Unione dei Comuni Val d’Enza: “Nella rete di potere di Fabbiani non c’erano i sindaci”

A metà luglio le indagini partite nel novembre del 2017 dopo un esposto anonimo arrivato in procura hanno portato all’arresto di due agenti della Polizia municipale della Val d’Enza, Tito Fabbiani e Annalisa Pallai: dovranno rispondere di concussione, abuso d’ufficio, peculato, omessa denuncia, truffa aggravata ai danni dello Stato e mobbing. Secondo le accuse i due avrebbero creato un vero e proprio "sistema di potere" per perseguire i propri interessi personali.




Venerdì 27 luglio a Cavriago, in occasione del consiglio dell’Unione dei Comuni Val d’Enza in merito alla vicenda, il presidente dell’Unione Paolo Burani ha ripercorso la cronologia degli eventi, sottolineando in particolare che in riferimento alla rete di rapporti e relazioni politiche privilegiate citata dalla procura, che sarebbe stata creata dall’ex comandante Fabbiani, "questa non era con noi sindaci".
 
"Abbiamo sempre ritenuto infatti che una funzione delicata come quella della sicurezza debba mantenere a tutti i livelli una sua autonomia dalla politica, la cui azione deve rimanere negli stretti confini istituzionali attinenti alle funzioni ricoperte", ha spiegato Burani: "A questa filosofia i sindaci della Val d’Enza si sono sempre attenuti, pertanto se c’era una rete politica privilegiata non solo non comprendeva i sindaci, ma semmai questa rete ha evidentemente agito per finalità proprie, contro l’interesse dei cittadini, destabilizzando l’operato delle istituzioni e quindi noi chiediamo che sia portata alla luce".

Le notizie relative alle imputazioni a carico dei due dipendenti, ha ricordato Burani, "sono state apprese direttamente dalla stampa e ad oggi, nonostante specifiche richieste formali, non è pervenuta all’Unione nessuna comunicazione da parte della procura o dei carabinieri".

L’Unione, stando alla comunicazione letta da Burani in consiglio, sarebbe venuta a conoscenza in modo certo delle indagini durante lo scorso mese di marzo, a seguito di alcuni sopralluoghi dei carabinieri e alle richieste di materiali e dati, anche se alla fine di novembre del 2017 era già arrivata ai sindaci dell’Unione (indirizzata anche alla procura di Reggio) una lettera – anonima – che riportava accuse in merito a presunti comportamenti scorretti del vicecomandante Fabbiani.

"Tutta l’organizzazione ha supportato le indagini, fornendo dati relativi alla gestione del personale, all’organizzazione dei servizi, alle modalità di acquisizione di beni", ha precisato Burani: "Sono stati forniti copie di atti, fascicoli, tabulati sulle presenze, atti amministrativi e ogni altro documento utile a fare luce in generale sull’organizzazione del servizio e in particolare sul comportamento dei dipendenti in questione. Tuttavia non era giunta alcuna comunicazione in merito alle ipotesi di reato a monte delle indagini stesse. Diffondere in quella fase informazioni in merito, come richiesto successivamente da alcuni consiglieri di opposizione, non era pertanto possibile e sarebbe inoltre stato inopportuno e controproducente per l’esito delle indagini stesse".

Il 29 aprile di quest’anno, pur non avendo informazioni in merito alle indagini né elementi giuridicamente rilevanti per sospendere dal servizio i due dipendenti, ma volendo comunque adottare misure cautelari, la comandante della Polizia municipale della Val d’Enza Cristina Caggiati ha collocato a riposo Fabbiani e Pallai in attesa degli sviluppi dell’indagine.

Qualche giorno dopo, il 10 maggio, sono arrivati i decreti prefettizi di divieto di detenzione di armi a carico dei due dipendenti: a quel punto la comandante Caggiati ha revocato a Fabbiani e Pallai l’arma d’ordinanza. In questi decreti, per la prima volta, si fa riferimento a un procedimento penale per i reati di induzione indebita a dare o promettere utilità, abuso d’ufficio, truffa e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Sempre a scopo cautelativo, il 16 maggio la comandante Caggiati ha predisposto nei confronti di Fabbiani la revoca della nomina a vicecomandante.

Per Burani "il mancato rispetto delle norme e l’abuso di potere da parte di funzionari pubblici, tanto più se indossano una divisa, è un fatto intollerabile che danneggia i cittadini e l’ente che li rappresenta". Se le accuse saranno confermate in sede di giudizio, l’Unione ha confermato l’intenzione di costituirsi parte civile e di chiedere il risarcimento morale "che si rende necessario a seguito di fatti di questa gravità".

"Vogliamo tutelare l’ente – ha aggiunto Burani – e soprattutto i tanti operatori della Polizia municipale che sono quotidianamente impegnati con dedizione e piena osservanza delle norme nel garantire la sicurezza delle persone e del territorio. La loro immagine presso i cittadini, per i quali sono un importante punto di riferimento nella risoluzione dei problemi quotidiani, rischia di essere ingiustamente e gravemente danneggiata dal comportamento di pochi".

Via via che il quadro probatorio si andrà completando, ha aggiunto Burani, "si potranno assumere anche provvedimenti di maggiore impatto", visto che per gli illeciti contestati, qualora confermati, il contratto di lavoro prevede sanzioni gravi, fino al licenziamento.

"Vogliamo manifestare solidarietà agli operatori della Polizia municipale, che in giorni certamente non semplici continuano a prestare la loro attività con i consueti ritmi, particolarmente elevati nel periodo estivo. Certamente questa difficile fase, una volta fatta totale e definitiva chiarezza sui fatti, consentirà di proseguire con maggiore e rinnovato impegno nel perseguire i numerosi ed importanti obiettivi che attendono il corpo", ha sottolineato Burani.

Con riferimento alla posizione della comandante Caggiati, invece, "che ha pienamente collaborato alle indagini su Fabbiani e Pallai", l’Unione dei Comuni Val d’Enza ha ribadito che non sono pervenuti all’ente atti che inducessero ad assumere particolari provvedimenti nei suoi confronti: "Auspichiamo pertanto – ha concluso Burani – che possa proseguire a lavorare con serenità ai molti obiettivi di lavoro assegnati a lei e al corpo di Polizia municipale da questo consiglio".