25 aprile, Tarquini corregge (un po’) il tiro, ma la polemica non si placa

Giovanni Tarquini candidato sindaco con lista civica

Il 25 aprile continua a infiammare la campagna elettorale a Reggio Emilia. Ieri a tarda ora il candidato del centrodestra Giovanni Tarquini si è visto costretto a correggere (parzialmente) il tiro dopo le accuse del centrosinistra per non avere citato e tanto meno preso le distanze dal fascismo nel suo post alla vigilia della Festa di Liberazione.

Tarquini questa volta riesce a scrivere la parola fascismo (ben tre volte) ma con un classico esercizio di cerchiobottismo cita anche il totalitarismo comunista e, par di capire, pure i cosiddetti delitti “rossi” del Dopoguerra. A questo sembra infatti alludere quando – in maniera invero un po’ contorta – afferma che “storicamente la violenza c’è stata e ha caratterizzato quel periodo del fascismo in episodi che poi, ahimè, si sono ripetuti quando si è arrivati alla Liberazione, perché non dobbiamo dimenticare le violenze che sono state perpetrate da persone che non avevano in sé quei valori di rispetto della persona e di democrazia che invece, fortunatamente, hanno avuto il sopravvento dopo e sono stati sacralizzati nella Costituzione”.

Questa la nota ufficiale di Tarquini: “Le reazioni e i commenti a quanto scritto in merito alla celebrazione del 25 Aprile sono la dimostrazione che ancora c’è qualcosa da superare a livello di litigiosità su fronti che storicamente sono contrapposti, ma che oggi hanno lo stesso spirito democratico di rifiuto della violenza, sia di quella che una volta si chiamava violenza fascista e sia di tutte quelle che sono state originate da altri totalitarismi, compreso quello comunista.
Quindi non c’è una bilancia che pende da una parte o dall’altra quando si parla di violenza. La violenza è da rifiutare sempre e comunque. Storicamente la violenza c’è stata e ha caratterizzato quel periodo del fascismo in episodi che poi – ahimè – si sono ripetuti quando si è arrivati alla Liberazione, perché non dobbiamo dimenticare le violenze che sono state perpetrate da persone che non avevano in sé quei valori di rispetto della persona e di democrazia che invece, fortunatamente, hanno avuto il sopravvento dopo e sono stati sacralizzati nella Costituzione, come ho già detto e scritto.
Pertanto io ritengo che il 25 aprile debba essere festeggiato come un momento di liberazione dai regimi, dai totalitarismi e dalla invasione del nostro territorio da parte di realtà che avrebbero schiacciato quei diritti che invece la Costituzione ha esaltato e che oggi abbiamo il dovere di portare nel futuro, guardando al futuro delle nuove generazioni e dei giovani che hanno il diritto di liberarsi da quell’odio che ancora evidentemente c’è dentro a chi non ha ancora superato psicologicamente e ideologicamente quel drammatico periodo storico.
Occorre quindi guardare avanti ed è soltanto guardando avanti che si riuscirà ad affrontare i tanti problemi della modernità che affliggono anche la nostra città.
Se non si superano le ideologie e le degenerazioni delle ideologie che storicamente ci sono state, e che non possono essere un richiamo alla cultura della paura e del terrore perché quelle situazioni si possano ripetere, si corre il serio rischio di ingessare quelle forze positive che ci sono anche nelle diversità delle opinioni.
Io stesso, che sono nipote di due nonni che hanno due storie completamente diverse, sono la dimostrazione di ciò che affermo: un nonno ha rifiutato di aderire al regime fascista e per la scelta che ha sostenuto è stato allontanato dal posto di lavoro e dalla sua città e si è dovuto trasferire al Nord; l’altro nonno, invece, ha avuto la colpa di obbedire all’ordine di partecipare alla sciagurata campagna di Russia e tornato a casa, proprio il 25 aprile è stato oggetto di violenze inaudite, spogliato di tutti i beni e costretto lui e la sua famiglia ad allontanarsi dal proprio paese e a ricominciare da zero la propria vita con il rischio anche di perderla. Quindi che non mi si venga a dire a me che la violenza sta soltanto da una parte”.

