Dicembre 1944, a Villa Sesso l’eccidio fascista

01 COOP, CINEMA ITALIA E FASCIO LITTORIO

Per capire meglio ciò che accadde fra il 17 e il 21 dicembre 1944 a Villa Sesso (frazione a nord di Reggio Emilia), andiamo alla sera del 6 novembre 1944, quando l’attacco partigiano al presidio della Brigata nera di Praticello di Gattatico provocò l’uccisione di sei militi e di una guardia comunale e, il mattino seguente, il rastrellamento fascista nel paese e nei dintorni. Trentuno furono gli arrestati e tre i fucilati per rappresaglia (Foto 1. Anni 30 – la Cooperativa e il Cinema Italia).
L’accaduto causò all’interno dell’organizzazione partigiana un terremoto organizzativo che modificò i rapporti fra il Comando piazza e le Brigate della pianura, i Distaccamenti e i singoli partigiani. Anche nel campo opposto, alla fine di ottobre 1944, era avvenuto un avvicendamento importante: era stato sostituito il comandante dell’upi (Ufficio politico investigativo) della gnr (Guardia nazionale repubblicana).
In questa situazione, mentre diventarono più difficili i rapporti fra il Comando militare partigiano in pianura (Comando piazza) e le Brigate, l’azione di repressione fascista assunse una nuova e drammatica efficacia. Con successive operazioni di polizia, infatti, prima fu colpita la rete clandestina attiva all’interno della stessa questura repubblicana poi, il colpo più grave, fu l’individuazione e la cattura, a fine novembre-inizi dicembre 1944, dei principali esponenti del Comando piazza stesso. La Resistenza in pianura fu così decapitata dei suoi dirigenti; le brigate e i distaccamenti rimasero senza collegamenti né direttive. L’azione della GNR e della Brigata nera, con il supporto tedesco e con l’uso diffuso della tortura e dell’infiltrazione di spie fra le fila partigiane, portò ad azioni di inaudita durezza e ferocia, come furono i giorni di sangue e di dolore che stiamo per raccontare.

DICEMBRE 1944, NOTTE FRA IL 16 E IL 17 DICEMBRE 1944: PRIMO RASTRELLAMENTO
Villa Sesso, sede del Comando piazza, è un nodo strategico. I fascisti dell’UPI riescono a infiltrare una spia che riferisce come uno dei maggiori commercianti di derrate alimentari della frazione sia impegnato in un pericoloso doppio gioco, rifornendo i tedeschi ma aiutando con viveri e denaro anche la Resistenza. In questo lavoro sotto copertura la spia individua anche alcuni partigiani locali. E allora, nella notte del 16 dicembre 1944, arrivano a Villa Sesso due reparti fascisti: uno della Brigata nera, diretto a casa dei fratelli Iotti, e l’altro della compagnia Ordine pubblico (OP) della GNR, che si dirige in altre zone della frazione. A casa Iotti, i fascisti trovano i due fratelli insieme a una decina di familiari, altrettanti sfollati con donne e bambini e quattro giovani vicini di casa della famiglia. Sono rinvenuti denaro e merci: i commercianti vengono accusati di essere sovvenzionatori e fornitori della Resistenza, mentre i quattro giovani, estranei alla famiglia, e gli sfollati di essere gli “esattori” del CLN. I militi sequestrano il materiale ritrovato e fucilano i quattro giovani catturati, accusati di essere membri della Resistenza. Nel frattempo, l’altro reparto sta perquisendo la casa di Celso Barbieri e altre abitazioni, blitz fascista che porta all’arresto di altri sette “sospetti”, con le conseguenze che vedremo.
L’eccidio del 16-17 novembre, le perquisizioni e gli arresti hanno segnato l’avvio delle operazioni su Sesso, ma le importanti basi partigiane esistenti nella località non sono state scoperte.

19 DICEMBRE 1944, SERA
Nel difficile momento di sbandamento succeduto all’azzeramento dei Comandi partigiani vennero meno, probabilmente, le precauzioni che fino a quel momento avevano protetto Sesso, non solo come sede del Comando piazza ma anche come importante base strategica (depositi di armi) e logistica (snodo di transito dei rifornimenti verso la montagna). In questa situazione di incertezza, un gruppo di partigiani di Villa Sesso decide di vendicare l’uccisione dei quattro giovani. È organizzata una azione contro l’ex segretario del fascio locale che porta a una strage: oltre allo stesso gerarca, sono uccise le figlie di 15 e 20 anni e altre tre persone presenti in casa, considerate, erroneamente, responsabili dell’eccidio dei quattro giovani resistenti, perché è stato l’infiltrato, un militare dell’esercito della GNR al servizio dell’UPI, a innescare gli avvenimenti del 16 e 17 dicembre.

GLI ARRESTI DEL 17 DICEMBRE 1944
Tra i sette arrestati c’era il fratello quattordicenne di un partigiano, anch’egli fermato. Sotto la minaccia di torturare il fratello minore, il partigiano indica dove sono nascoste le armi sottratte, nell’ottobre precedente, da un vagone ferroviario nella stazione di Rubiera e dove sono i depositi di viveri e vestiario da inviare ai “ribelli della montagna”.

