La febbre che non va via

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7.7

«Tre anni fa mi è venuta la febbre e non è più andata via», così si apre il vigoroso romanzo autobiografico di Jonathan Bazzi, “Febbre”.

Una febbre che, a trent’anni, gli ha sconvolto la vita faticosamente costruita fuggendo dal suo paese, un luogo desolato, anche nell’anima, alle porte di Milano e attaccato alla benestante e “per bene”, almeno nelle apparenze, Milano 3. Un paese dormitorio di case popolari abitate da immigrati soprattutto di origine meridionale, da ex galeotti, da tossici, da spacciatori e da violenti, dove i libri sono un oggetto misterioso. Per tanti maschi valgono solo i muscoli, e per tante donne il nulla del loro presente.

«Sono nato a Rozzano ma non so menare, leggo, scrivo, balbetto, mi piacciono i maschi». Una vita in salita quella di Jonathan, già dal nome. Un bambino diverso in una famiglia che si rompe troppo presto: il padre da una parte, con le tante donne che si concede; la madre, a cui è affidato, è spesso vittima di rapporti infelici e violenti.
Per diventare altro dal destino che Rozzano, molto simile a certe periferie di grandi città americane, sembra assegnare a chi ha la sventura di esserci nato e/o di viverci è inventarsi un mondo parallelo. Jonathan se lo costruisce con le favole sonore (“A mille ce n’è di fiabe nel mio cuor da narrar / Venite con me nel mio mondo fatato per sognar), con i libri, che i nonni paterni, che abitavano a Milano, gli regalavano.
«A Rozzano non sapevo cosa facevo: d’istinto seguivo le vene d’oro nella miniera, le cose più belle. Giocavo da solo, leggevo – la mia resistenza. Facendolo ho iniziato a spostarmi, ero altrove anche quando ancora sembrava non lo fossi».

Poi, una volta adolescente, si tuffa nel mondo magico ed esoterico dei tarocchi, divorando le trasmissioni televisive con il mago o la maga di turno. Ma l’irrequieto Jonathan voleva studiare, prima lo Scientifico, ma senza fortuna, poi una scuola professionale e infine il Liceo artistico. Poi gli amori adolescenziali. Con le ragazze ci prova, senza combinare nulla. Non gli interessano. Al liceo, come del resto nelle altre scuole, non gli resta che farsi invisibile non solo per la sua omosessualità, ma anche per la balbuzie che lo tormenta e lo umilia. Invisibile per sopravvivere.
Quando la malattia lo sorprende insegna yoga in giro per Milano e convive con Marius. Ai capitoli dedicati alla sua vita dal 2016 in poi, da quando la febbriciattola si è impossessata prima del suo corpo poi della sua esistenza, si alternano quelli in cui racconta dell’infanzia e dell’adolescenza trascorse a Rozzano. Il libro ti risucchia nel suo vortice di voglia di libertà e di amore, di disperazione e di rinascita; entri ed esci con Jonathan dagli ospedali milanesi, vivi con Jonathan il rapporto d’amore con Marius (che succederà?), navighi con Jonathan per il web a cercare risposte alle sue paure (che diventano anche le nostre).

«Leggo: il virus dell’HIV è un’invenzione. Leggo: la più grande truffa del XX. In attesa di iniziare la cura con gli antiretrovirali m’imbatto nel mondo delle terapie alternative, dei complottisti, dei negazionisti. Quelli per cui il virus dell’HIV non c’è, non esiste. Quelli per cui basta curarsi coi probiotici, gli antiossidanti e forti dosi di vitamina C. Spremute e centrifugati, integratori e aloe vera, cene a base di radicchio e cipolla cruda». L’HIV sarebbe una trovata delle case farmaceutiche… echi del presente.

Il romanzo d’esordio di Bazzi raccontando la sua “avventura” di sieropositivo, narra la storia della sua vita con pagine potenti e profonde consegnandola a chi vorrà leggerla non come semplice storia personale ma come un inno alla vita, nonostante tutto. E come battaglia per impedire che luoghi e persone facciano di te ciò che vogliono. Vale la pena combattere.

Jonathan Bazzi, Febbre, Fandango Libri, 2020, pp. 327, 18,50 euro (recensione di Glauco Bertani).

Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia

Colonna sonora

MADONNA, Ray Of Light

BRAN VAN 3000, Drinking in L.A

BRUCE SPRINGSTEEN, I’m On Fire

FONTAINES D.C, I Don’t Belong

THE STONE ROSES, I Wanna Be Adored

THE SMITHS, What Difference Does It Make

 

 

I nostri voti


Stile narrativo
7.5
Tematica
7.5
Potenzialità di mercato
8