Bigi: “Tarquini non sbagli uscita di sicurezza anche il Primo maggio”

Ma la polemica continua. Dopo i big del Pd (il candidato civico sindaco Massari, il sindaco Vecchi e il segretario Gazza), oggi il responsabile Enti locali di Azione, Claudio Bigi, scrive che “si ha netta l’impressione che l’intervento del candidato sindaco della destra reggiana Tarquini, sul tema del 25 Aprile, abbia rappresentato la sua volontà di anticipare tutti su quello che, per il candidato sindaco e per chi intende rappresentare, costituisce evidentemente un problema scottante”.
“Sentendosi accerchiato dalla sinistra, che lo stava attendendo al varco di questa ricorrenza, ha ritenuto di comunicare coram populo quello che pensava sul 25 Aprile, senza insistere troppo sul fatto che è la festa della liberazione, non da tutti i totalitarismi, ma dal nazifascismo. Non ha dunque parlato di liberazione dal nazifascismo, ma ha virato sull’esaltazione della Costituzione, che pure fa piacere; ma il fatto è che due anni prima della promulgazione della nostra bellissima costituzione è avvenuta la liberazione dai nazisti e dai fascisti, liberazione che oggi viene festeggiata. Storicamente il 25 Aprile è l’occasione di festeggiare prima di tutto la liberazione. Solo grazie alla restituzione alla vita democratica si è potuto pensare e scrivere una costituzione fondata su principi straordinari.
Insomma, il risultato di questo intervento di Tarquini è proprio quello di non essere riuscito a dribblare l’accerchiamento degli avversari politici svicolando dall’uscita di sicurezza sbagliata e trovandosi proprio fra le braccia di una nutrita schiera di “nemici” pronti a trafiggerlo.
Il prossimo appuntamento è il primo Maggio che, non è inutile ricordare, è la festa del Lavoro e dei Lavoratori, ricorrenza nella quale sarà importante non sbagliare l’uscita”.

Macchi: “Barriere ideologiche che i non più giovani avvocati dovrebbero conoscere”

Al centro della polemica anche il presidente dell’Ordine degli avvocati, Enrico della Capanna, che ieri commentando il post di Tarquini aveva invitato i reggiani a “liberarsi dall’antifascismo e da barriere ideologiche che appartengono a dinamiche che i nostri giovani neppure conoscono”. A lui ribatte Federico Macchi, giovane candidato del Pd al Consiglio comunale. “Non so quali giovani frequenti il presidente dell’Ordine degli avvocati di Reggio Emilia che alla vigilia del 25 aprile – commentando lo storicamente omertoso post del candidato sindaco del centrodestra Giovanni Tarquini – ha invitato i reggiani a liberarsi dall’antifascismo, parlando di ‘barriere ideologiche che appartengono a dinamiche che i nostri giovani neppure conoscono’. Da giovane candidato attivo per la mia comunità, voglio dire all’avvocato Della Capanna che sì, io e miei coetanei non abbiamo conosciuto direttamente – e per fortuna – il fascismo, ma conosciamo bene l’antifascismo, i valori che rappresenta e che sono alla base della nostra Costituzione – scrive Federico Macchi – Essere o non essere democratici, essere antifascisti o essere fascisti, sono differenze chiare tra noi giovani, nonostante le censure a cui ci sta purtroppo abituando la televisione pubblica sotto questo Governo – continua Macchi – E ci battiamo anche oggi per quelli che sono i valori dell’antifascismo: libertà, democrazia, giustizia sociale, pari diritti e pari opportunità per tutti. Consapevoli che l’antifascismo è separato dal fascismo da una netta barriera ideologica che i non più giovani avvocati farebbero bene a non dimenticare”.

 



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