Casa Manfredi nell’immediato dopoguerra

Famiglia Manfredi
Il capofamiglia Virginio era stato fra i primi fondatori di cooperative e leghe bracciantili. Casa Manfredi divenne punto di rifugio e sede di comandi partigiani. I figli Gino, Guglielmo, Alfeo e Aldino aderirono tutti alla Resistenza. Furono tutti fucilati a Villa Sesso fra il 17 e il 20 dicembre 1944 nel corso delle stragi fasciste compiute in quella localit‡62 ñ

20 DIMBRE MATTINO: SECONDRASTRELLAMENTO
Le preziose informazioni estorte ai catturati, l’uccisione (non prevista) delle due ragazze e dei quattro fascisti e l’agguato mortale a due militari tedeschi sulla strada Castelnuovo Sotto-Cadelbosco Sopra in quella stessa notte del 19 dicembre, spinge i fascisti, pressati dal Comando tedesco, ad accelerare l’azione repressiva su Villa Sesso.
Così all’alba del 20 dicembre 1944, quasi duecento militari repubblicani (uomini della Compagnia OP/GNR, del battaglione territoriale della GNR, dell’esercito repubblicano – compresi i componenti della banda musicale – e dell’UPI) danno il via al secondo rastrellamento. I reparti arrivano alle 5.30 in via Colletta; si schierano in anticipo rispetto all’inizio delle operazioni, previsto per le 7.00, «per sfruttare l’elemento sorpresa, favorito anche dalla scarsa luce e dal tempo piovigginoso», come si legge nel rapporto fascista.
Grazie alle informazioni ottenute dai prigionieri, i fascisti vanno a colpo sicuro cogliendo di sorpresa i sospettati, impedendo qualsiasi tentativo di fuga nelle campagne circostanti o qualsiasi reazione armata. Irrompono in casa Manfredi. Gino, già alzato, è ammanettato e picchiato poi, insieme agli altri uomini della famiglia, caricato su un camion viene portato alla Cooperativa. Se nel primo rastrellamento, i Miselli non erano stati individuati, ma prudentemente avevano comunque “ripulito” la casa da tutto ciò che avrebbe potuto rivelare la loro attività; nel secondo le cose vanno diversamente. Con le informazioni in loro possesso, i fascisti vanno a colpo sicuro a casa Miselli: sono le prime ore del mattino, e tutto è silenzio quando la casa è invasa e messa a soqquadro dai fascisti. I Miselli, padre e figlio, vengono condotti alla Cooperativa. Nel frattempo i militi bloccano la SS 63, fermando tutti coloro che dalla Bassa si dirigono in città.

Famiglia Miselli
Legati alla famiglia Manfredi nell’attività clandestina. Il capofamiglia Virginio era già stato attivo militante socialista, il figlio Ulderico divenne comandante di distaccamento in montagna, catturato fu fucilato a Ciano d’Enza. Il padre e il fratello Remo, dirigente dei Sap, furono fucilati insieme ai Manfredi nella strage di Villa Sesso.

Nel corso del rastrellamento sono eseguiti 251 «accertamenti domiciliari», rastrellate 452 persone, delle quali 57 trattenute per «verifiche». Oltre ai fratelli Manfredi e ai Miselli, altre sette persone “sospette” sono condotte nella Cooperativa e qui, prima sono bastonate, poi torturate con ferro da stiro applicato alle piante dei piedi e in altre parti del corpo. I fascisti, dopo aver estorto ai 12 sottoposti a tortura più informazioni possibili, decidono di fucilarli. Tra i condannati a morte ci sono anche tre fratelli superstiti della famiglia Manfredi. Il padre – a cui i fascisti avevano già ucciso un figlio la mattina del 17 – rimane con loro. I condannati così diventano tredici e – forse per superstizione o chissà per quale altro motivo – il comandante fascista ordina ai suoi uomini di prendere a caso uno dei passanti fermati al posto di blocco e costretti ad assistere all’esecuzione. Il “quattordicesimo uomo” è un giovane di Castelnuovo Sotto. Contemporaneamente uno dei prigionieri tenta la fuga tra i vigneti, ma è abbattuto a raffiche di mitra.

21 DICEMBRE, MATTINO
Ma le uccisioni a Villa Sesso non sono ancora terminate: il giorno dopo, 21 dicembre, cinque giovani operai che pedalano verso Reggio per andare al lavoro sono fermati. Portati sull’argine destro del torrente Crostolo, sono fucilati, dietro casa Manfredi. Da quella sponda del Crostolo, grazie alle informazioni strappate ai partigiani catturati e torturati, i fascisti sanno che passano i rifornimenti diretti ai partigiani sui monti (poco oltre, in direzione di Reggio Emilia, in via Colletta, c’è una passerella che collega Villa Sesso a Cavazzoli, zona ad alta densità resistenziale). La fucilazione dei cinque innocenti è un criminale monito contro la popolazione della zona perché interrompa tutta l’attività clandestina antifascista.
Per la Liberazione ci vorranno ancora quattro lunghissimi mesi.

