Geniale perché magari il gatto non sa quale prendere e resta immobile (nel caso dei tifosi, non potrebbero ad esempio ‘infiltrarsi’ in nessuna delle due curve). Scellerato perché comunque entrambi i topi comunque rischiano grosso e il gatto potrebbe sbafarsene uno oppure entrambi.

La speranza è che i tifosi granata decidano di passare la domenica in modo migliore che tendendo agguati agli ultras avversari. Ma il rischio, inevitabilmente, c’è. Per non parlare della tre giorni di fuoco che la città dovrà affrontare tra i due megaconcerti di Zucchero di venerdì e sabato alla Rcf Arena Campovolo e lo spareggio tra Spezia e Verona.

Partita delicatissima, quella tra gli uomini di Semplici e Zaffaroni che sul campo di Reggio Emilia si giocheranno la permanenza in serie A. A 16 anni di distanza dai playout della stagione 2006/2007 di serie B quando – in quel caso con la formula, andata e ritorno – lo Spezia vinse 2-1 al Picco e al Bentegodi finì 0-0, risultato che condannò l’Hellas di Gian Piero Ventura alla Lega Pro.

 



Ci sono 2 commenti

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  1. paolo

    Siamo parte attiva e propulsiva di una guerra mondiale mica ci facciamo problemi per eventuali tafferugli da stadio, anzi magari il fine è quello di fare fare esercitazioni di sopravvivenza da guerriglia urbana alla popolazione civile, probabilmente tutto pianificato a livello di UE..


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