L’impero del Biscione da Mike a Drive In

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Dopo l’esperienza in campo edilizio, sono la comunicazione e i media che lanciano Berlusconi alla ribalta e, negli anni Novanta, gli consentiranno la tanto sorprendente quanto trionfale discesa in campo politico. La televisione, innanzitutto. A partire dalla sentenza n. 202 della Corte costituzionale che, nel 1976, apre la strada all’esercizio dell’editoria televisiva privata, fino ad allora appannaggio esclusivo dello Stato.

In quello stesso anno, Berlusconi rileva Telemilano dal fondatore Giacomo Properzj. Da quella piccola televisione via cavo, che opera nella zona residenziale di Milano 2, nascerà l’impero del Biscione. Due anni Telemilano diventa infatti Canale 5 e assume la forma di rete televisiva a livello nazionale, comprendente più emittenti. E sempre nel 1978, Berlusconi fonda Fininvest, una holding che coordina tutte le varie attività dell’imprenditore.

L’acquisto dei diritti televisivi del Mundialito, un torneo di calcio fra nazionali sudamericane ed europee, compresa quella italiana, solitamente trasmesso dalle reti Rai è il suo primo colpo nel 1980. Nonostante gli iniziali pareri sfavorevoli da parte di ministri del governo Forlani, ottiene dalla Rai l’uso del satellite e la diretta per la trasmissione in Lombardia, mentre nel resto d’Italia l’evento viene trasmesso in differita utilizzando un consorzio di emittenti locali come se fosse un’unica emittente nazionale, metodo sfruttato anche in seguito per aggirare il divieto di trasmissione nazionale, ancora vigente per le emittenti private: si registra con un giorno d’anticipo il palinsesto e le pubblicità e li si trasmette il giorno seguente in contemporanea in tutta Italia.

Nel 1982 il gruppo si allarga con l’acquisto di Italia 1 dall’editore Edilio Rusconi e di Rete 4 nel 1984 dal gruppo editoriale Arnoldo Mondadori Editore (all’epoca controllato dall’editore Mario Formenton), stabilendo di fatto un vero e proprio duopolio televisivo con la televisione di stato, la RAI, grazie anche a una spregiudicata campagna acquisti per attirare i divi televisivi degli anni ottanta verso il nuovo polo televisivo.

Nel 1984 i pretori di Torino, Pescara e Roma oscurano le reti Fininvest per violazione della legge che proibiva alle reti private di trasmettere su scala nazionale. L’azione giudiziaria viene fermata dopo pochi giorni dal governo guidato da Bettino Craxi che, con un apposito decreto legge, legalizza la situazione della Fininvest.

Il gruppo Fininvest riesce perciò, grazie ai propri appoggi politici e “forzando” la legislazione di quegli anni, a spezzare l’allora monopolio televisivo RAI. Nel 1990 la Legge Mammì stabilizza lo stato di fatto, rendendo definitivamente legale la diffusione a livello nazionale di programmi radiotelevisivi privati.

L’impero del Biscione, per conquistare gli italiani, sfrutta serie televisive americane come Dallas e Uccelli di rovo, show come Drive In e il Maurizio Costanzo e – soprattutto – ricorre a una campagna acquisti degna del…Milan. Passano alla Fininvest Corrado Mantoni con Il pranzo è servito, Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, ma soprattutto il re dei quiz, Mike Buongiorno. “Silvio Berlusconi è il futuro, se ci sono io potete crederci”, dice il Mike nazionale. Gli italiani gli credono e iniziano a…correre a casa in tutta fretta, che c’è il Biscione che li aspetta.

Dalla tv all’editoria il passo è breve. Nel 1977 Berlusconi entra nella società del quotidiano il Giornale con una quota del 12% e nel 1979 aumenta la sua quota al 37,5%, diventando azionista di riferimento. E nel 1990 acquisisce la maggioranza azionaria di Mondadori (in cui è confluita negli anni novanta la Silvio Berlusconi Editore, fondata dal magnate milanese negli anni ottanta e attiva nella stampa periodica, e che comprò TV Sorrisi e Canzoni) con una manovra che causerà il celebre contenzioso con Carlo De Benedetti: il cosiddetto Lodo Mondadori che costerà, al Cavaliere, uno dei tanti processi..