Il “ponticello” di via Colletta (1952 ca.) che collegava Villa Sesso a Villa Cavazzoli. Nella foto a sinistra la nuova passerella (foto di G. Strappazzon)

Cippo in ricordo dei cinque antifascisti fucilati sull’argine del Crostolo il 21 dicembre 1944

Le vittime, in ordine cronologico
17 dicembre 1944
FRANCO FERRARI, 18 anni; EMIDIO FERRARI, 24 anni; ANGIOLINO ORSINI, 28 anni; ALFEO MANFREDI, 35 anni.

19 dicembre
CIRINO MIRAGLIA, agente della polizia ausiliarie fascista, 18 anni; UMBERTO ORLANDINI, ex segretario PNF locale; AMELIA PAOLA ORLANDINI 15 anni; BENITA ORLANDINI, 20 anni; BRUNO POLI, gerarca del PNF locale, iscritto al PFR, 49 anni; GINO VALENTI, assicuratore, 30 anni.

20 dicembre
VIRGINIO MANFREDI, 66 anni; GINO MANFREDI, 29 anni; ALDINO MANFREDI 34 anni; GUGLIELMO MANFREDI 33 anni; FERDINANDO MISELLI, 58 anni; REMO MISELLI 30 anni; EFFREM CONFORTI 21 anni; DOMENICO TOSI 24 anni; SPARTACO DAVOLI 22 anni; EMORE VERONESI 24 anni; DOMENICO CATELLANI 23 anni; ALDO CORRADINI 19 anni; UMBERTO PISTELLI 27 anni (tutti di Sesso); LORIS SIMONAZZI; 21 anni (di Castelnuovo Sotto).

21 dicembre
DINO FERRARI 20 anni; ALFREDO ORIOLI 19 anni; LUIGI LUSETTI 20 anni (tutti di Castelnuovo Sotto); JAMES CAVAZZONI 24 anni, (Cadelbosco Sopra); PIERINO SOLIANI 21 anni (Gattatico).

Dopo l’eccidio

Partigiani e civili:
Dopo l’eccidio del 17 dicembre, Fulgenzio e Umberto Iotti furono arrestati e dalla cella dello scantinato della federazione fascista, dove erano rinchiusi, vennero portati al Carcere dei Servi e da lì a villa Lombardini (via Monte Pasubio, Reggio Emilia), sede del Servizio informazioni della Brigata nera reggiana. Liberati il 25 gennaio 1945.
Tra i sette arrestati il 17 dicembre 1944:
Emore Prandi, prelevato poi dal Carcere dei Servi, e fucilato per rappresaglia a Pieve Modolena il 28 gennaio 1945;
Walter Immovilli e Roberto Maramotti rinviati a giudizio con altri resistenti arrestati in altre retate o rastrellamenti, liberati il 24 aprile 1945.
Amos Bartoli, arrestato il 20 dicembre. Liberato il 23 aprile 1945, ucciso il giorno seguente.

I responsabili fascisti:
Emilio Carlotto, processato a Reggio Emilia dalla Corte d’assise straordinaria e condannato a morte. Pena sospesa e rinviato a un nuovo processo a Firenze. Grazie a perizie mediche e all’amnistia scontò solo pochi anni di carcere.
Giuseppe Bonini, condannato a trent’anni nell’aprile 1946, amnistiato nel marzo 1948.
Attilio Tesei, condannato alla pena di morte in contumacia, pena ridotta a trent’anni dal tribunale di Bologna. Arrestato nel 1954 e processato nuovamente a Perugia è condannato a vent’anni, 19 dei quali condonati.
Nello Zanichelli, condannato alla pena di morte nel luglio 1945, nuovo processo a Perugia con una condanna a 24 anni, 14 dei quali condonati.
Luigi Crespi, condannato alla pena di morte nell’agosto 1945. Dopo vari ricorsi ebbe la pena ridotta e poi cancellata dall’amnistia nell’agosto 1947.

Bibliografia essenziale
– CATELLANI Adriano, Oltre la ferrovia. Villa Sesso tra passato e presente, Edizioni Centro Sportivo Sesso; ID., Fermi di Borgo. Fotostoria di Villa Sesso, Edizioni Centro Sportivo Sesso.
– Comitato per le Celebrazioni del ventennale della Resistenza Reggio Emilia 1964 (a cura di), I Manfredi, i Miselli e gli altri fucilati di Villa Sesso, 3a edizione, Reggio Emilia 2004.
– FRIGIERI Mario, SALSI Anna, Gli eccidi di Villa Sesso del dicembre 1944 Nuove rivelazioni, “RS-Ricerche Storiche” n. 115/2012.
– FRIGIERI Mario, Roveda, il generale e la guerra partigiana in provincia di Reggio Emilia 1944-45, “RS-Ricerche Storiche”, 124/2017.
– MAGNANINI Giannetto, Sulla strage di Villa Sesso, dicembre 1944, RS-Ricerche Storiche”, 125/2018.
– ZAMBONELLI Antonio, Cronaca da una guerra civile l’eccidio di Villa Sesso: 17-21 dicembre 1944, “Ricerche Storiche”, 74-75/1994.