Reggio, a Palazzo da Mosto la mostra “Zavattini oltre i confini” nel trentennale della scomparsa

Zavattini oltre i confini – Cesare Zavattini

Dal 14 dicembre al prossimo primo marzo la suggestiva cornice architettonica quattrocentesca del Palazzo da Mosto di Reggio ospiterà la mostra “Zavattini senza confini”, promossa dalla Regione Emilia-Romagna, dalla Fondazione Palazzo Magnani, dal Comune di Reggio Emilia (biblioteca Panizzi) e dall’Archivio Cesare Zavattini nel trentennale della scomparsa dello scrittore e intellettuale originario di Luzzara, avvenuta il 13 ottobre del 1989.

La mostra offre – assieme al catalogo curato da Alberto Ferraboschi (disponibile anche in lingua inglese) e al convegno di studi in programma il 29 febbraio 2020 nell’aula magna della sede reggiana dell’Università di Modena e Reggio – un ritratto del tutto inedito di uno dei più singolari e poliedrici artisti protagonisti del Novecento, per rivelarne la visione cosmopolita attraverso aspetti sorprendenti e finora mai approfonditi con tanta cura: un viaggio nell’universo zavattiniano, insomma, per scoprire la poliedricità dei suoi interessi e la dimensione internazionale dei rapporti e degli scambi umani che fu capace di tessere durante tutta la sua vita, tutti di grande interesse sotto il profilo storico e culturale – dall’Europa al Nuovo Continente (Messico, Cuba, Argentina), passando per l’Africa e i paesi del terzo mondo.


La mostra, che sarà aperta il sabato e la domenica dalle 10 alle 19 (con aperture straordinarie il 26 dicembre dalle 10 alle 19, il primo gennaio dalle 15 alle 19 e il 6 gennaio dalle 10 alle 19), attinge a importanti fondi nei quali sono conservate documentazioni e opere – in primo luogo al ricco patrimonio dell’Archivio Cesare Zavattini, donato alla biblioteca Panizzi di Reggio dai figli dell’autore Arturo e Marco Zavattini, ma anche alle raccolte di dipinti dei Musei Civici reggiani e della Pinacoteca di Brera – e rappresenta il risultato dell’intenso lavoro di ricerca svolto da un gruppo di dodici studiosi che hanno partecipato al progetto.

L’indagine sull’intensa attività svolta da Zavattini all’estero, condotta dall’Archivio Cesare Zavattini e dalla biblioteca Panizzi, ha permesso di far emergere il ruolo cruciale dell’autore luzzarese nel promuovere aspetti salienti della cultura italiana del secondo Novecento (e in particolare del neorealismo) nell’orizzonte europeo ma più in generale nel panorama internazionale, grazie alla sua intensa partecipazione a convegni, congressi, conferenze, corsi di formazione nei paesi decolonizzati o in via di sviluppo, alle collaborazioni con riviste e alle co-produzioni cinematografiche, effettivamente realizzate o solo progettate.

Il progetto espositivo, curato da Ferraboschi, si impronta su due linee direttrici: da un lato l’attività svolta da Zavattini nei diversi ambiti artistici (cinema, letteratura, pittura) al di fuori dei confini nazionali, dall’altro l’approfondimento di temi specifici come quelli del viaggio (ad esempio sulle orme di Van Gogh), della pace, dei rapporti con lo scrittore latino-americano Garcia Marquez e con gli ambienti cosmopoliti ebraici.

Nella mostra trovano spazio centinaia di carte originali, dattiloscritte e manoscritte, annotazioni autografe, insieme a fotografie, video, manifesti e libri, oltre ad alcuni dei suoi inseparabili oggetti: la macchina da scrivere, il basco, la borsa da viaggio.


Sono presenti inoltre circa 150 quadri provenienti dalla Pinacoteca di Brera, facenti parte della celebre collezione di autoritratti “8X10” che Zavattini aveva raccolto nel corso degli incontri con alcuni tra i più importanti artisti del Novecento: Giacomo Balla, Antonio Ligabue, Alberto Burri, Enrico Baj, Renato Guttuso, Giorgio De Chirico, Lucio Fontana, Fausto Melotti, Bruno Munari, Claudio Parmiggiani, Gillo Dorfles, Diego Rivera, David Alfaro Siqueiros, Mario Sironi, Alberto Magnelli; e poi ancora Pietro Consagra, Roberto Crippa, Fortunato Depero, Filippo De Pisis, Gianni Dova, Michelangelo Pistoletto, Mimmo Rotella e tanti altri ancora.


Una sala del percorso espositivo, inoltre, è dedicata ad alcuni scatti inediti di uno dei maggiori fotografi italiani, quel Gianni Berengo Gardin che realizzò a Luzzara – su richiesta di Zavattini – le fotografie per il libro fotografico “Un Paese vent’anni dopo”.