In occasione della Giornata internazionale della donna, venerdì 7 marzo alle 21 presso le Officine Creative Reggiane di via Gioia andrà in scena uno spettacolo tutto al femminile: “Giovinette – Le calciatrici che sfidarono il Duce”, del Centro teatrale MaMiMò di Reggio.
“Se c’è uno sport che la donna non dovrebbe praticare, esso è proprio il giuoco del calcio”: così sentenziava la rivista “Lo sport fascista” nel dicembre del 1933, chiudendo la stravagante iniziativa di alcune ragazze milanesi che, inconsapevoli della portata che avrebbe avuto il loro gesto, avevano fondato un anno prima il Gruppo femminile calciatrici (Gfc), la prima squadra di calcio femminile italiana.
Si possono solo immaginare le risate di scherno, il giudizio, le parole supponenti in un contesto storico, politico e culturale che inneggiava alla virilità del maschio e all’importanza della tradizione come elementi fondanti della famiglia e della società. E se si pensa che questa iniziativa prese piede durante il periodo fascista, è facile comprendere tutti gli ostacoli che il regime oppose loro: dall’obbligo di indossare delle gonne invece dei pantaloncini a quello di utilizzare un pallone di gomma anziché di cuoio; dal divieto di usare scarpe da calcio e fare lanci lunghi all’obbligo di avere un portiere maschio (e poco più che adolescente, per non creare scandalo); dal divieto di giocare davanti a un pubblico all’obbligo di sottoporsi a una visita ginecologica per capire se le pallonate potessero danneggiare gli organi per la riproduzione.
Obblighi e divieti, ma questa storia racconta anche altro: padri che non lasciavano giocare le figlie, uomini indignati e il bisogno di circoscrivere una libertà che sarebbe potuta diventare pericolosa. Racconta di una cultura dominante che, pur a distanza di tanti anni e tante battaglie, è ancora infarcita di pregiudizi duri a morire: ma anche lo sport può e deve essere un mezzo per lottare per la libertà e contro ogni genere di discriminazione.
Lo spettacolo, per la regia di Laura Curino e con la collaborazione artistica di Marco Rampoldi, è l’adattamento drammaturgico di Domenico Ferrari, insieme a Laura Curino e Rita Pelusio, dell’omonimo romanzo di Federica Seneghini e Marco Giani. Sul palco saliranno Federica Fabiani, Rossana Mola e Rita Pelusio; le scene e le scelte musicali sono di Lucio Diana, i costumi sono di Francesca Biffi. Lo spettacolo è una co-produzione Pem Habitat Teatrali, Rara Produzione con il sostegno di Fondazione Memoria della Deportazione e della sezione Anpi Audrey Hepburn.
“Mi sarebbe piaciuto conoscerle, queste Giovinette”, scrive Laura Curino nelle sue note di regia: “La loro è una vicenda entusiasmante e fulminea. Otto mesi di vertigine, fatica, risate, felicità. (…) Fra loro ci sarà chi continuerà a ottenere successi nello sport, chi lavorerà nelle segreterie sportive, chi abbandonerà scegliendo di assecondare le richieste delle famiglie e dei tempi, e chi, come le sorelle Boccalini, continuerà a lottare per la libertà. Dovremo aspettare il 1946, la caduta del regime e la fine della Seconda guerra mondiale, perché a Trieste alcune ragazze ricominciassero a giocare. Mentre in altri Paesi del mondo il calcio femminile è uno sport praticato e seguito come e più di altri, in Italia, a novant’anni dall’impresa delle Giovinette, ancora è circondato da pregiudizi e ignoranza. Novant’anni sono veramente un’eternità. Ci vuole ancora troppo tempo per le bambine, per le ragazze, per le donne per realizzare i loro sogni. Lo spettacolo è dedicato a chi cerca di accorciare questi tempi e si adopera per rimuovere gli ostacoli. C’è ancora molto da conquistare. C’è ancora molto da lavorare, per non perdere ciò che si è conquistato”.







Credo che fossero i tempi a condizionare la situazione non solo dello sport ma di ogni attività “nuova” rispetto al consueto, più che il fascismo in sé, che banalmente faceva proprie le istanze del cittadino comune