Unindustria: battuta d’arresto per l’economia reggiana

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Unindustria Reggio Emilia ha diffuso i risultati dell’analisi congiunturale dell’industria reggiana nel 1° trimestre 2019. Dai dati emerge, nel periodo gennaio-marzo, una flessione del -2,4% su base annua della produzione, peggioramento che ha trovato conferma nell’andamento di altre variabili chiave quali il fatturato (calo tendenziale del -3,2%) e gli ordini.
A destare maggior preoccupazione sono proprio i dati riguardanti gli ordinativi: invariati per il 49% delle imprese, diminuiti per il 39% e cresciuti per il 12%.
Stazionario il mercato domestico, mentre l’estero segna una considerevole battuta d’arresto, terreno solitamente visto come punto di forza dalla manifattura locale. Per quanto riguarda proprio gli ordini dall’estero: il 56% delle aziende ha registrato una contrazione, il 36% li ha mantenuti stabili, mentre solo l’8% ha registrato un aumento.

L’occupazione, che solitamente segue con ritardo le fluttuazioni dell’output, a fine marzo ha fatto segnare una variazione positiva (+2%).
A conferma che i prossimi mesi saranno segnati dall’incertezza, le aspettative a breve periodo degli imprenditori peggiorano ulteriormente, con riflessi negativi riguardo a produzione, domanda interna ed estera del prossimo trimestre.
La quota di imprese che prefigura un incremento produttivo passa dal 35% del 1° trimestre al 32% del 2° trimestre, diminuendo ulteriormente; mentre aumentano i pessimisti che dal 13% passano al 16%.
Sul fronte dell’attività commerciale, le risposte del campione analizzato fanno prevedere un preoccupante calo dell’export a riflesso della frenata del commercio mondiale dovuta a dazi ed incertezza.

“I dati dell’Ocse e dell’Istat certificano il rallentamento dell’economia italiana e internazionale – commenta Mauro Macchiaverna, Vicepresidente di Unindustria Reggio Emilia – Bisogna dunque intervenire con misure a sostegno della crescita per rendere sostenibile il debito pubblico. Per quanto riguarda la Legge di Bilancio 2020, occorrerà reperire circa 40 miliardi e scongiurare l’aumento dell’Iva non aumenti. Per questo il Governo deve stabilire delle priorità chiare ed evitare un ulteriore ricorso al deficit che penalizza il Paese sia dal punto di vista della crescita sia della stabilità dei conti pubblici. Per noi sono il lavoro e il taglio del cuneo fiscale, che incide molto sui salari, tutto a favore dei lavoratori”.